
Indice linkato dei capitoli
(All’interno di ogni capitolo si trova l’indice dei singoli paragrafi)
- INTRODUZIONE
- La giovinezza è un atteggiamento del cuore «La Traccia», 1985. fasc. III
- Uno sguardo vero, «Il Sabato», 6.4.1985
- PARTE PRIMA
- Contro il dubbio per la ragione, «Il Sabato», 6.4.1985
- L’io e la grande occasione. Lezione agli esercizi spirituali degli universitari, « Tracce», marzo 1994
- Il luogo dove dire «io» con verità. Incontro con gli studenti di CL, Rimini, 13\9\1992
- Oltre il muro dei sogni. Incontro con GS, Cervia, 13\9\1991
- Perché il cuore viva. Esercizi spirituali degli Universitari di CL, 11\12\1992
- Una fede ragionevole. Dialoghi con studenti di Gioventù studentesca, settembre 1989
- La certezza di una presenza. Dialogo con responsabili di GS, Cervia, 1° novembre 1994
- Amanti della verità. Equipe degli universitari 26\10\1994
- L’incontro con un Altro mi realizza
- La forza morale per riconoscere una presenza. Equipe degli universitari di CL, 1985
- PARTE SECONDA
- Risposte cristiane ai problemi dei giovani, in «Quaderni di azione sociale» 1\2\1961
- Crisi e possibilità della Gioventù Studentesca. Lezione università Cattolica 1961
- Ragione e compagnia, da il Rischio Educativo, Jaca Book, 1988 – pag. 25-29
- Libertà di educazione, Bergamo 15.2.1985
- L’educazione come comunicazione di sé, «Quaderni di CL» 7, Milano 1990
- La famiglia, il luogo naturale, da «Litterae Communionis», gennaio 1987, pp 16-19
- La carità legge dell’essere, da Il Senso della Caritativa
” […a causa del nichilismo..] i ragazzi non stanno bene, ma non capiscono nemmeno perchè. Gli manca lo scopo. Per loro il futuro da promessa è divenuto minaccia.
Umberto Galimberti psicoanalista – intervista 2019
Premessa
Di fatto, il potere, che la società si dà o si permette di avere, ha un’incidenza enorme sulla gioventù.
Tale azione del potere risulta tanto più grande quanto più esso si mostra e pretende di apparire rispettoso delle esigenze fondamentali dell’uomo.
In questo senso si rivela anche l’equivoco ricattatorio da cui ogni potere è inevitabilmente tentato,.
Stiamo entrando in un’epoca nella quale rifiutati i totalitarismi (hitlerismo, fascismo, comunismo) essi ottengono stranamente nei giovani, che non li hanno conosciuti, la loro versione fattuale, risaltati come visione di una “terra promessa”.
C’è un carattere simbiotico dei conflitti generazionali della nostra epoca, che li rende violenti, ma sostanzialmente finalizzati alla conservazione dello status quo.
Del resto la falsa speranza di liberazione da parte dei giovani è una specie di pena del contrappasso per padri che, sotto le formule precise di progetti di lavoro, di progetti sociali e politici, molto più umanamente hanno covato nel cuore l’amore al benessere dei figli, sconsideratamente riducendolo all’immagine delle tentazioni di cui essi hanno sempre ceduto nella vita; tentazioni edonistiche e anarchiche, delle quali nessuno ha mai seriamente intrapreso almeno il tentativo di redimerli.
Nessuno: non lo Stato, di qualunque natura e colore ammantato; non la Chiesa, in cui il conclamato Mistero cedeva i propri diritti facilmente lasciandosi plasmare e quindi identificare in forme e figure spurie, dove cioè l’autentico senso religioso dell’uomo in qualche modo veniva meno.
Di fronte a questo potere, la povera famiglia, che la natura ha creato, è rimasta un punto di resistenza; tuttavia tale resistenza si è espressa o come disperato impegno, senza dare luogo a nessuna efficace contro-offensiva, o come facile scaricamento di organismi statali ed ecclesiali di una responsabilità priva ormai di punti di riferimento certi e pieni di paure.
Il cristianesimo diventa simpatico in quanto viene scoperto come ipotesi migliore nel quadro naturale dei fattori umani.
Per sua natura è l’ideale di una formazione dei giovani.
Niente più dell’educazione e della decisione per l’educazione possono liberare il cammino e costituire l’invito positivo dopo una debacle, di qualunque natura sia.
Questo vale per la società e per il singolo.
INTRODUZIONE
La giovinezza è un atteggiamento del cuore (pag. 4)
(pag. 4) da “La Traccia”, 1985, fasc. II)
1) Al di là del riferimento tipico ad un’età dell’uomo, la giovinezza è un atteggiamento del cuore.
Si è giovani quando non ci si accomoda, ma si è tesi verso la realtà con l’avidità di imparare quel che essa suggerisce sul nostro destino.
Se la giovinezza è il graduale accumulo di tutto ciò che è vero, che è buono, che è bello – per chi si ponga in questa traiettoria – non finisce mai.
È la continua ripresa della domanda (una ripresa cosciente) che mantiene la giovinezza.
È così che la sapienza cristiana insegna che chi comprende la giovinezza – umanamente, filosoficamente, esteticamente – è l’uomo maturo.
2). «Gesù, fissatolo, lo amò» (Mc 10,20). Sentirsi addosso l’amore di Cristo vuol dire percepire che la figura di Cristo corrisponde a quel che di più autenticamente cordiale, di più naturale e originale costituisce il cuore del proprio io.
Un giovane può aver commesso tanti errori, ma quell’autenticità l’ha sempre cercata: nello sguardo di Cristo la riconosce, se ne lascia invadere.
A meno che non sia già corrotto da una adesione interessata a una ideologia o a un partito: corrotto dal gioco del potere.
3). Tra le minacce che insidiano il periodo della giovinezza, il Santo Padre cita la «la tentazione del criticismo esasperato».
Una volta per tutte il Papa nega un metodo pedagogico che abbia il suo punto di forza nel dubbio.
Il dubbio come strumento di ricerca: ecco un programma di cammino educativo che capita di sentir teorizzato.
In realtà se non si parte da una ipotesi positiva è impossibile costruire alcunché.
Se ci si mette alla ricerca partendo dal dubbio, non si troverà nulla.
4). Il Papa invita i giovani a recitare il Padre nostro, a pregare.
Sì pregare, gridare al Mistero sempre. Anche quando sembrasse così enigmatico da essere confuso con un puro interrogativo.
Anche quando sembra che esistano solo le tenebre.
Uno sguardo vero
(pag.8) da “Il Sabato” 6-4-1986- intervista a don Giussani
Dialoghi
Tempo fa l’ho sentita ricordare con commozione un’assemblea di ragazzi di vent’anni e la frase di uno di loro. «Colui che è tra noi», disse questo ragazzo. Lei augurò a ciascuno di poter ripetere quelle parole allo stesso modo.
L’episodio rimarrà uno dei momenti più significativi della mia esperienza di educatore. In quella frase, nell’impeto e nella semplicità di quel ragazzo c’è tutta la giovinezza.
E quando accade questa giovinezza nello spirito? (8)
È quel momento in cui la vita – lo spirito: ragione e affettività – è come sgombra da ogni ma, da ogni se, da ogni però.
Il momento in cui è possibile l’abbandono a qualcosa di totalizzante.
Quando si può dire: «Sì ti riconosco», senza ombre.
Qual è il tragitto educativo che conduce a dire: «Tu Cristo sei presente»? Cos’è che accade? (8)
Accade prima di tutto una povertà di spirito nel senso evangelico della parola, una semplicità nell’attesa. È così che Dio costruisce un cuore.
S’è in tutti i giovani un cuore così?
Sì,…… dopo la povertà di spirito accade la sorpresa,
che è più persuasiva per un giovane, di scorgere una compagnia di persone in cui l’attesa del cuore ha trovato una risposta convincente.
Attesa, sorpresa. E poi? (9)
È necessario che questa compagnia offra questa sua affermazione in modo ricco di ragioni.
Occorre trovare nella compagnia gli esempi in cui questa speranza è in atto.
E vivere un luogo dove si sappia render ragione o dove tutto tenda a rendere ragione.
Tendere e cercare le ragioni sempre. (9)
È il concetto di ragione cui l’esperienza cristiana induce e che l’esperienza cristiana protegge.
Vale a dire la ragione come coscienza della realtà che è l’opposto della «ragione misura di tutte le cose» che chiude tutto in una prigione.
Quella di chi rimprovera i cristiani di avere la verità in tasca. Solo chi ha un’idea di verità fasulla può cascarci. (9)
Hanno una di verità prefissata come il loro concetto di ragione.
Una ragione prefissata senza più possibilità di novità, se non formalisticamente.
L’autentica novità non può che appartenere alla categoria di avvenimento.
Lei sa che molti educatori cattolici teorizzano una ricerca che somiglia molto al dubbio sistematico. (9)
La ricerca è assurda se non implica l’esistenza di un porto.
Per costruire è necessaria una ipotesi positiva.
Ma la domanda che dovrebbe essere così tipica dei giovani è spesso sepolta sotto montagne di sassi. (10)
Non saremo noi a levare i sassi.
Deve accadere qualcosa,
un terremoto: un dolore o una gioia grandi, un innamoramento.
Oppure può accadere un «incontro»: imbattersi in persone in cui quelle domande sensibilmente determinino la ricerca, aprano a una soluzione, provochino pena o gioia.
Allora la montagna di sassi rotola via.
Penso ancora a tanti gruppi o mode a cui queste ansie non sembrano più appartenere.(10)
Occorrerà percorrere una lunga ed umile strada perché il clima cristallizzato in cui vivono i giovani venga perturbato e sfidato da un’alternativa.
Ma tante volte basterà che sperimenti un atteggiamento gratuito verso di lui. Che sorpresa allora!
E chi non ha più gli anni, come ritrovare la sorpresa? Come far durare la giovinezza? (10)
Ripetere, ripetere sempre la domanda al Destino, che Dio si manifesti.
La continua ripresa della domanda mantiene la giovinezza.
Domanda e sorpresa, ecco i due fattori della giovinezza permanente.
Ce ne può dare qualche prova? (10)
«Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo/ all’essere. Sei tu, ma un’altra sei:/senza fronda né fior, senza il lucente/ riso che avevi al tempo che non torna, / senza quel canto. Un’altra sei, più bella. /ami, e on pensi essere amata: ad ogni/ fiore che sboccia o frutto che rosseggia/ o pargolo che nasce, al Dio dei campi/ e delle stirpi rendi grazie in cuore»
Ada Negri in Mia giovinezza
Quando lei ha percepito la novità assoluta, lo sguardo di Cristo su di sé, l’inserzione dell’istante senza tempo, come dice nelle sue lezioni citando Eliot? (11)
Accadde a scuola in seminario.
Monsignor Corti spiegava l’aspirazione profonda di Leopardi: poter vedere la Bellezza fatta persona che cammini per queste strade…sono i versi di Alla mia donna: «Già sul novello/ Aprir la mia giornata incerta e bruna/ Te viatrice in questo arido suolo / Io mi pensai».
Ma questa era l’aspirazione a Cristo, ci mostrava don Corti. Cristo era venuto, era tra di noi.
Ma gli altri che non vedono questa presenza di Cristo in mezzo ai cristiani, l’avvenimento nuovo … come fare? (11)
La responsabilità del cristiano è grande.
Gli altri non capiscono se non l’esito morale della fede.
Scriveva Nietsche:
«Crederei di più nel vostro Salvatore se aveste di più la faccia di salvati».
È una frase sbagliata ma è un richiamo estremo alla responsabilità del cristiano.
Del resto il Signore avverte: «Dai frutti, li riconoscerete».
Quando un giovane è disperato che cosa deve fare? Qualcosa per stare attaccato alla vita….(11)
Due consigli anche se duri. Il primo è di mendicare e gridare: la preghiera proprio come grido. Il secondo consiglio è quasi inutile. Un disperato lo ha già un sesto senso, e capisce subito quando incontra della gente se questa ha sofferto, se ha sperimentato quel grido.
E il consiglio è di stare insieme a questa gente.
Qualunque cosa pensino gli scettici, una risposta alla disperazione c’è. (11)
Chi si lascia prendere dallo scetticismo parte con l’ipotesi negativa e, anche se l’approdo è possibile, la sua navicella ruoterà su sé stessa.
Se invece si parte con l’ipotesi positiva, se l’approdo non esistesse, uno malinconicamente, non troverebbe nulla.
Ma se l’approdo c’è lo trova.
E’ dunque ragionevole partire sempre con l’ipotesi positiva.
E se si instillasse la possibilità del dubbio pure su questo? (12)
Il danno più grave per il giovane è la confusione tra problema e dubbio.
Il problema impegna l’io alla soluzione, la vita è piena di problemi.
Invece di impegnarsi a capire le ragioni, e farlo così diventare problema, il dubbio distacca l’interrogativo dal dato.
Si innalza l’interrogativo a risposta scettica.
È una slealtà che il giovane si trascinerà nell’età adulta riflettendola nel rapporto con la moglie, i figli, gli amici, la società. con la realtà intera.
In senso classico, questo atteggiamento è la noia. (12)
Ecco, la noia. Che Moravia fa consistere nel fatto che la «realtà non mi persuade della sua esistenza».
C’è un augurio che vuole fare ai giovani? (12)
L’augurio è che sappiano gridare al Mistero quand’anche sembrasse così enigmatico da essere quasi confuso con un puro interrogativo.
Questo è un augurio che vale anche per i giovani con i capelli bianchi? (12)
Ah, sì. Che aderiscano all’intuizione, al respiro che viene evocato nell’istante di un incontro, piuttosto che a secoli di pregiudizio.
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