Temi di “Generare tracce nella storia del mondo”

Libro “Generare tracce nella storia del mondo” di don Luigi Giussani

ABCDEFGILM/NO PRSTUV

Lettera «U»



UMILTA’

(65) – La storia del popolo ebraico è il preavviso di ciò che sarebbe accaduto a tutta l’umanità.

Leggendo con intelligenza e umiltà – con affetto verso il mistero dell’Essere, verso il mistero del Padre – la storia del popolo ebraico, si possono ben ravvisare queste linee di sviluppo, questi contrassegni di scopo.

(78) – Il Mistero di dio che si esprime come libertà nella scelta o nella elezione, vibra, può e deve vibrare, con timore e tremore, con umiltà assoluta, dentro la preferenza umana, perché la preferenza umana è l’ombra della scelta della libertà di Dio.

Perciò non esiste nell’uomo riverbero umile, pieno di timore e tremore, di preferenza se non per l’amore al mondo, per il beneficio da portare al mondo, per passione al mondo.

(96) – Nella coscienza di essere peccatori sorgono invece la possibilità di una discrezione, la nostalgia di una verità per sé e per l’altro, il desiderio che almeno l’altro sia più buono di sé, l’umiltà.

(109) – Questa è la morale nuova: è un amore, non regole da seguire.

E il male è offendere l’oggetto dell’amore o dimenticarlo.

Si può benissimo poi, analizzando con umiltà tutti i corsi e ricorsi della vita di un uomo e dire: «Questo sarebbe bene, questo sarebbe male», elencare, mettendoli in ordine, tutti gli errori in cui l’uomo può incorrere: si può fare, cioè, un libro di morale. Ma la morale è in me, che amo colui che mi ha fatto e che è qui.

UNITA’

(59ss) – Tutti voi siete uno, eis, un essere solo, una sola in Cristo Gesù.

Questa è l’unità di cui prese coscienza, confusamente, sulla strada di Damasco, quell’uomo caduto per terra che si sentì dire: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?».

L’unità con Cristo coincide con l’unità fra i cristiani.

(60) Il rapporto di unità fra me e Cristo, fra te e Cristo, è il rapporto di unità fra me e te.

La più grande rivoluzione sperimentabile è un’unità umanamente sperimentabile.

Chi crede in Cristo e cerca di seguirlo, pur restando un povero uomo, partecipa dell’unica realtà che può cambiare il mondo, della realtà più desiderata e più impossibile a raggiungersi da parte dell’uomo: l’unità tra gli uomini.

L’esigenza di unità sta alla radice di tutta l’espressione dell’io, appartiene alla definizione dell’io.

(61) Quanto più l’uomo cerca di realizzare la sua aspirazione originale all’unità, tanto più questa unità gli si rivela impossibile, non raggiungibile dalle sue sole forze: nemmeno l’unità tra uomo e donna, tra genitori e figli, gli appare possibile, anzi, gli viene da dire, tanto più quella.

Come si può approdare ad una esperienza di unità in cui l’esigenza di compagnia trovi reale soddisfazione?

L’esigenza originale di unità dell’uomo si può capire solo alla luce del dio uno e trino. L’essere ultimo è comunionale nella sua stessa sostanza misteriosa.

(62) Vivere il Mistero della Chiesa, cioè l’unità fra gli uomini scelti da Cristo, costituisce il miracolo più grande che svela alla confusione degli spiriti umani la presenza del Mistero che fa tutte le cose.

«Cristo tutto in tutti»: l’unità è la categoria suprema dell’essere e del vero, tanto desiderata quanto inconcepibile.

San Gregorio di Nissa: «Fra tutte le parole totalizzanti che Cristo rivolge al Padre ce n’è una che è la maggiore di tutte e tutte le riassume.

Ed è quella per cui Cristo ammonisce i suoi a trovarsi uniti nelle soluzioni delle questioni e delle valutazioni circa il bene da fare».

(63) il fenomeno che più dimostra la potenza divina è proprio l’unità di coloro che Lo riconoscono.

Nel cambiamento del modo con cui guardo l’altro, con cui gli dico «tu», è abolita l’estraneità, tutto freme verso l’unità.

Cristo è presente hic et nunc a noi nella unità che ci chiama a vivere la Chiesa.

La cosa più grande che si possa vedere nel mondo è che certi uomini sono uniti tra loro come membra di un solo Corpo.

Veramente l’ideale rivoluzionario dell’unità si è attuato in Cristo.

Veramente l’ideale rivoluzionario dell’unità si è attuato con Cristo.

(64) Da quell’Uomo, per lo Spirito di quell’Uomo morto e risorto, che domina tempo e spazio, così potente da vincere la morte, questa unità è arrivata fino a noi: perché attraverso la nostra unità Egli diventi ora salvezza per il mondo.

Non esiste Cristo nella storia senza di noi, ma non esiste un «noi», la comunione fra noi, senza Cristo.

Unità come ideale supremo

(60) – Ogni grande rivoluzione umana ha avuto come ideale supremo l’universalità: fare di tutta l’umanità una cosa sola.

E anche l’ideale supremo di ogni grande filosofia è stato quello dell’unità tra tutti gli uomini: un’unità in cui ognuno sia sé stesso e nello stesso tempo una cosa sola con gli altri.

Unità con Cristo

(82) – Cristo, donandosi, perfeziona l’uomo in sé stesso.

Dentro il segno della materia, realmente avviene quello che il segno indica: Cristo diventa un’unità con me. 

In un segno realmente si comunica alla nostra vita un rapporto ontologico, inimmaginalmente profondo.

Unità tra cristiani

(145s) – Il «sì» di Simone a Cristo comporta un inizio di mondo nuovo che si documenta visibilmente nell’unità tra coloro che Lo riconoscono: si documenta fenomenicamente come una unità la quale ha la profondità ontologica originale: è un organismo nel senso reale del termine, è il Corpo misterioso di Cristo.

L’avvenimento di Cristo si mantiene nella storia, è presente in ogni «presente», documentandosi fenomenicamente come una unità di uomini che sono insieme perché c’è Lui, perché hanno riconosciuto di essere stati scelti da Lui.

Questa unità non è una omologazione, una identità di volti senza senso, ma è costituita di volti precisi.

La ragione per cui l’unità del Popolo non è omologante, ma ricca di sfumature, è che ogni realtà che lo compone nasce da una storia in cui un «incontro» ha messo insieme le persone e ha segnato la via.

L’unità di gente che Lo riconosce in un determinato ambiente, in quanto legata alla comunione di tutti coloro che credono in Cristo presente, incide sulla società, come presente, e sulla storia, come continuità della società.

Questa unità rende protagonista l’uomo nuovo battezzato che, per amore di Cristo, tende a creare un mondo più umano per tutti in nome Suo.

Per sua natura, tale unità (siano due o in duecento milioni) incide nella società fino alla politica e nella storia in quanto cultura e civiltà.

UOMO CHIAMATO

(vedi anche elezione, scelta, preferenza)

(71) – (Nella diffusione del cristianesimo) chi è il mediatore, chi rende quello che c’è nel suo ambito tutto per Cristo?

L’uomo, l’uomo chiamato, l’uomo eletto, colui che risponde, l’uomo mandato a compiere la missione affidatagli da Cristo («come il Padre ha mandato me così io mando voi»): quest’uomo rinnova il mondo, è il protagonista visibile della sua redenzione.

(75ss) – Cristo chiama alcuni perché tutti s’accorgano del suo avvenimento.

Ha chiamato alcuni perché lo comunicassero agli altri, ee questi ad altri ancora, in un flusso umano che è giunto fino ad ora, fino a me, per raggiungere altri attraverso me.

Noi, in quanto chiamati siano resi parte di quel virgulto che è iniziato nel seno della Madonna.

(77) Egli si concentra su alcuni che chiama amici; quello che Egli ama coincide con il loro cuore, quello che Egli crea coincide con le loro opere.

Con i vescovi e i sacerdoti, tutti i cristiani sono chiamati a far parte di questa scelta e della responsabilità di questa funzione.

(78) «Chiamò quelli che volle»: questo è il fondamento ontologico, il fattore costituente della vocazione cristiana.

(169) – Per chi è chiamato, scelto da Dio con il Battesimo, il mestiere della vita non è tanto essere padre o madre, avvocato o professore. In tutto questo il suo mestiere è quello di essere profeta, perché la missione innanzitutto è profezia, che vuol dire «parlare davanti a tutti», diffondere il messaggio, il Vangelo, l’annuncio buono, diffondere la Parola.


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