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Lettera «V»
Vedere
45 – Ma quei due (Giovanni e Andrea), con la bocca aperta e con gli occhi sbarrati, come due bambini, vedono dove si indirizza l’occhio di Giovanni il Battista: su quell’individuo che se ne sta andando.
Allora, istintivamente, gli si mettono alle calcagna, lo seguono, timidi e impacciati.
Si accorge Lui che qualcheduno lo segue. Si volta: «Che cosa volete?».
«Maestro, dove stai di casa?» «Venite a vedere», dice gentilmente.
Vanno «e videro dove abitava e stettero con Lui tutto quel giorno».
50 – Posso non capire che cosa significhi: «Figli di Dio», ma posso capire una cosa: io non sono più come prima, vedo cose che altri non vedono, percepisco la realtà come altri non la percepiscono, sono capace di affezione come altri non ne sono capaci, vorrei essere generoso come altri non vorrebbero essere.
54-55 – «La classe intellettuale è molto scettica, hanno le loro riserve verso la religione, hanno le loro tradizioni illuministe», per cui sulla realtà tendono a proiettare le loro misure; «allora ci vuole per loro l’esperienza di san Tommaso», quando questi, tremante, ha messo il dito nella piaga del costato.
«Se una volta potessero [vedere e] toccare Gesù da vicino – vedere il volto, toccare il volto di Cristo…» Ma toccare dove? Vedere dove?
«Se lo vedranno in voi, diranno: “Mio Signore e mio Dio!”» (Giovanni Paolo II, discorso ai giovani della diocesi di Roma,24 marzo 1994,6)
55 – Quel Fatto in cui si sono imbattuti Giovanni e Andrea si prolunga nel mondo fino alla fine del mondo: Cristo – via all’eterno, al senso ultimo – rimane presente attraverso l’unità organica di coloro che credono in Lui, scelti a vedere, che accettano di guardare, che ascoltano come possono, che arrancano come sono capaci, peccatori tutti, amati dal Mistero.
guardare
45 – Ma loro (Giovanni e Andrea) non capivano, erano semplicemente afferrati, trascinati, travolti da quel parlare: lo guardavano parlare.
50 – «[…]è Spirito che cambia la carne». Non è un progetto, non si tratta di propositi, è impossibile fare propositi: si tratta di guardare una Presenza, di rendersi conto, lentamente, con il tempo che passa, con le testimonianze degli amici, con chi si vede morire, con chi si vede soffrire, con chi cammina con noi, di una cambiamento impensabile; si tratta, attraverso tutto questo, di sentire la propria vita cambiare.
66 – Ma quando uno incontra una faccia diversa dalle altre – una faccia in cui il mistero di Cristo e l’appartenenza alla Chiesa cambiano il modo di guardare, il modo di sentire, il modo di toccare, il modo di rapportarsi alle persone e alle cose – e rimane con la bocca aperta a guardarla, come Giovanni e Andrea con Cristo, allora è un’occasione particolare, interessante.
138 – È nel rispetto dell’altro che si genera la pace con l’altro, perché rispettare l’altro vuol dire, come l’etimologia della parola suggerisce, guardare l’altro con l’occhio a un’altra Presenza.
Come se l’uomo guardasse sua moglie sentendo e percependo l’Altro accanto alla moglie, Gesù dietro la figura di sua moglie.
146 – Il rapporto con la realtà cambia aspetto: il rapporto tra uomo e donna cambia aspetto; il rapporto tra genitori e figli cambia aspetto; le regole di una educazione cambiano aspetto; il modo di guardare il cielo e la terra cambia aspetto[…]
Verginità
158 – La verginità è riconoscere Cristo «tutto in tutti»; tendere a vivere Cristo «Tutto in tutti», non esonerandoci dal nesso appassionato con le singole cose, ma plasmando questo nesso secondo una verità che non avremmo mai sognato e che non riusciamo ancora a raggiungere bene, ma che siamo sicuri di raggiungere un giorno, il giorno che Egli vorrà.
Perciò la verginità è l’ideale della purità, dell’ascesi, che il «sì» di san Pietro apre per tutti i cristiani, qualsiasi compito Dio chieda loro: famiglia o sacrificio della propria vita per richiamare a tutti gli altri cristiani e a tutti gli uomini che l’unico valore della vita è Cristo e il sacrificio è offrire tutta la vita a Cristo.
Verità
34-37 – Gesù è l’unico uomo che, nella storia di tutta l’umanità, abbia potuto dire: «Io sono la verità e la vita».
36 – «Se il Signore tuo Dio ti avesse detto: io sono la via la verità e la vita, tu desiderando la verità e la vita, tu, desiderando la verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via per arrivare all’una e all’altra.
Diresti a te stesso: gran cosa è la verità, gran bene è la vita: oh” se fosse possibile all’anima mia trovare la strada per arrivarci! Tu cerchi la vita? Ascolta il Signore, che ti dice in primo luogo: Io sono la vita.
Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare: “Io sono”, disse,”la via”. La via per arrivare dove? alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare.
37 – Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via. Non ti viene detto: devo affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità e alla vita; non ti viene detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!»(Sant’Agostino, Trattati su Giovanni)
42-43 – Kakfa: «Lo scopo esiste ma non c’è la via», (Gesù): «Io sono la via la verità e la vita.»
Improvvisamente , all’uomo che si lamenta doloroso, come Kafka – nella prigionia, tra l’altro, perché quella frase l’ha scritta nella prigionia -, Cristo viene incontro. Cristo entra nella vita.
43 – Come riconoscere questa Presenza che ti dice: «Io sono la via», «io sono il destino», anzi – come abbiamo sentito da sant’Agostino – «o sono innanzitutto il destino»?
Avviene un incontro, l’incontro con uno, con una presenza che corrisponde al tuo cuore. Il cuore come l’abbiamo definito ne Il senso reoglioso, indica la natura originale dell’uomo, quel luogo dove le esigenze ideali della verità, della bellezza, della giustizia, dell’amore, costituiscono la stoffa dello stesso esistere.
È l’incontro con una presenza che corrisponde a questa tua natura originale, a questa esigenza originale di felicità e di verità.
69 – Se nella tua indagine ci fosse più verità che nella più improvvisa direttiva data da chi guida la comunità, da chi guida il popolo nella cui compagnia tu ti sei immesso, sei stato immesso nella tua storia, dalla storia dello Spirito in te, questa nel tempo, con pazienza, arriverà a chiarirsi.
Ma nella pace, nella profonda fraternità, soprattutto nella grande pazienza, che ha definito la morte di Cristo: il giusto condannato alla morte.
89 – […] tutta la tradizione cristiana dà al «bello», che è il «vero», in quanto diventa esperienza per noi, la verità in quanto si impone[…]
94 – La libertà di questo povero uomo è qui:
«Io sono la via, la verità e la vita»- «Se sequirete questa verità, se seguirete me, sarete liberi.» (Cfr. Gv 14,6 e Gv 8,31-32)
104 – È un avvenimentno che ti fa compiere l’incontro con una Presenza, la cui sorpresa penetra il tuo essere.
Di fronte a Lazzaro che veniva fuori dalla tomba, anche i Giudei alla fine corsero a Gerusalemme per accusare Gesù dovevano aver avuto lo stesso impatto, la stessa sorpresa che si era destata nei Giudei che credettero in Lui.
Perché sentire uno che: «Io sono la via, la verità e la vita», sentire uno così non è che non capiti tutti i giorni, non capita mai! Non può capitare. Ed è capitato. Per questo è facile riconoscerLo.
195-196 – Dio ci supera sulla sinistra e sulla destra, su tutti e due i lati, perché proprio attraverso questo stupore che ci riempie di fronte alla Sua misericordia, ci fa venire un dolore di noi stessi mai sperimentato prima; non esasperato, non egoista, in qanto sentiamo la nostra dignità ferita, abbiamo schifo di noi stessi e non vogliamo più riconoscere noi stessi: no, scopriamo la verità di noi, che siamo piccoli, piccoli e deboli di fronte al mistero dell’Essere.
Via
34-37 – «[…] “E del luogo dove io vado, voi conoscete la via“. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” gli disse Gesù:”Io sono la via, la verità e la vita”»
«Io sono la via». Gesù è l’unico uomo che, nella storia di tutta l’umanità, abbia potuto dire: «Io sono la via, la verità e la vita»
36 – «Se il Signore tuo Dio ti avesse detto: io sono la via la verità e la vita, tu desiderando la verità e la vita, tu, desiderando la verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via per arrivare all’una e all’altra.[…]
Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare: “Io sono”, disse,”la via“. La via per arrivare dove? alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare.
37 – Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via. Non ti viene detto: devo affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità e alla vita; non ti viene detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!»(Sant’Agostino, Trattati su Giovanni)
42-43 – Kakfa: «Lo scopo esiste ma non c’è la via», (Gesù):«Io sono la via la verità e la vita.»
Improvvisamente , all’uomo che si lamenta doloroso, come Kafka – nella prigionia, tra l’altro, perché quella frase l’ha scritta nella prigionia -, Cristo viene incontro. Cristo entra nella vita.
43 – Come riconoscere questa Presenza che ti dice: «Io sono la via», «Io sono il destino», anzi – come abbiamo sentito da sant’Agostino – «o sono innanzitutto il destino»?
Avviene un incontro, l’incontro con uno, con una presenza che corrisponde al tuo cuore. Il cuore come l’abbiamo definito ne Il senso reoglioso, indica la natura originale dell’uomo, quel luogo dove le esigenze ideali della verità, della bellezza, della giustizia, dell’amore, costituiscono la stoffa dello stesso esistere.
È l’incontro con una presenza che corrisponde a questa tua natura originale, a questa esigenza originale di felicità e di verità.
52 – Qual’è la misericordia di Dio per noi? che è venuto! La “via! si è resa incontro -, «a offrire i vostri corpi»-il vostro tempo e spazio vissuti- il vostro tempo e lo spazio vissuti -«come sacrificio vivente[…] e gradito a Dio.»
94 – La libertà di questo povero uomo è qui: «Io sono la via, la verità e la vita».
Vita
15 – La vita è risposta a un tu “dato” – riconosciuto – al volto buono del Mistero.
Per questo è una grande decisione la nostra – ce ne accorgiamo tutte le volte che diventiamo seri o ci raccogliamo -, è una grande decisione quella di essere insieme per costruire una fraternità, la fraternità di uomini che riconoscono come scopo della vita il volto buono del Mistero.
È un dialogo la vita, non è tragedia. La tragedia è ciò che fa finire tutto nel niente.
La vita, sì è dramma, è drammatica, perché è rapporto tra il nostro io e il Tu di Dio, il nostro io che deve seguire i passi che Dio segna.
19 – L’io, il nostro io, è il crocevia tra l’essere e il nulla, tra il bene e il male, dove la misericordia e l’onnipotenza del Mistero si attuano in tutta la loro evidenza.
Sono come sconfinate le due ipotesi: il nulla assoluto, il nulla del nulla, oppure la responsabilità dell’eterno, di fronte all’eterno.
Qual’è la posizione della nostra vita, la posizione globale della nostra vita?
25 – La futilità delle cose è chiara esperienza.
Ma è pure esperienza il peso di una responsabilità che sentiamo, l’alternativa di un sì o di un no che dobbiamo dire, la responsabilità dell’uso del tempo, la dignità del lavoro.
La mentalità mnondana vive e incute un’ira contro chi parla di responsabilità, contro chi insiste sul fatto che la vita è un’attesa: non è solo tesa al godimento, ma è una attesa di qualcosa d’altro.
31-32 – Tutte le mattine siamo costretti a scegliere fra un tutto che finisce nel niente e la vita che ha uno scopo. Mi alzo al mattino e la vita ha uno scopo.
Allora, ragione e affetto hanno spiegazione del loro essere, del loro esistere, della loro natura, perché la vita che incomincia questa mattina ha uno scopo, giorno dopo giorno si protende, attende e si protende allo scopo ultimo: affermare il volto buono del Mistero che fa tutte le cose, il volto di questa paternità, di questa maternità, di queste visceere.
32 – «La vita quotiana è la più romantica delle avventure e soltanto l’avventuriero la scopre.» (Chesterton fa dire a padre Bronwn)
L’avventuriero è l’uomo di fronte all’infinito, di fronte al suo scopo infinito:
«L’uomo è fatto per l’immortalità: a somiglianza di Dio è fatto l’uomo» (Sap. 2.23)
34-37 – Gesù è l’unico uomo che, nella storia di tutta l’umanità, abbia potuto dire: «Io sono la verità e la vita».
36 – «Se il Signore tuo Dio ti avesse detto: io sono la via la verità e la vita, tu desiderando la verità e la vita, tu, desiderando la verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via per arrivare all’una e all’altra.[…]
Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare: “Io sono”, disse,”la via”. La via per arrivare dove? alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare.
37 – Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via. Non ti viene detto: devo affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità e alla vita; non ti viene detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!»(Sant’Agostino, Trattati su Giovanni)
42-43 – Richiamiamo l’ultimo passaggio della logica di questa mattina: «Lo scopo esiste, ma non c’è la via» Kafka); «Io sono la via, la verità e la vita.»
Improvvisamente, all’uomo che si lamenta, doloroso come Kafka, Cristo viene incontro.
Cristo entra nella vita.
L’incontro con il destino si svela secondo termini per cui la nostra libertà e il nostro amore sono capaci di spalancare le porte alla Sua libertà e al Suo amore, a ciò che costituisce la fonte della luce della vita.
43 – Avviene un incontro, l’incontro con uno, con una presenza che corrisponde al tuo cuore.
Il «cuore» come l’abbiamo definito ne Il senso religioso, indica la natura originale dell’uomo, quel luogo dove le esigenze ideali della verità, della bellezza, della giustizia, dell’amore, costituiscono la stoffa del nostro esistere.
È l’incontro con una presenza che corrisponde a questa tua natura originale, a questa esigenza originale di felicità e di verità.
51 – Questa esperienza nuova della realtà, sviluppandosi organicamente, criticamente, seriamente, si può chiamare veramente «cultura nuova».
Per questo è impossibile che il novantanove per cento della gente senta parlare il Papa così insistentemente contro l’aborto, senza averne almeno una specie di seccatura, perché i giornali e la televisione gli sputerebbero in faccia, se lo avessero lì.
È intollerabile per loro che uno difenda la vita fino a questo punto.
65 – Come si comunica? Nella vita della Chiesa! Come la realtà del mistero di Cristo si comunica alla vita di ogni uomo chiamato alla fede?
Seguendo la vita della Chiesa, seguendo i ritmi della vita della Chiesa, seguendola Messa e i sacramenti, le leggi fondamentali della vita del cristiano, attraverso cui esso è mantenuto unito e diretto dai pastori stabiliti da Cristo secondo una infallibilità di direzione e di insegnamento.
Per questo di potrebbe dire, molto decisamente, che il modo con cui noi partecipiamo alla vita della Chiesa – corpo mistico di Cristo che bussa alla porta della nostra vita, la prende e la trascina dentro di sé – è la sequela al Papa, la sequela al vicario di Cristo.
Tutti i cristiani cattolici, anche senza pensarci, credono in questo e aderiscono a questo.
69-72 – Solo l’uomo che obbedisce guadagnerà la vita.
È la stessa frase di Gesù:
«Nella vostra pazienza possiederete la verità della vostra vita» (Lc 21,19)
70 – Per noi di Comunione e Liberazione, investiti dalla grazia dello Spirito, questa è la festa della vita: è venuta l’ora in cui Cristo è glorificato, è conosciuto; attraverso di noi è più conosciuto, è più stimato, più ascoltato.
Così, nell’obbedienza, nella vicendevole condivisione dei bisogni e della passione missionaria, la nostra vita diventa vita cristiana, inconcepibile agli altri, inconcepibile anche a noi prima di affrontarla.
71-72 – […] Nell’ultimo impeto missionario, che può essere vissuto anche sul letto di morte: nell’ultimo istante si può offrire la vita per la vita del mondo che è Cristo
«Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale impero.
Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo tale che sia la civiltà, sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e oscurità.» (A. MacIntyre, Dopo la virtù)
91-92 – San Pietro: «Se andiamo via da te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita» (Cfr Gv 6,68).
92 – Una parola detta con sincerità, queste parole dei canti, per esempio, ripetute con sincerità…ma che cosa vuol dire «ripetere con sincerità?»
Vuol dire che le parole portano con sè una attesa; queste parole portano in se stesse questa verità di attesa.
94 – La libertà di questo povero uomo è qui: «Io sono la via, la verità e la vita».
110-111 – Questo è il contenuto della pedagogia chein tutte le sue espressioni il mondo adotta: non far più pensare a Cristo. Cristo un nome, anche onorevole, se volete, a cui si può pensare leggendo un libro, ma che è totalmente esiliato dalla vita intera dell’uomo.
La vita intera dell’uomo non c’entra con Lui: la vita dell’uomo, anche quella consociata, incominciando dalla famiglia, incominciando cioè dalla educazione dei bambini e continuando nella convivenza del mondo operaio, nella convivenza del mondo del lavoro, nella convivenza della aperta società.
Quando si tratta di parlare del Cristianesimo o di Gesù con un discorso fatto di idee e di parole, questo è ammissibile; ma quando Gesù diventa un progetto di vita, a qualsiasi livello, non è più tollerabile[…].
111 – «Si direbbe che da qualche misteriosa, no, non è misteriosa, da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, c’è l’incertezza, c’è la problematica, c’è l’inquietudine, c’è l’insoddisfazione, c’è il confronto, non ci si fida più della Chiesa, ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo, per chiedere a lui se ha la formula della vera vita e non pensiamo di esserne già noi padroni e maestri […]».
117 – E si potrebbe anche dire: la vita dell’uomo è la gioia di Dio, come la vita del bambino è la gioia di sua madre anche se il bambino disubbedisse mille volte al giorno.
118-119 – Ma – come diceva Elliot – non c’è tempo senza senso. E quel momento di tempo, in cui nacque gesù, del tempo diede il senso; diede il senso di tutto: di te che sei qui stanco o desideroso di sapere, di ognuno di noi, di ogni cosa che ci circonda.
119 – Ogni cosa qui ha un unico senso, lo stesso senso che ci spinge ad imparare quale sia il significato della vita nei suoi risvolti.
[…] Tirate via dal vocabolario della vostra coscienza quel nome e tutte le altre parole crolleranno.
Cristo è tutto. L’odio a Cristo è l’odio al senso della vita, perché il senso della vita da una responsabilità che uno non può gestire da sé stsso, è una responsabilità davanti a un Altro, a quell’Altro da cui tutte le cose fluiscono.
123 – Che la Scuola di Comunità costituisca le sponde di quel fiume, per cui il fiotto di vita eterna diventi sempre più grande di noi, nell’invadere tutto e diventare il grande mare della felicità eterna.
La Scuola di Comunità ci forma a capire come questa esperienza del Signore ci sia, tutti i giorni, anche se noi non ce ne accorgiamo, anche se noi non vogliamo accorgercene; ma se è fatta diventare veramente nostra questa esperienza del Signore, allora ingrandisce, si dilata, e la vita diventa felice.
129 – Ma la terza volta (Pietro) dovette chiedere la conferma di Gesù stesso: «Sì, Signore, tu lo sai che io ti amo. Per Te è tutta la preferenza d’uomo, tutta la preferenza dell’animo mio, tutta la preferenza del mio cuore. Tu sei l’estrema preferenza della vita, l’eccellenza suprema delle cose. Io non lo so, non so come, non so come dirlo e non so come sia, ma, nonostante tutto quello che ho fatto, nonostante quello che io posso fare ancora, io Ti amo»
È questo «sì» la scaturigine della moralità, il primo fiato di moralità sul deserto arido dell’istinto e della pura reazione.
131 – «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà»: così il mandato del Padre ci ha insegnato a iniziare la nostra vita sensata, la nostra vita adeguata al destino, la nostra vita destinata, la nostra vita tesa al compimento: la nostra moralità.
134-135 – «Questa è la vita vera: che amino te, solo vero Dio, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato: Gesù Cristo» (Gv 17,3)
135 – Perché è la cosa più importante « che conoscano Te»? Perché Tu sei il senso della loro vita.
Chissà «se il cuor ti si compiace/ o si compiange della mia querela» (G.Pascoli, «Il cieco»), di questo dolore, di questo limite che è la vita, di questa incoerenza, di questa debolezza, di questa amarezza orgogliosa che è la vita! «Sì, io ti amo», disse san Pietro.
143 – […] il «sì» è l’inizio di una vita morale, l’inizio di una strada morale.
145 – La strada morale, il «sì» di san Pietro, apre la connessione della mia vita chiamata, la vocazione della mia vita, col disegno universale di Dio.
148-149 – Tutto quello che c’è viene abbracciato dalla mia vita. Non vi è condanna per nessuno, ma solo netto contrasto, netta insurrezione contro il metodo del mondo e della sua vita.
L’insurrezione del santo è contro il metodo del mondo e della sua vita.
L’insurrezione del santo è contro il metodo con cui il mondo affronta le cose e la vita senza riferimento a Cristo.
149 – Perciò l’odio del mondo è reale, l’odio del mondo a Cristo, è reale, reale!
È odio a Cristo e a chi lo rappresenta, a chi cioè prende sul serio la sua vita come sequela di Cristo, a chi Lo testimonia. Anzi, non potendo accoppare più Cristo, accoppano i testimoni.
158 – Perciò la verginità è l’ideale della purità, dell’ascesi, che il «sì» di san Pietro apre per tutti i cristiani, qualsiasi compito Dio chieda loro: famiglia o sacrificio della propria vita per richiamare a tutti gli altri cristiani e a tutti gli uomini che l’unico valore della vita è Cristo e il sacrificio è offrire tutta la vita a Cristo.
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I Temi di alcuni libri di don Giussani
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- TEMI – All’origine della pretesa cristiana
- TEMI – Perché la Chiesa
- TEMI – Il rischio educativo
- TEMI – Generare tracce nella storia del mondo
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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”
- TEMI – Un strana compagnia (82-83-84)
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