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2° Cap. LA LIBERTA’
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- I cinque passaggi della fede
- Che cosa è la libertà
- Come la libertà si muove
- Le condizioni della libertà
- LIBERTA’/assemblea
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I cinque passaggi della fede (73)
- Un fatto accade e ha la forma di un incontro
- Eccezionalità di questo incontro
- L’eccezionalità crea stupore
- Nasce la domanda: «Chi è costui?».
- A questo punto l’azione comincia a diventare personale responsabilità: è la libertà
1 -Che cosa è la libertà (76)
Le parole che definiscono l’uomo, proprio le parole che definiscono l’uomo rispetto all’animale, sono difficili da capire per noi: perché?
Perché siamo alienati dalla mentalità comune.
La parola libertà, normalmente coincide con il fare ciò che pare e piace. Ed è giusto, come dimostrerò!
Ma non come la pensano tutti, perché tutti sono superficiali nell’usare «libertà è fare ciò che mi pare e piace».
L’esperienza della soddisfazione (77)
Quando uno si sente libero?
Partendo dall’esperienza – questo è il grande giogo: ricordatevi che l’uomo parte solo dal presente, perché il minuto prima non c’è più, e il minuto dopo non c’è ancora.
Si parte sempre dal presente,
Per questo Cristo ha voluto essere presente per tutta la storia.
E per arrivare a Cristo si parte sempre dal presente, bisogna trovare Cristo come presenza.
Dall’esperienza ci viene detto che la libertà indica un momento di sé, una coscienza di sé in cui predomina il sollievo dato da un desiderio soddisfatto.
La libertà uguale a soddisfazione, satisfacere (soddisfare).
La libertà è la perfezione.
In latino perficere (compiere) vuol dire esattamente satisfacere: un desiderio soddisfatto è un desiderio compiuto, perfetto:
un desiderio soddisfatto è un desiderio compiuto, perfetto.
Questa soddisfazione, questa perfezione, se non è totale è una tristezza.
Come diceva Dante in quella terzina:
«Ciascun confusamente un bene apprende / nel qual si cheti l'animo, e disira / per che di giugner lui ciascun contende»
La traiettoria della libertà (79)

- X – è l’uomo nel punto in cui parte
- Dio – è l’infinito con cui l’io ha un rapporto trascendente. Estremo limite a cui l’uomo tende – la libertà è tanto più grande quanto più l’uomo vi si avvicina. La libertà è rapporto con Dio: la libertà avverrà quando l’uomo sarà felice.. Dio è il fine di cui è capace la libertà.
- a, b, c, d, MB, r, B, T, creature cose e situazioni.
Quanto più uno vuol bene, tanto più gli importa Cristo, perché gli salvi sempre quello a cui vuol bene.
È necessario Cristo per salvaguardare quel che si ama, per mantenere quel che si ama, altrimenti lo perdiamo, dopodomani non c’è più.
L’io (X) è rapporto con l’infinito (Dio).
Tutta la dinamica, tutto il dinamismo dell’io si svolge e tende a una perfezione, cioè a un compimento di sé che in tutto quello che raggiungi non c’è mai, come ho detto già ne Il Senso Religioso.
E, infatti, il cuore è esigenza di verità, di giustizia, di felicità, e in tutto quello che l’uomo raggiunge non c’è mai questo.
Perciò, ciò a cui l’uomo tende è qualcosa che è al di là, sempre al di là: è trascendente.
Dio è l‘estremo limite a cui l’uomo tende.
La libertà è tanto più grande, quanto più si avvicina a Dio.
Anzi la libertà è il rapporto con Dio,
la libertà avverrà, non c’è ancora; la libertà avverrà quando l’uomo sarà felice.
Se la libertà è desiderio di felicità, l’avvenimento di libertà sarà compiuto quando il desiderio di felicità sarà soddisfatto.
La libertà è il rapporto con l'infinito, con Dio, il rapporto realizzato con il Mistero.
La libertà è la capacità di raggiungere il destino, è la capacità di raggiungere Dio come destino ultimo.
Noi viviamo la libertà come qualcosa che deve venire alla fine.
La vita perciò è il cammino della libertà che si sta attuando, che si sta realizzando, ma è una libertà imperfetta.
2 – Come la libertà si muove (82)
2 idee fondamentali:
A) – Attraverso le creature:
Come fa Dio a diventare stimolo perché l’uomo si muova?
Attraverso le creature. Le creature sono il modo con cui l’infinito diventa presente al cuore dell’uomo e gli desta la sete di sé.
L’esigenza della giustizia, della verità, dell’amore si mettono in moto attraverso lo stimolo che viene dalla creatura, che è il pezzettino di tempo e di spazio, quel pezzettino di cosa (a, b, c, d…) attraverso cui il Mistero ti tocca, perché tutte le cose sono segno di Dio.
Il Mistero infinito ci tocca perchè tutte le cose (a,b,c,d ..)sono segno di Dio.
MB è la grandezza del Monte Bianco: di fronte ad esso si rimane abbagliati, ma la “R“, la ragazza, attira di più!
La libertà entra in azione, il dinamismo della libertà entra i azione perché è toccato dalle creature, seguendo come Dio gli appare, e gli appare nel segno delle cose.
Bisogna essere senza nessun preconcetto: essere di fronte alle cose e sentirne il richiamo nella sua originalità, nella sua purità.
Che cosa è il contrario di questo?
È la menzogna, la menzogna è contro la libertà: il contrario della libertà è la menzogna.
B) – La libertà imperfetta. (84)
“T” (medico in Tanganica che ha votato la sua vita in questa dedizione) corrisponde di più alle esigenze del cuore, nonostante quel che sembri, perché l’esigenza del cuore è la felicità totale, è il destino; ma l’emozione più grande è qui “B” (bionda), allora cede all’emozione e vira di qui.
Evidentemente perde la strada.
Questo è il concetto di peccato; nel dinamismo della libertà è implicita la possibilità del peccato: scegliere davanti alla creatura ciò che immediatamente soddisfa di più, invece che usare della creatura per tendere di più a ciò che è il destino per cui siamo fatti.
Il peccato è debordare, uscire dalla strada al destino per soffermarsi su qualcosa che interessa di più al momento.
Perché la libertà è così?
Perché non è ancora compiuta.
Solo quando arriverà a Dio, la libertà, trovandosi di fronte al suo oggetto completo, non potrà più scegliere, ma sarà tutta piena, sarà tutta soddisfatta, non potrà avere la tentazione di scegliere altro.
Perché la libertà è imperfetta, e proprio perché è imperfetta può scegliere una cosa che non è giusta.
La capacità di scelta è propria di una libertà in cammino, non di una libertà compiuta.
La scelta non appartiene alla definizione della libertà: la libertà è soddisfazione totale.
L’attrattiva o l’emozione suscitata da una creatura che esercita un influsso immediatamente più forte di un’altra cosa che porterebbe la libertà più avanti, che farebbe camminare la libertà, questo è l’errore; non è un errore l’attrattiva che si sente, è un errore preferire questa attrattiva all’attrattiva più debole, ma più attiva e sicura verso il destino che qualche cosa inoltra nel cuore, propone al cuore.
Quanto più camminate, tanto più diventeranno attraenti le cose che rappresentano il vostro destino: quanto più camminate, tanto più la vocazione sarà magnifica.
È l’inverso di quello che avviene per le cose mondane: l’attrattiva ha il massimo all’inizio e poi finisce.
La libertà di scelta non è la libertà: è una libertà imperfetta.
Perché la libertà sarà compiuta, piena, quando sarà di fronte al suo oggetto chela soddisfa totalmente: allora sarà totalmente libera, totalmente libertà.
3 – Le condizioni della libertà (87)
A) – La coscienza del destino.
Primo: una coscienza chiara del destino, l’amore al destino. Se uno perde di vista il destino allora sbaglia.
Il destino della vita non è quello che vogliamo noi, è il mistero di Dio, la coscienza del Mistero, la coscienza del destino.
B) – Il governo di sé.
Secondo: ci vuole una forza di strappo, una forza per strapparti a questa attrattiva, così che tu ponga l’energia nell’andare verso il destino.
Si chiama mortificazione, capacità di mortificazione o penitenza: invece di andare di qui dove sei più attratto, tu devi fare uno sforzo per cambiare direzione.
La compagnia (88)
Il richiamo al destino e il richiamo al governo di sé, al dominio di sé: tu ti governi secondo il destino di cui hai coscienza. Questo implica sempre uno strappo, una ferita.
Si chiama, con termine cristiano, penitenza o mortificazione.
Mortificazione vuol dire che sembra morte, sembra rinuncia, ma non lo è!
La chiamata a Gesù implica sempre il consegnarvi ad una comunità, l’appartenenza a Gesù coincide sempre con l’appartenenza a una comunità.
Queste comunità sono come le braccia di Cristo sul bambino, l’occhio di Gesù che conta i capelli del capo.
La comunità è letteralmente, fisicamente Gesù che fa queste cose, Gesù presente.
Allora è nella comunità che impari che cosa è il tuo destino; e ti dà fede, ti sostiene nella fede, governa ed educa la tua fede; ti fa capire che cosa è la libertà ed educa la tua libertà, nella coscienza del senso religioso sviluppato e nella coscienza del sacrificio da fare e, quindi, nella consapevolezza umile e senza inutile disperazione del tuo peccato, del tuo peccare, della facilità di peccare.
Perciò la comunità ti dice di non scandalizzarti della tentazione che provi e di non scandalizzarti neanche dell’errore che fai: ma indomabilmente riprendi la strada.
E come si fa ad imparare a essere educati nella libertà, così che la libertà diventi veramente la forza della nostra vita e perciò la dignità della nostra vita?
Seguendo.
Seguire la compagnia in cui il Signore, chiamandoci, ci ha messi.
Seguire, non c’è niente di più intelligente che seguire
Una sintesi (91)
La libertà non è scelta, è possibilità di scelta solo perché è imperfetta.
In quanto possibilità di scelta può mirare solo a una cosa che non deve, perché deve soltanto ciò che la porta al destino.
La legge morale è questa: ciò che la porta al destino.
Invece lei sceglie qualcosa che non la porta al destino, la sottrae al destino, e questa è l’imperfezione, l’errore, il peccato.
Ma per realizzare la scelta giusta, occorre avere chiarezza della coscienza del rapporto con Cristo, del rapporto con il destino: il senso religioso vissuto.
Se tu ti aspetti la tua soddisfazione da una cosa che domani può essere polvere, avrai polvere.
Ma questa cosa, chi la richiama?
Non può richiamarla nessuno, nessuno di noi ha la forza per richiamarsela: solo insieme; così è la Chiesa che, nel mondo, richiama il mondo.
È solo nella compagnia che questa mortificazione o questa seduzione dell’essere, che è il senso religioso, questo fascino dell’essere o questa coscienza della propria fragilità, dovuta a qualcosa che è una scelta – è un bene poter scegliere, ma è un male poter scegliere male, perciò è ambiguo; non è chela libertà sia in una posizione cattiva, è in una posizione ancora ambigua, può scegliere il bene e può scegliere il male – sono richiamati.
È nella comunità che si è aiutati a capire questo, ad aver coscienza di quando si sceglie male, a riconoscere quando si sceglie male, ad avere la forza del dominio di sé per strapparsi dal male – per la mortificazione, penitenza o metànoia, cambiamento di mentalità -, per aderire a ciò che porta il destino e per attendere il destino tutti i giorni, tutti i giorni attendere che venga.
Invito alla preghiera (93)
Per questo dovete, d’ora in avanti, cercare di rendere più frequente possibile in voi la ripetizione della breve preghiera che è l’emblema del Gruppo Adulto, Veni Sancte Spiritus, Veni per Mariam.
Dalle viscere di un’esperienza concreta lo Spirito ci comunica la luce e l’aiuto.
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LIBERTA’/ Assemblea (95)
Perchè la cosa più grande che possa fare l’uomo con tutta la sua intelligenza, con tutta la sua libertà, qual’è?
Domandare, o mendicare che è lo stesso
Desiderare di capire, cioè chiedere, chiedere di capire, chiedere, sempre chiedere. non c’è nessun altra ricchezza che chiedere.
Chiedere non è pretendere.
La pretesa chiede fissando delle condizioni, mettendo avanti già delle misure che sono proprie; da ciò che non si conosce non si può pretendere, si può solo domandare.
Cosa significa che tutte le creature non compiono l’ampiezza del desiderio?(97)
Perché non coincidono con l’oggetto totale del mio desiderio.
Perciò, primo, il mio desiderio ci balla dentro e perciò può scegliere; ma soprattutto, tende a scegliere quello che lo attira di più, l’emozione più che la corrispondenza, l’emozione momentanea più che la corrispondenza al destino. È naturale!
Strappandoti a quello che ti emoziona di più per amore di ciò che ti corrisponde di più, che è più giusto, la mortificazione per affermare la legge morale ( cioè il rapporto col destino invece che ciò che ti attira l’istinto), questa mortificazione non elimina niente: omnis creatura bona.
Non c’è nessuna creatura cattiva; la cattiveria sta nell’atto di scelta di ciò che è in contraddizione con il tuo destino.
Il male è solo nell’atto di scelta della libertà; perciò, il fattore di peccato è l’uomo, è la libertà dell’uomo.
Il destino ti riprende e ti richiama, e ti dà l’energia per riprenderti e richiamarti.
Questa energia per riprenderti e richiamarti è venuto a dartela Lui stesso direttamente: è la comunità in cui vivi dentro la Chiesa.
La libertà incompiuta è anche verso Cristo?(98)
La libertà incompiuta è la libertà incompiuta.
Siamo imperfetti anche con Cristo, certo. Anzi siamo molto più imperfetti con Cristo che con gli altri.
Per il peccato originale che è una condizione esistenziale di cui l’uomo singolo non ha colpa, ma di cui porta le conseguenze: ne ha colpa chi lo ha commesso.
Quando il lavoro è pesante e faticoso, come si può giocare la libertà dentro questa situazione? (99)
Gesù fu ucciso ingiustamente: come ha fatto ad attuare la sua libertà lì? Accettando!
Accettando il progetto di un Altro, che è la volontà di Dio.
Allora il mestiere pesante da fare è una missione che ti è affidata da Dio.
Corrispondere alla volontà di Dio vuol dire corrispondere al proprio destino.
E’ ragionevole quello che ti fa camminare verso il tuo destino
Vorrei sapere se l’esperienza della libertà perfetta come adesione alla totalità è possibile fin d’ora, anche dentro la scelta (101)
L’adesione al destino è il senso di ogni passo che si fa nella strada.
Ogni passo verso il tuo destino è un passo verso il destino completo.
Chi segue il destino, chi tende al destino avrà il destino, raggiungerà il suo destino e avrà anche il centuplo quaggiù.
Fare attenzione alle cose come l’amore al destino, che è Cristo, rende capaci di fare.
In questi giorni mi sono reso conto di aver avuto delle esperienze di libertà rispetto alle persone, avendo avuto la possibilità di guardare di più al loro destino. Ma proprio rendendomi conto della mia libertà, come quella di tutti, è limitata, volevo chiedere se questa esperienza di libertà è strettamente connessa anche l’esperienza della grazia! (104)
L’esperienza della libertà in quanto tu guardi a una creatura in rapporto al suo destino è un atto tuo.
Non è una scelta pura della tua libertà, pura nuda e cruda della tua libertà: è la tua libertà che aderisce a un complesso di indizi e di stimoli buoni ha già dentro.
E‘ questa la libertà: aderire a ciò che ti spinge verso il giusto e il bene.
Quello che ti permette questo si chiama grazia, ma quanto tempo di vuole per comprenderla di più!
Il tempo che passa, questo è grazia!
Ciò che qualifica un animo che ama il destino proprio delle cose, cioè un animo libero […] è veramente un miracolo: la gratitudine che è la più bella cosa che possa essere notata sulla faccia e nell’atteggiamento delle persone.
La volta scorsa lei, nella lezione sulla libertà ci ha detto: “Ditemi se queste cose sono possibili ad una persona isolata”. Allora io volevo chiedere che peso, che attenzione dobbiamo dare a questa nuova compagnia durante la settimana, in che modo fa parte da subito della natura stessa delle cose di cui stiamo parlando.(106)
Prima di tutto – primo aspetto della domanda – questa libertà può essere riconosciuta, vissuta da soli?
Teoricamente sì, esistenzialmente è impossibile perché da solo l’uomo è preda dell’ambiente in cui vive.
La compagnia, come quando si va in montagna, la compagnia come richiamo vicendevole al destino, allo scopo o all’allegria, o alla letizia, o alla purità delle cose, ti aiuta ad agire con libertà, ti fa capire di più cosa è la libertà.
Dopo anni di questa compagnia uno è diverso, è diverso dagli altri: è un uomo nuovo.
La vita cresce lentamente, che non si vede crescere la vita.
E’ infinitesimale il passo dello sviluppo della vita.
Lo sviluppo della vita è come una maschera che cela il mistero, il mistero della vita come tale.
Così in queste cose, coi mesi e con gli anni, imparerete; se si segue: tutti quelli che sono venuti e a un certo punto hanno detto: «Sì, lei avrà anche ragione, ma io sono stufo, vado via», non hanno più imparato.
Chi è rimasto ha imparato.
E’ terribile questa cosa: chi sta impara, diventa se stesso; chi non sta perde se stesso.
Come si può purificare lo sguardo per cui uno chiede nelle cose di essere strumento? Come c’entra la vocazione, insomma, con questa voglia di coinvolgersi tutto? (110)
Ogni cosa creata è un riverbero della perfezione, dell’oceano di perfezione, della sterminata perfezione del mistero dell’Essere.
Se, dunque, ogni creatura è riflesso della ricchezza di Dio, tu, quanta più sensibilità hai, più sei strappata da tutte le parte: dal grande, dal piccolo, da ciò che ti pigia davanti, da ciò che ti schiaccia, che ti urta di dietro .. da tutte le parti.
Attraverso le circostanze …
Attraverso le circostanze, se tu sei disponibile come animo e attenta come animo a Dio, Lui ti fa vedere quello che è utile o meglio per la tua vocazione, compreso il tuo lavoro, perché il lavoro è parte integrante della vocazione.
Si può dire che la libertà è come la decisione o la posizione di desiderare di permanere in questo stupore che ha generato l’incontro? (111)
Io direi che la libertà è la disponibilità attiva e affettiva a vedere riproposta in tutti i suoi rapporti quella eccezionalità e quella grandezza di rapporto che ha costituito il tuo primo incontro.
La libertà è il favorire la disponibilità intellettuale, affettiva e creativa a percepire e a corrispondere alla Presenza che ha dettato il tuo inizio e che, qualunque cosa guardi al mondo e in qualunque condizioni tu sia, è tenuta presente.
Ciò che rende ragionevole la fatica dello studio è la stessa ragione per cui ti sei innamorata di Cristo.
Riguardo al grafico dove sta Gesù? (112)
In qualunque parte del grafico: è il Mistero che è diventato carne.
Che l’Infinito diventi carne vuol dire che l’Infinito entra nell’unica grande esperienza della storia, che è la realtà dell’Essere, la realtà del Mistero, vissuta dall’uomo, con la misura umana.
Perciò in tutte le cose, tu trovi il riverbero concreto di Cristo.
Ciò di cui si tratta è un’altra mentalità, cioè un’altra cultura, è un’altra visione, percezione, affezione, uso del mondo: è un altro mondo!
Cos’è la libertà imperfetta? (114)
La libertà è la capacità di raggiungere il destino, di entrare in rapporto con il Mistero.
Perciò la libertà si compie quando raggiunge la meta.
C’è la libertà, c’è tutta la libertà, si compie la libertà, è completa la libertà quando raggiunge la meta: prima è imperfetta.
E’ imperfetta, ma tutta la sua dinamica è tesa a raggiungere il destino, cioè a completarsi.
Un bambino non è un uomo, ma tutta la sua dinamica è tesa a diventare uomo.
Tutto consiste nel raggiungere la meta: lei diceva che, per l’autostrada Milano-Pavia, la meta è quando finisce l’autostrada a Pavia; il valore dell’autostrada in che cosa consiste allora? (115)
La strada serve per capire se è vera […] la tua capacità di usare la libertà per questo scopo.
Un pianta già confezionata è una pianta artificiale: una pianta, per non essere artificiale, deve venir su dalla terra, adagio, secondo le tutte le sue leggi.
Così, per non essere superficiale o fittizia,
la felicità dell’uomo deve nascere anche dalla sua libertà: dalla sua libertà e dalla mano di Dio.
Chi è senza lavoro è più facilmente depresso, è meno libero. Siccome tanti nostri amici stanno facendo fatica a trovare lavoro, come devono guardarlo questo tempo? (116)
Prima di tutto, il lavoro è un’espressione essenziale della vita dell’uomo,
ed è il modo essenziale con cui l’uomo imita Iddio.
La regola ultima non è che debba lavorare a questa o a quella cosa, ma che obbedisca a Dio. Il grande lavoro di Cristo è l’obbedienza al Padre.
Quando padre Kolbe è stato preso e messo in quell’antro in cui è morto, non lavorava come prima, è stato chiamato ad un altro lavoro ben più grande: ha fatto la volontà del Padre.
Perciò, non è il lavoro il valore della vita, il valore della vita è l’obbedienza: nell’obbedienza è implicato anche l’impegno nel lavoro.
Prima hai detto: ciò che rende ragionevole la fatica dello studio è la stessa ragione per cui ti sei innamorato di Cristo (117)
C’è una ragione per cui sono innamorato di Cristo – Cristo mi dice””Studia” – e io gli obbedisco: che innamoramento è, se non gli obbedisco.
La ragione per cui mi sono innamorata di Cristo è per l’eccezionalità riconosciuta? (118)
Certo. E questo uomo eccezionale ti dice: «Chi non lavora neppure mangi!»
Perciò dì alle tue amiche che non hanno lavoro di fare in fretta a trovarsi un lavoro.
Questo sottolinea che non c’entra questo o quel lavoro: c’entra il lavoro.
Si trova qualsiasi cosa, basta che lavori.
Senza lavoro un individuo si rattrappisce e mente alla sua stessa vita: è tutta la compagnia che dovrà interessarsi perché abbia un lavoro.
Nel libro di S.M. Giraud Sacerdote ed Ostia si descrive la malattia di un diacono, una malattia durata 25 anni, in cui il lavoro consisteva nella coscienza con cui giorno per giorno cercava di vivere la malattia offrendola a Dio in remissione per il mondo.
Questo è un lavoro. Perché il lavoro è l’applicazione alla realtà, che resta così più dinamizzata verso il suo destino, della coscienza e dell’affettività e dell’operosità costruttiva nell’uomo che vive la fede.
Io vorrei capire meglio questa frase: la libertà si attua nel possesso (120)
Come è stata definita la libertà? Capacità di aderire all’Essere, capacità di adesione alla totalità dell’Essere, capacità di adesione al fine, al destino.
Allora se la libertà, se la libertà è questa capacità di adesione,
c’è tanta più libertà quanto più uno possiede l’essere, possiede la realtà.
Per questo la verginità è un possesso più grande per la totalità della dedizione.
Possedere vuol dire entrare in rapporto a livello dell’essere con un’altra cosa.
L’uomo ha un modo di possedere che da una parte tocca quello dell’animale e dall’altra tocca, sia pure allo stato appena accennato, il possesso di Dio
«A Cristo c’è una sola alternativa, il niente»; vorrei che mi spiegassi meglio questa frase. (121)
Cristo è venuto ad educare l’umanità al senso religioso,
per educare, cioè, l’umanità a capire, ad affermare, a riconoscere che c’è uno scopo ultimo a tutto l’andamento delle cose.
Questo scopo ultimo è Dio.
Perciò, Cristo è venuto per educare l’uomo a fare tutto in funzione del del suo destino.
Se tu come ipotesi di lavoro invece che Cristo prendi l’anti-Cristo, tu prendi come ipotesi di lavoro qualcosa che, come tale, non aderisce a niente.
Parlando della libertà imperfetta hai detto che noi possiamo scegliere la cosa giusta con la coscienza del destino. Mi sembra di aver scelto non con questa coscienza del destino (123)
La coscienza del destino non è necessaria perché tu cammini verso la verità del tuo destino.
Tu puoi scegliere le cose che ti portano verso il tuo destino anche semplicemente per il il terrore che “senza questo, cosa ti rimane”?…
Perché se tu elimini l’ipotesi positiva ti rimane l’ipotesi negativa: dove andiamo a finire?
Questa seconda non è mai razionale, perchè non spiega, non è mai ragione comprensiva di tutto.
Con l’ipotesi negativa non si viene a capo di nulla, non si scoprirebbe niente, non avanzerebbe la scienza, non avanzerebbe la tecnica.
Anche la dinamica della libertà senza Cristo è inimmaginabile? (124)
Senza Cristo sarebbe una cosa che uno sentirebbe più giusta, più naturale, ma non avrebbe gli elementi per una sicura chiarezza, soprattutto non avrebbe l’elemento fondamentale, cioè il coraggio di affermarla.
È un problema di metodo questo? (124)
Che occorra usare per risolvere un problema, un’ipotesi positiva e non un’ipotesi negativa, è la più grave questione di metodo che si possa citare.
Là dove si parte con l’idea negativa che la vita è senza senso, manca la vita, viene meno la vita: i bambini non ci sono più.
Che differenza c’è tra questa ipotesi negativa che blocca e il temperamento malinconico che viene definito positivo nel libro di scuola di comunità? (125)
Il temperamento malinconico è definito positivo in quanto è predisposto a intuire più facilmente il limite che ha ciò che sembra ovvio nelle cose.
Tutte le cose sono limitate.
C’è una malinconia che fa capire il limite delle cose e che, dunque, le cose son fatte e sostenute da un Altro e si butta alla ricerca; e c’è una malinconia, una tristezza che dice: “Tutto è niente”.
Ho avuto un rapporto con un ragazzo di 27 anni malato di tumore terminale. Lui aveva dentro un desiderio di vita e davanti alla malattia lui sentiva che il suo destino era contrario a quel desiderio che…..(126)
No! E’ sbagliato l’ uso della parola “destino”! Il destino era per la vita e le circostanze erano per la morte: vince il destino!
Perciò c’è l’immortalità e la vita non si risolve soltanto nei limiti che hai di qui.
Non è un ragionamento: è un cedere psicologico, è un cedimento ad una debolezza.
Se il destino ti dice “Sono fatto per la vita”, vuol dire che questo è più forte e prevarrà, prevale sul fatto che tu , nelle circostanze in cui sei, debba morire.
Vuol dire che c’è qualcosa d’altro o un’altra posizione.
Se non ci fosse un’altra posizione, qualcosa d’altro per il quale il destino trionfa, allora tutto è destinato a diventare niente.
Il dramma è che il 99% delle madri non insegna più queste cose ai figli e per questo non sono madri: […] si è madri se si educa al destino.
La libertà può permettere un’adesione totale, ma anche un no secco (128)
Soprattutto secco ….. tac!
Qual è il lato positivo di avere la libertà? Perché mi viene da dire, sarebbe meglio non averla. (128)
Va a leggerti il Mistero dei santi innocenti di Peguy dove Dio parla e dice: come è più bello avere come servi uomini liberi invece che degli schiavi.
Dio ha fatto l’uomo a immagine e somiglianza di ciò che Lui è, supremamente: la suprema libertà.
Dio è la libertà: è la libertà il più gran dono di sé che Dio ha fatto all’uomo facendolo simile a sé; per cui l’uomo è signore di sé stesso e del creato.
L’applicazione della libertà è semplicissima.
Basta riconoscere e accettare l’evidente, aderire a una presenza evidente.
Riconoscere ed accogliere una presenza evidente.
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