Libro “Generare tracce nella storia del mondo” di don Luigi Giussani
A – B – C – D – E –F – G – I – L – M/N – O – P – R – S –T – U – V
Lettera “B”
Links ai singoli temi
BAMBINO (essere come un bambino)
(92) – È una lealtà dello sguardo all’avvenimento ciò che permette di far nascere in noi il criterio nuovo di giudizio e di non subire i criteri del «mondo».
Come un bambino di fronte al reale, che non inventa niente, non fa penetrare nessun’altra preoccupazione nel suo sguardo.
(97s) – Per questo la moralità è una tensione di ripresa continua.
Come il bambino che impara a camminare: cade dieci volte, ma tende a sua madre, si rialza e tende.
(150s) – La gloria umana di Cristo è l’attuarsi di quello che Egli è nel disegno del Padre dentro i termini del tempo e dello spazio.
Questo «attuarsi» diventa fascino e l’imponenza della presenza di Dio nella nostra vita, diventa il Tu a cui obbedire, la misericordia da implorare.
Da qui nasce la sicurezza della vita, come per il bambino tra le braccia di suo padre e di sua madre: anche se c’è una tempesta non teme.
(176) – Quando uno ha lo sguardo da bambino verso quella Presenza, piccolo o maturo che sia (basta che l’occhio sia spoglio dei “se” e dei “ma” e sia carico della domanda che nutre il cuore), allora penetra i rapporti, vicini e lontani, con una luce che non è comune a nessuno, eccetto che a chi ha la stessa posizione di fronte a Cristo, al Dio fatto Uomo, al Verbo fatto carne.
(183) – Solo se posseduti interamente da un amore, solo riconoscendoci appartenenti all’amore di Cristo «traboccante di pace», siamo come bambini che vanno al buio nella foresta senza paura.
(212s) – Ma questo essere buono con tutti fa scoppiare i nostri pensieri: meglio sarebbe se ci rendesse bambini, ci farebbe capire, a cinquant’anni, il sapore dell’essere bambini, dell’essere come bambini davanti a un padre o a una madre.
È meglio essere bambini nelle mani della misericordia.
(215) – La domanda è tutta l’espressione dell’uomo, ora, nell’istante.
Allora non si ha più paura di niente, non si ha persino più paura di sé.
E ci si sente bambini che il Padre si china a raccogliere: veramente l’uomo diventa bambino tenuto nelle braccia di suo padre.
BATTESIMO
(56) – Il Battesimo è il gesto con cui Cristo morto e risorto afferra gli uomini che il Padre gli ha dato nelle mani e li porta dentro di Sé.
Essi diventano così parte della sua figura, della sua personalità, membra del suo Corpo.
(79ss) – Egli si è mosso verso di noi e ha stabilito, come vir pugnator, una lotta per l’«invasione» della nostra esistenza, si chiama Battesimo.
88) Col Battesimo nasce gente diversa che fa la storia.
Normalmente, però, nella gerarchia di stima e di interesse che governa la nostra vita, niente è più estraneo del Battesimo.
Eppure nulla è più radicalmente decisivo nell’esistenza umana di questo fatto che si chiama Battesimo: un fatto talmente reale che è descrivibile in tutta la sua esteriorità, che ha una data precisa, ci ha investito anche fisicamente, in un momento determinato. [ … ] con quell’impatto che prende il nome di Battesimo ha avuto inizio qualcosa di irriducibilmente nuovo in noi.
Ma il Battesimo, che cosa implica? In esso si desta una memoria che dà pace al cuore, soddisfazione all’animo e che, nello stesso tempo, rende combattiva la vita, fa capire che la vita è un combattimento per l’affermazione di Cristo.
Che cosa implica, dunque, il Battesimo in me, che cosa fa accadere?
(81) Il Battesimo implica la partecipazione della mia persona al Mistero della persona di Cristo: la mia persona è incorporata nel Mistero della persona di Cristo.
L’assimilazione a Cristo che si realizza col Battesimo è la Resurrezione di Cristo che penetra nella storia, è il Corpo di Cristo Risorto che si ingrandisce sempre di più secondo i tempi del Mistero del Padre.
In un segno realmente si comunica alla nostra vita un rapporto ontologico, inimmaginalmente profondo.
(82) Il Battesimo è l’inizio di una personalità nuova, di una creatura nuova
Il Battesimo crea un essere più grande, un essere più uomo, dà inizio a una creatura nuova.
(83) San Giacomo poi parla del Battesimo come l’inizio di una «creazione nuova», e san Pietro di una nuova generazione, «non da un seme corruttibile, ma immortale» (1 Pt 1,23).
La creatura nuova che nasce dal Battesimo è contraddittoria a quello che Cristo ha definito «mondo».
(84) Ora la differenza tra l’essere chiamati nel gesto oggettivo del Battesimo e il capire, non nel senso di comprendere, ma del percepire il Mistero che vibra nel momento e nel gesto, è data da un «incontro».
(140) – L’essere mandati è inerente all’essere scelti attraverso il fatto del Battesimo.
Non si può concepire un discepolo di Cristo, un battezzato, se non per la missione.
Si nasce e si è battezzati per la missione, la grazia dell’incontro e l’educazione dell’appartenenza ci sono date per la missione.
(168) – Se parliamo di origine nuova è perché essa non è l’origine creaturale, ma l’origine dell’io nuovo nel Battesimo che lo rende partecipe della persona e della missione di Cristo.
Come si attua quindi la passione per la gloria di Cristo in quanto scopo di ogni respiro? Come questa vigilanza prende corpo oggi? In quanto afferrati nel Battesimo siamo infatti un’altra cosa rispetto a ciò che eravamo e sentivamo prima: siamo un’altra cosa che viene dal Padre ed è per la gloria umana del Figlio.
(172) – Chi non vive più per sé ma per il Tu di Dio risulta infatti essere un io non egocentrico, ma un io che afferma la gratuità del Mistero creatore, che appartiene in tutto all’unità che trae origine dal Battesimo, unità di sé e unità con gli altri.
BENE
(108s) – [ … ] non possono togliermi questo attaccamento che continuamente mi fa sussultare di desiderio del bene, cioè dell’adesione a Lui.
Perché il bene non è il «bene», ma è l’adesione a Lui, è il seguire quel volto, la sua Presenza, il portare la sua Presenza ovunque, il dirlo a chiunque, perché questa Presenza domini il mondo – la fine del mondo sarà nel momento in cui questa Presenza diventerà evidente a tutti.
(181s) – Il termine cristiano che bene esprime l’originalità e lo sviluppo culturale nella totalità dei suoi fattori è «ecumenismo», assunto nella sua originaria derivazione etimologica di oikumene.
Con esso si vuole indicare che lo sguardo cristiano vibra di un impeto che lo rende capace di esaltare tutto il bene che c’è in tutto ciò che incontra, in quanto glielo fa riconoscere partecipe di quel disegno la cui attuazione sarà compiuta nell’eternità e che Cristo ci è stato rivelato.
(183) La valorizzazione del poco o del tanto bene che c’è in tutte le cose impegna a costruire una nuova civiltà, ad amare una nuova costruzione: così nasce una cultura nuova.
BISOGNO
(21) – Il nostro cuore ha un bisogno ultimo, imperioso, profondo, di compimento, di verità, di bellezza, di bontà, di amore, di certezza finale, di felicità: perciò l’imbatterci in una risposta a queste esigenze dovrebbe essere la cosa più ovvia e normale.
E invece questa corrispondenza, che dovrebbe essere la normalità suprema, per noi diventa l’eccezionalità suprema.
(32s) – Il senso religioso non è nient’altro che la domanda di totalità costitutiva della nostra ragione presente in ogni azione, in quanto a ogni azione l’uomo è provocato da un bisogno.
Essendo dettato da un aspetto delle esigenze del cuore, la sua risposta vera ed esauriente è incommensurabile.
Il senso religioso è allora la ragione come coscienza delle realtà totale.
(195) – Questo destino infinito per cui siamo fatti si realizza attraverso i bisogni quotidiani in cui la propria sete di infinito si articola e si concreta.
I bisogni quotidiani ci sollecitano ai passi verso il destino: così il bisogno della cosa particolare è la modalità con cui l’infinito ci tocca, facendoci reagire.
Questa reazione – se nasce da un «io» impegnato e non teso al comodo – porta ad affrontare naturalmente il bisogno con una certa sistematicità.
Ciò ha come esito possibile un’«opera».
L’origine dell’opera è il tentativo di rispondere sistematicamente, secondo un’immagine suggerita da un ideale, a un bisogno che urge la propria vita nell’ora, nella giornata.
Ma come non si può nascere e non si può vivere da soli, così non si può rispondere al proprio bisogno (qualunque esso sia, anche quello più personale) se non in una compagnia, con l’aiuto di una compagnia.
Da soli nessun bisogno può essere affrontato con quella sistematicità che l’organicità della nostra vita esige.
È una cosa grande che il lavoro per un’opera, destinata a rispondere al bisogno del singolo, sia caratterizzato da questa socialità ultima della propria presenza nel mondo e, quindi, dalla necessità della compagnia.
A – B – C – D – E –F – G – I – L – M/N – O – P – R – S –T – U – V
