
Libro “Generare tracce nella storia del mondo”
di Luigi Giussani, Stefano Alberto, Javier Prades
Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo
NB: Indice linkato dei capitoli – cliccando su ogni capitolo si apre l’indice, a sua volta linkato, di titoli e sottotitoli
- Capitolo primo: L’avvenimento cristiano come incontro
- Andrea e Giovanni
- Il metodo di Dio
- Che cos’è un Avvenimento
- Una difficoltà a comprendere. La posizione originaria non si mantiene
- Il senso religioso e la fede
- L’avvenimento cristiano ha la forma di un incontro
- La fede è parte dell’avvenimento cristiano
- Un fatto nel presente, un fatto nel passato
- CAPITOLO SECONDO: La permanenza dell’avvenimento nella storia (il tempo e il tempio)
- L’avvenimento permane nella storia attraverso la compagnia dei credenti
- La legge generativa dinamica della “compagnia”: l’elezione
- Il Battesimo: concezione, nascita della creatura nuova
- La compagnia guidata al destino è una missione dell’io
- Una moralità nuova
- La responsabilità e la decisione
- La forma concreta della elezione è il tempio nel tempo
- La modalità persuasiva con cui lo Spirito Santo interviene nella storia: il carisma
- CAPITOLO TERZO: Un popolo nuovo nella storia per la gloria umana di Cristo
- Un protagonista nuovo nella storia
- Per la gloria umana di Cristo
- Un popolo continuamente disfatto e riconosciuto
- Missione ed ecumenismo. La cultura nuova
- Entrare nella totalità della realtà
- CAPITOLO QUARTO: Il giorno di cristo – il giorno della misericordia
- Il giorno di Cristo
- La misericordia è mistero
- Dio è amore: un’ipotesi positiva su tutto.
Capitolo primo
L’AVVENIMENTO CRISTIANO COME INCONTRO
Links ai singoli titoli e sottotitoli
- Andrea e Giovanni
- Il metodo di Dio
- Che cosa è un avvenimento
- Una difficoltà a comprendere. La posizione originaria non si mantiene
- Il senso religioso e la fede
- L’avvenimento cristiano ha la forma di un «incontro»
- La fede è parte dell’avvenimento cristiano
- Un fatto nel presente, un fatto nel passato
1 – ANDREA e GIOVANNI (pag. 15)
Il cristianesimo è l’annuncio che Dio è diventato uomo, nato da donna, in un determinato luogo e in un determinato tempo.
E’ un fatto accaduto nella storia, l’irrompere nel tempo e nello spazio di una Presenza umana eccezionale.
Dopo 150 anni di attesa, [….] venne Giovanni, detto il «battezzatore».
Egli viveva in modo tale che tutta la gente ne era percossa e, dai farisei fino all’ultimo contadino, lasciava le case per andare a sentirlo parlare, almeno una volta.
Tra queste persone quel giorno ve n’erano anche due che si trovavano lì per la prima volta.
Si trattava di due pescatori della Galilea.
Improvvisamente uno del gruppo, un giovane uomo, anch’egli venuto a sentire il profeta si allontana.
Giovanni il Battista immediatamente, fissandolo, gridò: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo!».
Quei due [….] lo seguirono stando a distanza, per timore, vergogna, ma stranamente, profondamente, oscuramente e suggestivamente incuriositi.
Gesù si voltò e vedendo che lo seguivano disse: «Che cosa cercate?». gli risposero: «Rabbi, dove abiti?». Disse loro: «Venite a vedere».
«Vieni e vedi»: questa è la formula cristiana, il metodo cristiano è questo.
Si indica l’ora – le quattro del pomeriggio.
«Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni Battista e lo avevano seguito si chiamava Andrea, era il fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone», e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia”».
Come ha fatto Andrea a dire al fratello: «Abbiamo trovato il Messia»?
E’ evidente che, dopo essere stati lì delle ore ad ascoltare quell’uomo, […] lentamente dentro il loro animo era emersa una impressione precisa: «Se non credo a quest’uomo, non credo più a nessuno, neanche ai miei occhi».
Era stato così ovvio nella eccezionalità dell’affermazione che essi l’hanno trattenuta con sé come se fosse una cosa semplice, come se fosse una cosa facile da capire. Era una cosa semplice.
Eccezionale e con una simpatia umana profonda (20)
C’è una apparente sproporzione tra la modalità semplicissima dell’accaduto e la certezza dei due.
Perché era facile riconoscerlo?
Per una eccezionalità senza paragone.
L’eccezionale è, paradossalmente, l’apparire di ciò che è più “naturale” per noi.
E che cos’è “naturale” per noi? Che quello che desideriamo avvenga.
Il nostro cuore ha un bisogno ultimo, imperioso, profondo, di compimento, di verità, di bellezza, di bontà, di amore, di certezza finale, di felicità; perciò l’imbatterci in una risposta a queste esigenze dovrebbe essere la cosa più ovvia e normale.
E invece questa corrispondenza che dovrebbe essere la normalità suprema, per noi diventa l’eccezionalità suprema.
E’ l’eccezionalità con cui appare la figura di Cristo ciò che rende facile riconoscerlo.
Non solo fu facile riconoscerlo: era facilissimo vivere il rapporto con lui.
Bastava aderire alla simpatia che faceva nascere, una simpatia profonda, simile a quella vertiginosa e carnale del bambino con sua madre, che è simpatia nel senso intenso del termine.
2 – IL METODO di DIO (22)
Un avvenimento non i nostri pensieri (22)
Il compimento della grande promessa era davanti ai loro occhi (di Andrea e Giovanni).
Non esiste nessuna parola nel vocabolario che identifichi meglio di “avvenimento” la modalità con cui la “questione” si è fatta reale, carnale, temporale.
Il cristianesimo è un avvenimento.
La parola “avvenimento” è dunque decisiva.
La modalità con cui Dio è entrato in rapporto con noi per salvarci è un avvenimento, non un pensiero o un sentimento religioso.
Per la salvezza dell’uomo (24)
Il cristianesimo è un avvenimento in cui l’io si imbatte e che scopre essergli consanguineo, è un fatto che rivela l’io a sé stesso.
«Non è a forza di scrupoli che un uomo diventerà grande. La grandezza arriva, a Dio piacendo, come un bel giorno»
albert Camus
E’ un avvenimento.
«Un avvenimento è qualcosa che irrompe dall’esterno. Un qualcosa di imprevisto. E’ questo il metodo supremo della conoscenza.
Bisogna dare all’avvenimento la sua dimensione ontologica di nuovo inizio. E’ una irruzione del nuovo che rompe gli ingranaggi, che mette in moto un processo»
Péguy
Ora, quel Fatto, l’avvenimento di quella presenza umana eccezionale,
si pone come il metodo scelto da Dio per rivelare l’uomo a sé stesso.
Per risvegliarlo a una definitiva chiarezza riguardo ai propri fattori costitutivi, per aprirlo al riconoscimento del suo destino e sostenerlo nel cammino a esso, per renderlo, nella storia, soggetto adeguato al significato del mondo.
E’ tale avvenimento dunque ciò che mette in moto il processo per cui l’uomo prende compiutamente coscienza di sé, della sua fisionomia intera, e inizia a dire io con dignità.
Tale cammino richiede l’impegno dell’uomo , colpito dall’avvenimento, fino a sorprendere il significato vero di quanto egli ha incominciato a intravedere:
è un cammino dello sguardo
3 – CHE COS’E’ un AVVENIMENTO (27)
Qual’è l’ontologia di un «avvenimento»? Che consistenza e che significato ha?
Boezio, richiamandosi ad Aristotele, definisce il CASO come un effetto superiore alla somma delle cause note.
L’avvenimento si può indicare come l’emergere nell’esperienza di qualcosa che NON può essere analizzato in tutti i suoi fattori, CHE HA IN SE’ UN PUNTO DI FUGA VERSO IL MISTERO e che mantiene il riferimento a un’incognita, a tal punto che potremmo chiamarlo anche caso.
In questo senso il MISTERO DELL’INCARNAZIONE è un avvenimento che, sebbene non previsto, imprevedibile, inimmaginabile dall’uomo, SI RIVELA SUPREMAMENTE «CONVENIENTE», corrispondente cioè alle esigenze più improprie della sua natura.
Se non comprendiamo e non usiamo il termine «avvenimento», non comprendiamo nemmeno il cristianesimo,
che viene a ridursi così immediatamente a parola, a opera dell’uomo, a risultato di una attività umana.
4 – UNA DIFFICOLTA’ A COMPRENDERE. LA POSIZIONE ORIGINARIA NON SI MANTIENE (30)
Di tutto il linguaggio cristiano niente è percepito con più resistenza della parola AVVENIMENTO.
La parola avvenimento indica una «coincidenza» fra il reale sperimentabile e il Mistero.
In quanto «entra» nell’esperienza, è oggetto di ragione ed è perciò razionale la sua affermazione; in quanto è «nuovo», implica che la ragione, si apra all’oltre: è l’apparire del Mistero.
«Avvenimento» indica «coincidenza» tra realtà e Mistero, tra esperienza normale e «Mistero».
C’è però una ferita nel cuore per cui nell’uomo qualcosa si distorce ed egli non riesce con le sole proprie forze a permanere nel vero, ma fissa l’attenzione e il desiderio in cose particolari e limitate.
L’esperienza vissuta tutti i giorni è che gli uomini tendono ad identificare la totalità della vita con qualcosa di parziale e limitato.
E uscire da questa parzialità non è nella nostre mani: nessuno di noi riesce da solo a riportarsi a uno sguardo vero sul reale.
5 – IL SENSO RELIGIOSO e LA FEDE (32)
La mentalità moderna confonde «senso religioso» e «fede».
Il senso religioso non è nient’altro che la domanda di totalità costitutiva della nostra ragione presente in ogni azione in quanto a ogni azione l’uomo è provocato da un bisogno, essendo esso dettato da un aspetto delle esigenze del cuore, la sua risposta vera ed esauriente è incommensurabile.
Il senso religioso e la ragione sono quindi la stessa cosa.
Esso appare così la più autentica applicazione del termine ragione, ne indica l’impeto illimitato, come sete di totalità.
Ogni «religiosità», dunque, nasce dalla esigenza di significato totale, manifestandosi come intuizione vissuta del Mistero, in quanto incommensurabile risposta a tale esigenza.
Qui sorgono le «RELIGIONI»: esse rappresentano il complesso espressivo di quello sforzo creativo che l’uomo ha da sempre compiuto per immaginare la sua relazione col Mistero.
Per l’uomo moderno, la «fede» non sarebbe genericamente altro che un aspetto della «religione», un tipo di sentimento con cui vivere l’irrequieta ricerca della propria origine e del proprio destino, che è appunto l’elemento più suggestivo di ogni «religione».
Tutta la coscienza moderna si agita per strappare dall’uomo l’ipotesi della fede cristiana
e per ricondurla alla dinamica del senso religioso e al concetto di religiosità, e questa confusione genera purtroppo anche la mentalità del popolo cristiano.
Ben differente è invece la dinamica della fede come emerge nella rivelazione cristiana.
Mentre la religiosità nasce dall’esigenza di significato destata nell’impatto con il reale,
LA FEDE è RICONOSCERE UN PRESENZA ECCEZIONALE,
corrispondente in modo totale al proprio destino, ed è aderire a questa Presenza.
La fede è riconoscere come vero quello che una Presenza storica dice si sé.
[…..] aderire alla Sua presenza affermando come verità ciò che egli diceva, questa è la fede.
Gesù dice: «Guardatemi». Invece non lo si guarda in faccia, lo si elimina prima di prenderlo in considerazione.
LA NON CREDENZA è perciò un corollario che deriva da un preconcetto, E’ UN PRECONCETTO APPLICATO, non la conclusione di una indagine.
6 – L’AVVENIMENTO CRISTIANO HA la FORMA di un «INCONTRO» (36)
Il VOLTO di Gesù nell’avvenimento cristiano ha la fattispecie di facce umane, di compagni, degli uomini che Egli ha scelto.
L’Avvenimento cristiano ha la forma dell’incontro con una realtà fisica,
corporale, fatta di tempo di spazio, in cui è presente Dio fatto uomo e che di Lui è segno.
Perciò l’incontro è l’imbattersi in una realtà sacra,
è il palesarsi dell’avvenimento del Mistero presente dentro la precarietà di una fattispecie umana.
L’urto con una diversità irriducibile (37)
L’incontro stabilisce l’urto con una diversità, coincide con l’esperienza di una differenza che colpisce.
Ma differenza da che? Dalla mentalità comune.
La persona in cui ci imbattiamo diventa «incontro» se la troviamo impegnata in modo «diverso» – con una diversità che attrae – con le cose di tutti, se cioè
parlando, mangiando, bevendo, essa rende percepibile e offre alla nostra esistenza una Differenza qualitativa,
così che andiamo via percossi dal fatto che il mangiare e il bere abbiano un significato assoluto e che una parola detta per scherzo abbia un valore eterno.
L’incontro è una fatto storico totalizzante (39)
L’incontro, che segna l’inizio di una cammino, è un momento fatto di tempo e di spazio, avviene in un’«ora» precisa, che si può segnare sull’orologio.
E la vita è data per approfondire quel momento.
Immaginiamo Pietro quando è tornato a casa dalla moglie e dai figli: quell’incontro era qualcosa che lo rendeva diverso, più vero, con la moglie e i figli.
L’incontro fatto, PER SUA NATURA TOTALIZZANTE, diventa nel tempo la FORMA VERA di ogni rapporto,
la forma vera con cui guardo la natura, me stesso, gli altri, le cose.
Un incontro se è totalizzante, diventa FORMA e non semplicemente ambito di rapporti.
7- LA FEDE è PARTE dell‘AVVENIMENTO CRISTIANO (40)
L’atteggiamento di chi è colpito dall’avvenimento cristiano, lo riconosce e vi aderisce, si chiama «fede».
E’ per noi l’esperienza della presenza di qualcosa di radicalmente diverso dalle nostre immagini e allo stesso tempo di totalmente e originalmente CORRISPONDENTE alle aspettative profonde della nostra persona.
L’«ECCEZIONALE» connota, anzi, proprio l’esperienza di una tale corrispondenza.
Poiché il nostro cuore è fatto per questa CORRISPONDENZA, essa dovrebbe essere normale nella vita; e invece non capita mai; quando capita, ciò costituisce un’esperienza eccezionale.
Avere la sincerità di riconoscere, la semplicità di accettare e l’affezione di attaccarsi a una tale Presenza, questa è la fede.
ESSERE SEMPLICI o sinceri vuol dire escludere i “ma“, e “se“, i “forse“, i “però“, e dire pane al pane e vino al vino.
Per poter conoscere occorre infatti una posizione di apertura, cioè di «amore».
Senza amore non si conosce.
Ultimamente, soltanto quell’apertura viva all’oggetto che diventa affezione, fa sì che esso ci tocchi per ciò che è.
(L’uomo) vede con gli occhi della ragione in quanto il cuore è aperto-a, in quanto cioè
l’affezione sostiene l’apertura degli occhi,
altrimenti davanti all’oggetto si chiude, si «addormenta», fugge via.
l’occhio della ragione vede, dunque, in quanto sostenuto dall’affezione, che già esprime il gioco della libertà.
Il riconoscimento della presenza di Cristo avviene perché Cristo «VINCE» l’individuo.
Perché avvenga la fede nell’uomo e nel mondo deve cioè accadere prima qualcosa che è grazia, pura grazia: l’avvenimento di Cristo, dell’incontro con Cristo, in cui si fa esperienza di una eccezionalità che non può accadere da sola.
La fede appartiene all’avvenimento perché, in quanto riconoscimento amoroso della presenza di qualcosa di eccezionale, è un dono, è una grazia.
Per questo il riconoscimento di Lui che avviene nella vita è un dono dello Spirito, che sempre implica una semplicità del cuore, l’affermarsi di una ingenuità originale, propria della nostra origine.
Riconoscimento amoroso di una presenza eccezionale (45)
La fede è il «RICONOSCIMENTO» che Dio è diventato FATTORE dell'esperienza presente.
In quanto «riconoscimento», E’ UN ATTO DELLA RAGIONE, un giudizio, non un sentimento o uno stato d’animo.
L’intelligenza naturale NON RIESCE a toccare questo orizzonte ultimo.
E’ soltanto qualcosa che è accaduto, per l’avvenimento di Dio fatto uomo, per il suo dono, che la nostra intelligenza rinnovata può riconoscerlo e TOCCARLO.
LA FEDE E’ RAZIONALE, in quanto fiorisce all’estremo limite della dinamica razionale COME UN FIORE DI GRAZIA, cui l’uomo aderisce con la sua libertà.
In quanto è una conoscenza che si lascia totalmente determinare dall’oggetto,
la fede è riconoscimento «amoroso».
E’ una conoscenza amorosa, semplice e senza equivoci, che implica un attaccamento.
E’ questa constatazione che porta ad accoglierLo senza ambagi ed ad aderirGli col cuore:
è l'io intero, intelligenza e affezione, che è mosso in questo riconoscimento carico d'amore.
(A questo punto) la domanda è il punto di connubio, di unità sponsale, fra la libertà dell’uomo e Cristo: «Lo spirito e la Sposa dicono: «Vieni!».
L’opera dell’uomo è la domanda: il pianto della MENDICANZA, cioè dell’attesa, o il gusto del DESIDERIO.
Domanda e offerta (47)
La domanda dunque, sorge di fronte a una Presenza, altrimenti non è domanda ragionevole.
La domanda dà inizio a un cammino, a un itinerario di domande rivolte a un Tu presente.
Senza questo itinerario di domande non è domanda vera in principio.
La corrispondenza iniziale tra il divino presente e l’aspettativa del cuore, pone la premessa di un cammino.
(E) chi ha sperimentato lo stupore della corrispondenza si mette in ginocchio e Lo adora, Gli dice sì.
La richiesta dell’uomo alla richiesta di Cristo, è domanda di poter rispondere alla Sua richiesta,
poiché niente riesce ad avvenire se non per grazia.
Se non si chiarisce questo inizio, si rimane nella pretesa di essere in grado noi di rispondere. E di essere capaci noi di aderire.
L'OFFERTA è allora la conseguenza ultima della fede.
Essa è esattamente il dire: «Signore, Tu lo sai che io Ti amo».
L’offerta non esige uno sforzo erculeo, ma solo il «Riconosco chi Tu sei».
E uno non può dire: «Riconosco chi Tu sei» senza sentirsi piombare nell’umiliazione del proprio niente peccatore e, paradossalmente, senza al tempo stesso sentire l’inizio della libertà, che diventa domanda a Colui che è presente e che ha creato la richiesta
8 – UN FATTO NEL PRESENTE, UN FATTO NEL PASSATO (49)
Giovanni ed Andrea avevano fatto un incontro – era un avvenimento che stava accadendo nel presente – che aveva la pretesa di essere il significato esauriente della loro vita.
Quell’avvenimento portava a compimento in modo imprevedibile una storia passata.
Avevano davanti Gesù, ma la pretesa di significato totale per la loro vita che quell’avvenimento portava faceva riferimento ad un passato in cui quell’avvenimento era stato profetizzato:
dal presente scaturiva una memoria il cui contenuto iniziava nel passato.
La memoria (51)
Lo stesso è per noi ora.
«MEMORIA» indica la profondità storica dell’incontro, fino a raggiungere la radice da cui ultimamente nasce.
La fede è coscienza di una presenza che è incominciata nel passato: per questo l’incontro attiva la memoria.
Nell’incontro inizia la fede perché esso porta, veicola con sé, rende presente, qualcosa di eccezionale, di non previsto, di non prevedibile, che investe radicalmente la vita, così da cambiarne il principio di conoscenza, il principio affettivo e la capacità costruttiva, chiamandola a collaborare creativamente al disegno, altrimenti ineffabile di Dio.
Il contenuto materiale (pensiero, attività, opera) della parola memoria si chiama anche Tradizione.
Dal passato al presente (53)
La dinamica dell’avvenimento cristiano è:
A) un avvenimento del passato è rinvenibile nell’esperienza presente
B) un avvenimento presente si può spiegare solo in forza di un avvenimento del passato.
Valore apologetico e valore educativo (53)
Il percorso apologetico, dimostrativo, è svolto dalla prima strada; il percorso educativo dalla seconda.
La prima formulazione è importante per contestare qualsiasi tentativo clericale di porsi nel mondo, di imporsi al mondo, o di giustificarsi di fronte al mondo con una pretesa egemonica e ideologica.
I questi ultimi decenni, per esempio, si è tentato di giustificare la validità del cristianesimo secondo i valori dominanti della cultura del momento.
La seconda formulazione, invece, ha un valore sopratutto educativo, chiarificatore:
fa capire che quello che sperimentiamo adesso nell’esperienza cristiana è ciò che hanno vissuto i monaci del medioevo, e prima ancora Giovanni e Andrea.
Qui si innesta tutto il lavoro educativo che occorre sviluppare soprattutto nei confronti dei giovani, perché a partire dal fascino dell’incontro ci si renda conto di tutto quello che è in esso implicato.
