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Lettera « L »
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LEALTA’
Lealtà con l’origine
(81) Non è giusto che i genitori temano, quasi più facilmente oltre i 14-15 anni, ma ormai sempre più anche prima, di proporre con decisione ai figli le idee fondamentali.
Tanto meno è giusto che si astengano dal darle per un malinteso concetto di libertà, che contrasta profondamente con l’esigenza di una precisa ipotesi nella vita dei figli.
Il qualunquismo in famiglia è spessissimo, nell’anima del giovane, radice di uno scetticismo ancor più tenace a strapparsi che l’influenza deleteria della scuola neutra.
La lealtà con l'origine occorre sia innanzitutto dei genitori.
Coincide con la lealtà con sé stessi, dato che appunto essi rappresentano l’origine dei figli, ed è ciò per cui più propriamente essi meritano il nome di genitori.
Sintomo di lealtà
(118) Certo il mistero della volontà di Dio potrebbe permettere che questa “crisi”, questo “vaglio” impegnato terminasse con un distacco, con una scelta opposta e dolorosa.
Ma c’è un sintomo per capire se ci si stacca con lealtà, cioè dopo esserci impegnati sinceramente con la visione delle cose in cui si è nati: un dolore per il distacco e una amicizia ancora più grande con la propria origine.
E c’è un’esperienza che quello che l’uomo scopre nel suo impegno “critico” con la tradizione cristiana in cui nasce tutto riassume, pur nella genericità: la consapevolezza di essere valorizzato come persona, come singolarità e nello stesso tempo come solidarietà nel cosmo, come partecipazione amorosa del cosmo; una valorizzazione della propria autenticità personale e della propria funzione nel mondo.
LIBERTA’
(105) L’esperienza deve farla il giovane stesso, perché questo rappresenta l’avverarsi della sua libertà. E questo amore alla libertà fin nel rischio è soprattutto una direttiva che l’educazione deve tener presente.
……a Dio, al mistero dell’Essere, e a quella Misura che ci ha fatti, che ci eccede da tutte le parti e che non è da noi misurabile, è a Questo amore che l’amore dell’educatore deve affidare lo spazio sempre più grande delle imprevedibili vie che la libertà dell’uomo nuovo apre nel dialogo con l’universo.
(115) Fedeltà alla tradizione e libertà sono le due condizioni senza delle quali non c’è il senso della storia, perché
la storia è una permanenza che si mobilita in versioni sempre nuove.
(131) La coscienza della corrispondenza tra il significato del Fatto in cui ci si imbatte e il significato della propria esistenza – fra la realtà cristiana ed ecclesiale e la propria persona, fra l’Incontro e il proprio destino.
E’ la coscienza di tale corrispondenza che verifica quella scelta di sè essenziale al fenomeno dell’esperienza.
….E’ in questa verifica che nell’esperienza cristiana il mistero della iniziativa divina valorizza essenzialmente la ragione dell’uomo.
Ed è in questa verifica che si dimostra l’umana libertà: perché la registrazione e il riconoscimento della corrispondenza esaltante tra il mistero presente e il proprio dinamismo di uomo non possono avvenire se non nella misura in cui è presente e viva quella accettazione della propria fondamentale dipendenza, del proprio essenziale essere “fatti”, nella quale consiste la semplicità, la “purità di cuore”, la “povertà di spirito”.
Tutto il dramma della libertà è in questa “povertà di spirito”: ed è dramma tanto profondo da accadere quasi furtivo.
Liberare i giovani
(20) Noi vogliamo – è questo il nostro scopo – liberare i giovani:
liberare i giovani dalla schiavitù mentale, dalla omologazione che rende schiavi mentalmente dagli altri.
Avverarsi della libertà
(105) L’appello alla tradizione può essere formulato in varia guisa, ma deve essere ben chiaro che il vero
concetto di tradizione è quello di rappresentare valori da riscoprire in nuove esperienze.
Se la storia e l’esistenza sono veicoli di valore da riscoprire in novità di esperienze, chi deve compiere tale scoperta? Il padre? Il maestro? no: perché in tal caso si tratterebbe di tradizionalismo.
L’esperienza deve farla il giovane stesso, perché questo rappresenta l’avverarsi della sua libertà
Amore alla libertà
(105) E questo amore alla libertà fin nel rischio è soprattutto una direttiva che l’educazione deve tener presente.
…..A Dio, al mistero dell’essere, a quella Misura che ci ha fatti, che ci eccede da tutte le parti e che non è da noi misurabile, è a Questo che l’amore dell’educatore deve affidare lo spazio sempre più grande delle imprevedibili vie che la libertà dell’uomo nuovo apre al dialogo con l’universo.
Anche per l’opera educativa è necessario tenere presente sempre che quanto più l’impegno è umano, tanto più la sua fisionomia deve essere un tentativo umile, illuminato dalla speranza di un grazioso incontro con una forza e un ordine che non sono in nostro potere.
Dramma della libertà
(132) Tutto il dramma della libertà è in questa “povertà di spirito“: ed è dramma tanto profondo da accadere quasi furtivo.
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