Libro “Generare tracce nella storia del mondo” di don Luigi Giussani
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Lettera «T»
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TEMPIO
(70) – La Madonna, questa giovane donna di quindici-diciassette anni, è stata eletta perché fosse e creasse la prima dimora, il primo tempio di Dio nel mondo, del Dio vero e vivo.
(118) – (Le circostanze implicano un luogo) Questo luogo si chiama biblicamente «dimora», «casa», «tempio».
Il tempio è il luogo dove l’uomo incontra, udendone la voce e il messaggio, la compagnia del Signore, è il luogo dove il Signore indica la strada, il pezzo di strada che a Lui interessa segnalare e dove tutto (la compagnia tra gli uomini e con le cose) richiama l’approssimarsi del Destino.
(123) – La dimora – che vive come famiglia, come monastero, convento, «casa» dei Memores Domini, o come gruppo di fraternità – è il luogo – il tempio – dove uno impara a vedere nel tempo e nello spazio, nell’altro concreto il mistero di Cristo.
(180) – In tale appartenenza (all’Avvenimento) la tenda diventa dimora, tempio, luogo dove Dio si rivela continuamente misericordioso e l’uomo si ritrova continuamente nel «sì» Simone.
TENEREZZA
(114) – Il «sì» di Simone non è stato l’esito di una forza di volontà, non è stato l’esito di una «decisione» dell’uomo Simone: era l’emergere, il venire a galla, di tutto un filo di tenerezza e di adesione che si spiegava per la stima che aveva di Lui (perciò era un atto di ragione) per cui non poteva che dire di sì.
Questo è il «gioco» umano più vero, più autentico, quello che ci rende più amici con chi è più amico, ci fa pieni di tenerezza verso nostra madre e di ammirazione per nostro padre: esso aumenta col tempo , non si ferma mai.
(120) – Un uomo che guardasse la donna solo per la tenerezza che gli desta o il palpito che gli fa nascere, potrebbe procreare, diventare padre, in senso meramente biologico, anche per caso.
Tenerezza verso Cristo
(147) – La tenerezza verso Cristo ci fa diventare protagonisti nuovi nella società fino alla politica e nella storia fino alla creazione di una civiltà.
TENSIONE
(97) – La nostra imitazione di Lui è nello spazio della misericordia.
Per questo la moralità è una tensione di ripresa continua.
(108) – L’importante di quel «Sì, Signore, io Ti amo» è una tensione di tutta la propria persona, determinata dalla coscienza che Cristo è Dio e dall’amore a quest’Uomo che è venuto per me: tutta la mia coscienza è determinata da questo, io posso sbagliare mille volte al giorno, fino ad avere vergogna di alzare la testa, ma questa certezza non me la toglie nessuno.
(147) – Per i cristiani, in tempi in cui, come dice Eliot, «gli uomini hanno dimenticato tutti gli dei, salvo l’Usura, la Lussuria e il Potere», questi dei valgono meno della tensione per l’ideale.
La vita è concepita come tensione verso il Destino, come lotta per il bene, così che diventa facile mettersi in comune per aiutarsi.
(156) – «Lotta» è la nostra parola. Questa è la concezione della vita, della vita come morale, lotta o ascesi, come dicevano i nostri padri, una ascesi vera e propria, una tensione a diventare migliori,
(195) – La libertà non è la semplice possibilità di scelta, ma è esigenza e desiderio dell’infinito, tensione all’infinito.
Tensione verso il significato ultimo
(33) – Il senso religioso coincide con la ragione nel suo aspetto profondo di tensione inesausta verso il significato ultimo della realtà. È questo impeto illimitato verso l’infinito che spinge la ragione a interessarsi di tutti i fattori della realtà.
TESTIMONE/TESTIMONIANZA
(125) – È un altro mondo che dobbiamo costruire, e di esso siamo i primi testimoni. Testimoni di quella normalmente impossibile unità che diventa invece esperienza e rende possibile la sopportazione, la pazienza e la misericordia degli uni verso gli altri, la totalità del condividere, la magnanimità in ogni circostanza.
(154) – Non esiste niente, al di fuori della passione per la gloria umana di Cristo, che possa con un minimo di stabilità e di equilibrio dare gioia al cuore; e questa gioia diventa la testimonianza della sua gloria: «Popolo di Sion, ecco il Signore viene a salvare tutte le genti; il Signore manifesterà la sua gloria e avrete la gioia nel cuore» ((Antifona allo spezzare del Pane della III domenica di Avvento. Cfr. Is 30, 19-30).
«Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso» (1 Cor 2,1-2).
(171) – È la vita del cristiano, in quanto dimostra questa obbedienza, che «testimonia» il Signore.
TRADIMENTO
(147) – I cristiani vivono senza scandalo per i propri errori, per il tradimento – dolorosissimo inconveniente dell’incoerenza – dentro una continua ripresa dell’orizzonte ideale.
Tradimento di Pietro
(99) – (Pietro) Il tradimento era stato l’ultimo grosso errore fatto, ma tutta la sua vita, anche nella familiarità con il Maestro, era stata tribolata, per via del suo carattere istintivo, del suo farsi avanti senza calcoli.
Quel tradimento aveva fatto emergere con chiarezza in lui il resto dei suoi errori, quanto lui non valesse niente, quanto fosse debole, debole da far compassione.
TRADIZIONE
(53) – La memoria è la storia tra l’origine e l’ora.
Il contenuto materiale (pensiero, affettività, opera) della parola memoria si chiama anche Tradizione.
(73) – Attraverso l’umanità della Chiesa il divino ci raggiunge sia come «comunicazione di verità» (Scrittura, Tradizione, Magistero), perciò come aiuto all’uomo a raggiungere una obiettiva chiarezza e sicurezza nel percepire i significati ultimi della propria esistenza, sia come comunicazione della realtà divina stessa – Grazia – attraverso i Sacramenti.
TU
(100s) – «Signore, Tu lo sai che io ti amo. Per Te è tutta la mia preferenza dell’animo mio. Tutta la preferenza del mio cuore. Tu sei l’estrema preferenza della vita, l’eccellenza suprema delle cose. Io non lo so, non so come, non so come dirlo e non so come sia, ma nonostante tutto quello che ho fatto, nonostante quello che posso fare ancora, io Ti amo».
(101) – «Sì, Signore, Tu sai che sei l’oggetto della mia simpatia suprema, della mia stima suprema»: così nasce la moralità
(167) – Appartenendo come natura nuova alla missione di Cristo, cambia l’autocoscienza della nostra persona in modo tale che il principio dell’azione non è più l’io ma il Tu.
(191) – La libertà è quel livello della natura in cui la natura diventa capace di rapporto con l’infinito, dice «Tu» a questa ineffabile, incomprensibile, inimmaginabile presenza senza la quale non è concepibile nulla, perché nulla si fa da sé.
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