Riassunto per appunti letterali
Un cuore dentro tutte le cose
«Che cos’è il cristianesimo se non l’avvenimento di un uomo nuovo che per sua natura diventa protagonista nuovo sulla scena del mondo?»
L.Giussani, L’avvenimento cristiano
«L’origine è il mistero della comunicazione della persona di Cristo alla persona dell’uomo, alla persona».
Ma questo avvenimento non si avvera se non arriva a penetrare l’uomo a cui questa comunicazione viene rivolta.
Giussani sottolineava che « è arrivato il momento della personalizzazione».
Di quale personalizzazione si tratta?
«Dell’avvenimento nuovo nato nel mondo, del fattore di protagonismo nuovo nella storia, che è Cristo, nella comunione di coloro che il Padre gli ha dato».
Dunque l’annuncio cristiano potrà investire le fibre dell’uomo solo se diventa esperienza personale.
«Questa è l’orrenda radice del vostro errore: voi pretendete di far consistere il dono di Cristo nel suo esempio mentre quel dono è la Sua persona stessa»
Sant’agostino – Contra Iulianum opus imperfectum
Perché? Perché un Cristo ridotto ad esempio morale è incapace di far penetrare il dono che Lui è nelle viscere del vivere. Soprattutto oggi, ci vuole ben altro per smuovere il cuore dal suo torpore.
Per don Giussani il Mistero non è niente di vago o generico, perché «è un Mistero che entra nella storia, è un Dio storico» a tal punto che attorno a questo annuncio si scatena la lotta: «Questo è l’insopportabile dalla cultura di tutti i tempi. … perché non è concepibile […] come il Mistero possa stare con e dentro la miseria del tempo e dello spazio, quella miseria che ci sentiamo addosso e che ci porta dal mattino incerto alla sera stanca, che ci fa attraversare la maggior parte dei momenti in modi distratti e banali, che ci fa impegnare in atteggiamenti normalmente meschini» (pp 190-11).
Ciò che abbiamo di più caro è Cristo stesso.
Che differenza quando ci si imbatte nell’esperienza cristiana autentica di persone in cui questa personalizzazione è accaduta!
Come accade? Dalla riduzione di Cristo a esempio morale si può uscire solo per grazia, come ci ricorda Camus: «Non è a forza di scrupoli che un uomo diventerà grande. La grandezza arriva a Dio piacendo, come un bel giorno».
«È intendere la vita come una storia d’amore, la storia fedele di Dio che non ci abbandona mai» (Papa Francesco durante il viaggio apostolico negli Emirati Arabi Uniti)
Ma perché questa storia d’amore diventi nostra va accolta.
Come diciamo spesso: Dio, che ci ha creato senza di noi, non può salvarci senza di noi.
Perciò entra in gioco la nostra libertà.
«La mia piccola libertà, la mia piccola e tremenda libertà può dire “no” a questo amore, a questa grazia. La mia piccola e tremenda libertà si gioca come risposta» (p. 184)
La conferma che abbiamo accolto la grazia di Cristo è la trasformazione dell’effimero momento, che altrimenti sarebbe destinato a svanire: l’istante.
«Il Mistero si manifesta – questo è il primo e fondamentale modo – in quanto di più banale, di più insensato noi possiamo rendere oggetto dei nostri occhi e della nostra considerazione: l’istante, le circostanze dell’istante, l’istante circostanziale» (p. 192).
La ragione di questa penetrazione del Mistero nell’istante è per consentirci di sperimentare la vittoria sulla nostra incapacità a vivere l’istante, per farci accettare ogni circostanza senza soccombere alla voglia di scappare, una tentazione che ci è tanto familiare.
«La resistenza si mostra soprattutto nella incapacità di stare nell’istante. L’immaginazione nostra fugge nel futuro o nel passato e lascia inquieta, timorosa o rabbiosa l’ora. Così per sentirci consistere, per avere una consistenza, noi obbediamo alla circostanza» (p.195).
«È soltanto nella coscienza dell’appartenenza che l’istante diventa qualcosa di grande, diventa qualcosa di turgido e di fecondo, proprio dentro le nostre mani, dentro gli occhi, dentro il cuore; fisicamente uno è lieto del suo istante anche doloroso» (p. 222).
Dio ha scelto un metodo che sfida la mentalità dominante, tanto da essere considerato antidemocratico: la elezione.
Questa elezione scatena una lotta tra la pretesa di farsi da sé e l’appartenere a Dio. Solo accettando questa Lui potrà entrare nella nostra carne.
«Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne»
E. Mounier – Lettere sul dolore
Più penetra dentro le fatiche del vivere e più risplende la Sua gloria; così noi collaboriamo alla salvezza di tutto il mondo.
«La gloria di Dio è l’uomo vivente»
Ireneo di Lione – Contro le eresie
Il cambiamento del mondo inizia a compiersi anche nelle incombenze più apparentemente insignificanti.
Così tutto diventa parte di un cammino, ogni circostanza o momento esistenziale può essere strumento per camminare, invece che uno spunto per chiudersi in sé stessi.
Siamo al mondo per costruire qualcosa.
«Il Dio storico si lega alla storia per una costruzione dentro la storia, una costruzione dentro l’effimero» (p. 201).
Che cosa può influire sul presente più di qualsiasi altra cosa ci accada? la memoria, così come la intende don Giussani:
«La memoria […] è un passato che diventa così presente, o meglio, è un passato così incommensurabile, così grande, che diventa così presente più di ogni altra cosa presente» (223-224).
«Se non avessi la carità, non mi gioverebbe niente»
1 Cor 13,3
Per don Giussani, carità è «riconoscere la Tua presenza e amarti, o Cristo, e come conseguenza sia chiama carità il riconoscerci con Te uno sola cosa, tutti noi, e volerci bene» (76).
Ciò che muove il soggetto che riconosce la presenza di Cristo «è una imitazione, non è un tornaconto, non è un calcolo. il moralismo è un calcolo» (p.140).
Come possiamo far conoscere agli uomini e alle donne del nostro tempo questo Cristo che noi abbiamo riconosciuto?
«L’unico modo per testimoniare Cristo è la carità. non sarà mai una dottrina schematizzata a comunicarlo, come dice la frase di Mounier» (p. 148).
Questo amore gratuito, che si traduce nel dare la vita per l’altro, arriva fino al perdono.
«Per perdonare il fratelli – io dico sempre che perdonare significa accettare il diverso cioè accogliere – occorre sacrificio, altrimenti c’è una sola cosa: la vendetta. Perché anche lo sprezzante disimpegno è vendetta» (p.228).
Ma perdonare qualcosa al fratello – per noi così difficile a causa del nostro orgoglio – diventa possibile solo perché Qualcuno per primo ha perdonato noi.
Ognuno di noi sa quanto questa capacità di perdonare sia irraggiungibile con le nostre sole forze.
È questa consapevolezza vera di sé che fa scattare la domanda, come è capitato ai discepoli con Gesù.
Se ci attestiamo sulla domanda di vita che noi siamo, la realtà di diventa amica, e allora scopriamo che «tutti i giorni ci sono dati per fare un passo avanti […] Io e Cristo, tu e Cristo, noi e Cristo: non può che essere il mistero dello Spirito a farci capire, a farci ricordare, a farci sentire, a farci operare questo irriducibile, ultimo rapporto» (p. 11).
Ma tutto questo cammino non si può fare da soli.
C’è bisogno di un luogo.
«La compagni di Cristo ci stringe da vicino nella compagni della Chiesa, e la compagnia della Chiesa diventa vera, esistenziale – vi si incarna fisicamente il mistero del Signore – come compagnia nostra, la compagnia della nostra amicizia nella fede.» Questo per don Giussani è il valore della fraternità di CL.
«Egli rimane con noi dentro la nostra compagnia e la nostra unità. Dentro il mistero della Chiesa come ci tocca, Cristo prende corpo tra di noi, in noi e tra di noi» (p75).
Quante volte don Giussani ci ha ricordato che la Chiesa è una vita, con tutte le articolazione proprie di un organismo vivente.
«Nel suo insieme grandioso, questo ordine di condizionamenti, per amare e seguire ed imitare Cristo, si chiama “Chiesa” che tradotta nella nostra contingenza, nel nostro vivere quotidiano, negli impatti con cui Dio, Cristo, ha toccato la nostra vita, si chiama “movimento”». (Allora/ «non ci sarà più nulla di piccolo, di meschino, giudicato secondario, perché tutto deve incrementare questa vita che è rapporto col Mistero fatto uomo» (p.100).
«Se vogliamo vivere quello che ci è stato dato, l’incontro fatto, se lo vogliamo rendere nuovo tutti i giorni, se vogliamo fare che tutti i giorni siano come il “bel giorno”, siano una grazia di Dio, bisogna che realmente abbiamo a compiere questa conquista, una conquista che è tanto più matura quanto più matura è l’età: la conquista dell’infanzia di cui parla il Santo Evangelo» 8p. 235).
«(L’elezione) questa è la strada che Lui batte nel mondo: è attraverso noi che arriva agli altri, è attraverso noi che vuole arrivare all’ultimo uomo di questo mondo. Per questo la prima caratteristica dell’uomo nuovo, la prima caratteristica dell’uomo che aderisce a Cristo, che ha la fede, è la passione della missione» (pp21-22).
Dunque non per un privilegio ma per un compito.
Ecco il motivo della nostra elezione: testimoniare chi è Cristo a chiunque incontriamo. Per questo accettiamo di soffrire.
Per inoltrarsi nel tempo e nello spazio, lungo i secoli della storia, Dio ha scelto di avere bisogno degli uomini, di noi, di me e te – vengono i brividi solo al pensarlo.
«L’attentato più grande è la riduzione del cristianesimo a delle norme morali, a degli incitamenti morali: invece è un fatto presente tra di noi, di cui io debbo parlare dovunque vada» (pp40-41).
Per questo i primi ad essere sfidati siamo noi.
Qual’è il frutto da cui si può riconoscere il cambiamento che Cristo opera in noi? Don Giussani non ha dubbi: è la gioia.
Non siamo noi a produrre la gioia, nessuna tecnica ci consentirà di provocare la letizia sui nostri volti.
«La nostra vita, allora, è stranamente squassata, bellamente squassata: pur nella piccolezza del suo agire quotidiano, ognuno di noi abbraccia – perché gli strugge il cuore l’amore di Cristo – tutto il mondo» (p158).
Non importa la situazione esistenziale, familiare o sociale in cui ci troviamo, perché non c’è momento, per quanto piccolo, che non possa essere brandito per realizzare questo abbraccio verso tutti, nessuno escluso.
Questa è l’umile certezza che don Giussani ci ha inculcato.
«Siamo stati eletti per comunicare. Non è per un moralismo che siamo cristiani. Comunicare ha un senso. È eminentemente spalancato e attivo: per comunicare. È un compito: non una morale, ma un compito» (p. 218).
Esercizi spirituali predicati da don Giussani
1° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: UNA STRANA COMPAGNIA
- Prefazione di Carrón
- 1982 – Il cuore della vita
- 1983 – Appartenenza e moralità
- 1984 – Io vi chiamo amici
2° «volume Cristianesimo alla prova»
Titolo: LA CONVENIENZA UMANA DELLA FEDE
- Prefazione di Carrón
- 1985 – Ricominciare sempre
- 1986 – Il volto del Padre
- 1987 – Sperimentare Cristo in un rapporto storico
3° «volume Cristianesimo alla prova»
Titolo: LA VERITÀ NASCE DALLA CARNE
- Prefazione di Carrón
- 1988 – Vivere con gioia la terra del Mistero
- 1989 – Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina
- 1990 – Guardare Cristo
4° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: UN AVVENIMENTO NELLA VITA DELL’UOMO
- Prefazione di Carrón
- 1991 – Redemptoris missio
- 1992 – Dare la propria vita per l’opera di un Altro
- 1993 – «Questa cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda»
5° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: ATTRAVERSO LA COMPAGNIA DEI CREDENTI
- Prefazione di Carrón
- 1994 – Il tempo si fa breve
- 1995 – Si può vivere così
- 1996 – Alla ricerca del volto umano
6° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: DARE LA VITA PER L’OPERA DI UN ALTRO
- Prefazione di Carrón
- 1997 – Tu o dell’amicizia
- 1998 – Il miracolo del cambiamento
- 1999 – «Cristo tutto in tutti»
- TEMI di «Dare la vita per l’opera di un Altro»

