Temi di “Generare tracce nella storia del mondo”

Libro “Generare tracce nella storia del mondodi don Luigi Giussani

ABCDEFGILM/NO PRSTUV

Lettera «F»



FAMIGLIA

(119s) – La casa di coloro che sono chiamati a fare famiglia e quindi a plasmare lo strumento generatore da cui esce il soggetto di tutta l’azione storica, il protagonista del disegno di dio che è l’uomo.

Questa è la vocazione normale, senza la quale finirebbe la storia: la famiglia, radice del perenne sviluppo della storia, casa di Gesù, dimora del figlio dell’uomo.

La famiglia è un segno originale dato dallo stesso Creatore.

Proprio Colui che dà alla nostra natura la costitutiva urgenza di una reciprocità di stima e gratuità, proprio Lui ha creato la figura sperimentale, che rimarrà per tutta la storia, un luogo dove questa urgenza di carità diventa stabile ed essenziale: la famiglia.

(120) La compagnia dell’uomo e della donna è per la generazione di un popolo.

Un uomo e una donna si sposano: questo gesto significa che ciascuno identifica nell’altro il segno del rapporto con il tutto, con il senso di tutto, da Dio donato alla sua vita.

A questo ideale della famiglia si ispira la forma stessa della convivenza anche di chi si dedica a Dio; e chi vive la famiglia, a sua volta, trova in quanti si dedicano a Dio un esempio attuato, carico di richiamo e pieno di conforto per sé, della totalità di questo ideale.

Che cosa occorre perché un uomo e una donna diventino padre e madre? Innanzitutto uno sguardo diverso tra di loro.

(121) La prima condizione del nuovo guardarsi è la permanenza, il legame essenziale, da cui si estrae il profumo dell’appartenenza.

È a questo punto che comincia il meglio: la gratuità.

È un avvenimento che dà inizio a questo legame, come un bambino dà un nuovo inizio a una famiglia: in Esso emerge il legame stabile, cioè di appartenenza

FARISEISMO

(vedi anche moralismo)

(96s) – Il moralismo si traduce in due sintomi gravi.

Il primo è, appunto, il fariseismo.

Nessuno è più antievangelico di chi si considera onesto, perché non ha bisogno di Cristo.

Il fariseo vive senza tensione, perché stabilisce lui stesso la misura del giusto e la identifica con ciò che crede di poter fare.

(A proposito delle leggi) Chi può dire «Le osservo tutte»? Il fariseo nel tempio!

Ma è un fariseo, e allora trascolora il significato del termine e diventa sinonimo di impostore, di presuntuoso.

La coerenza è un miracolo e perciò la moralità è un miracolo.

(113) – Tutti i farisei si scandalizzavano del Maestro perché stava con quelli che non osservano le leggi!

E gli apostoli non sapevano che cosa rispondere: «Non sappiamo se non rispettiamo le leggi, però siamo attaccati a quest’uomo»

FASCINO

(54) – [ … ] qui si innesta tutto il lavoro educativo che occorre sviluppare soprattutto nei confronti dei giovani, perché a partire dal fascino dell’incontro ci si renda conto di tutto quello che è in esso implicato.

(150) – La gloria umana di Cristo è l’attuarsi di quello che Egli è nel disegno del Padre dentro i termini del tempo e dello spazio, l’attuarsi del potere che ha avuto dal Padre, al quale diceva: «Tu mi hai dato nelle mani ogni carne».

Questo «attuarsi» diventa fascino e l’imponenza della presenza di Dio nella nostra vita, diventa il Tu a cui obbedire, la misericordia da implorare.

Di qui nasce la sicurezza della vita….

FATTO

(vedi anche avvenimento)

(15) – Il Mistero che è alla radice di tutte le cose ha voluto farsi conoscere dall’uomo.

È un Fatto accaduto nella storia, è l’irrompere nel tempo e nello spazio di una Presenza umana.

(25) – Ora, quel Fatto, l’avvenimento di quella presenza umana eccezionale, si pone come il metodo scelto da Dio per rivelare l’uomo a se stesso, per risvegliarlo a una definitiva chiarezza riguardo ai suoi fattori costitutivi, per aprirlo al riconoscimento del suo destino e sostenerlo nel cammino a esso, per renderlo nella storia, soggetto adeguato di una azione che porti il significato del mondo.

(30) – Avvenimento è un fatto che emerge nell’esperienza rivelando il Mistero che lo costituisce.

(34s) – La fede cristiana è la memoria di un fatto storico in cui un Uomo ha detto di sé una cosa che altri hanno accettato come vera e che ora, per il modo eccezionale in cui quel Fatto ancora mi raggiunge, accetto anche io.

(35) È un fatto accaduto nella storia: un bambino, nato da donna, è stato iscritto all’anagrafe di Betlemme, che, diventato grande, annunciava di essere Dio: «Io e il Padre siamo una cosa sola».

(39) – L’incontro è un fatto storico totalizzante

L’incontro è un fatto storico, accade in un preciso istante della vita, si riconduce sempre a un momento puntuale della nostra esistenza.

L’incontro, che segna l’inizio di un cammino, è un momento fatto di tempo e di spazio, avviene in un’«ora» precisa, che si può segnare sull’orologio.

(79s) – Egli si è mosso verso di noi e ha stabilito, come vir pugnator, una lotta per l’«invasione» della nostra esistenza, si chiama Battesimo.

È un fatto oggettivo: un uomo che è preso e attraversa l’acqua di un pozzo, di una fonte, come attraversasse un mare, il mare della vita.

Con questo fatto oggettivo – che chiama l’uomo a comprendere e accettare di essere parte dell’avvenimento di Cristo: la fede è parte dell’Avvenimento – nasce un uomo diverso, gente diversa.

(80) Nulla è più radicalmente decisivo nell’esistenza umana di questo fatto che si chiama Battesimo: un fatto talmente reale che è descrivibile in tutta la sua esteriorità, che ha una data precisa, ci ha investito, anche fisicamente, in un momento determinato.

Come ogni fatto, può avere un’apparenza fragilissima, ma con quell’impatto che prende il nome di Battesimo ha avuto inizio qualcosa di irriducibilmente nuovo in noi.

(179) – È una non mortificazione del nostro orgoglio, è il peccato originale che immette, nella semplicità dell’origine, nella semplicità creaturale, corpi estranei indotti da altro e assunti da noi.

Così facendo si assumono dall’esterno delle clausole ad un Fatto irriducibilmente originale, che richiede invece, per realizzarsi, solo la libertà di adesione a esso nella sua totalità.

Si accetta Dio a parte che concordi con l’ideale culturale dominante, sia esso quello umanistico, rinascimentale o razionalista.  

FEDE

(35) – Essere attenti a ciò che faceva e diceva quell’uomo, così da arrivare a dire: «Io credo a Costui», aderire alla Sua presenza affermando come verità ciò che egli diceva, questa è la fede.

La fede è un atto della ragione mossa dall’eccezionalità di una Presenza, che porta l’uomo a dire: «Costui che parla è veritiero, non dice menzogne, accetto quello che dice».

Immaginiamo quale sfida rappresenti per la mentalità moderna la pretesa della fede: che esista un uomo – a cui io posso dire «tu» – che dica: «Senza di Me non potete fare nulla», che esista cioè, un Uomo-Dio.

(40s) – La fede di chi è colpito dall’avvenimento cristiano, lo riconosce, vi aderisce, si chiama «fede».

(41) Avere la sincerità di riconoscere, la semplicità di accettare e l’affezione di attaccarsi a tale Presenza, questa è la fede.

(43ss) – Il riconoscimento della presenza di Cristo avviene perché Cristo «vince l’individuo.

Perché avvenga la fede nell’uomo e nel mondo deve cioè accadere prima qualcosa che è grazia, pura grazia: l’avvenimento di Cristo, dell’incontro con Cristo, in cui si fa esperienza di una eccezionalità che non può accadere da sola.

La fede è essenzialmente riconoscere la diversità di una Presenza, riconoscere una Presenza eccezionale, divina.

(44) La fede è parte dell’avvenimento cristiano perché è parte della grazia che l’avvenimento rappresenta, di ciò che esso è.

La fede appartiene all’avvenimento perché, in quanto riconoscimento amoroso della presenza di qualcosa di eccezionale, è un dono, è una grazia.

In noi, la fede, è sia riconoscimento dell’eccezionale presente, sia l’adesione semplice e sincera che dice «sì» e non oppone obiezioni: riconoscimento e adesione sono parte del momento in cui il Signore, attraverso la forza del Suo Spirito, si rivela a noi, sono parte del momento in cui l’avvenimento di Cristo entra nella nostra vita.

(45) La fede è il «riconoscimento» che Dio è diventato fattore dell’esperienza presente.

La fede rappresenta il compimento della ragione umana.

La fede coglie così un culmine oltre la ragione: senza di essa la ragione non si compie, mentre in essa la ragione diventa scala della speranza.

La fede è razionale, in quanto fiorisce sull’estremo limite della dinamica razionale come un fior di grazia, cui l’uomo aderisce con la sua libertà.

(46) In quanto è una conoscenza che si lascia totalmente determinare dall’oggetto, la fede è riconoscimento «amoroso».

In quanto l’oggetto della fede è oltre l’oggetto normale e proprio della ragione – il suo oggetto è il divino presente – per poterlo riconoscere occorre innanzitutto che esso si manifesti attraverso una presenza eccezionale: tale eccezionalità «prende» il cuore dell’uomo, così che l’uomo può riconoscerLo e aderirvi in forza di una corrispondenza che ha constatato.

Fede e ragione

(34) – Per l’uomo moderno, «fede» non sarebbe genericamente altro che un aspetto della «religiosità», un tipo di sentimento con cui vivere l’irrequieta ricerca della propria origine e del proprio destino, che è appunto l’elemento più suggestivo di ogni «religione».

Ben differente è invece la dinamica della fede così come emerge nella rivelazione cristiana.

Mentre la religiosità nasce dall’esigenza di significato destata dall’impatto con il reale, la fede è riconoscere una presenza eccezionale, corrispondente in modo tale al proprio destino, ed è aderire a questa Presenza.

La fede è riconoscere come vero quello che una Presenza storica mi dice di sé.

(45) – In quanto «riconoscimento», (la fede) è un atto della ragione, un giudizio, non un sentimento o uno stato d’animo.

La fede rappresenta il compimento della ragione umana.

Essa è l’intelligenza della realtà nel suo orizzonte ultimo, il riconoscimento di ciò in cui tutto consiste.

Fede parte dell’avvenimento

(40)La fede di chi è colpito dall’avvenimento cristiano, lo riconosce, vi aderisce, si chiama «fede»

FELICITA’

(31) – Quale intensità è promessa alla vita di chi coglie, istante per istante, il rapporto di tutto con l’origine!

Ogni istante ha un rapporto definitivo con il Mistero, e perciò non si perde nulla: esistiamo per questo, ed è questa la nostra felicità.

(112) – È la parola responsabilità quella che assicura l’esito di una esperienza di corrispondenza al vero, al fascino del bello, alla commozione del buono, all’ineffabile felicità.

(150) – Tale minaccia (cultura secolarista) investe soprattutto due cose: in primo luogo l’anticipo di felicità dell’uomo, che si chiama con un termine biblico «eredità», e l’attesa certa di essa che compone e definisce l’uomo vero; in secondo luogo l’esistenza di un popolo.

(169) – È la passione, lo struggimento per la gloria di Cristo, che coincide con la felicità degli uomini, che fa nascere la missione.

(219) – «Così seguendo il tuo disegno di amore, l’uomo trascorre da una condizione di morte a una prodigiosa salvezza».

La felicità è il dono della patria mentre la misericordia è la pace del cammino: «Vieni, Signore Gesù!».

FIDUCIA

(210) – L’uomo può solo abbandonarsi.

In questo abbandono gli avviene di sperimentare l’amore del Mistero come forza che lo «assorbe», che lo ricrea.

È un’assoluta fiducia, è un assoluto abbandono, un abbandono paragonabile a quello della Madonna nell’istante in cui «l’angelo partì da lei».

FIGLIOLANZA

(88s) – Questo è dunque il dinamismo implicato dall’appartenenza, questo è il bisogno di una compagnia vera, perché essa sia sorgente di missione in tutto il mondo: non discepolanza, non ripetitività, ma figliolanza.

Ciò che il figlio fa è più grande proprio e solo in quanto realizza di più quello che dal padre ha sentito e visto.

(89) È la filiazione che genera.

Dalla figliolanza la generazione

(89) – È la filiazione che genera: il sangue dell’uno, il padre, passa nel cuore dell’altro, il figlio, e genera una capacità di realizzazione diversa.

FIGLIOL PRODIGO

(209) – Nel famoso quadro di Rembrandt, il figliol prodigo è lo specchio del Padre.

La cosa più spettacolosa e misteriosa è che la faccia del Padre è lo specchio del figliol prodigo.

In Lui si riverbera il dolore del figlio, e perciò la disperazione salvata, la distruzione impedita, la felicità che sta per riaccendersi, nell’istante in cui sta per riaccendersi, dove trionfa la bontà.

Trionfa la bontà del figliol prodigo, perché piange per l’errore fatto.

Ma trionfa la bontà del Padre: questo è il concetto di misericordia, che l’uomo non può arrivare a comprendere, a dire.

(211) – La descrizione del figliol prodigo è la descrizione della misericordia che investe e penetra la vita di quel giovane.

FRATERNITA’

(123) – Dunque la dimora – che vive come famiglia, come monastero, convento, «casa», dei Memores Domini, o come gruppo di Fraternità – è il luogo – il tempio – dove uno impara a vedere nel tempo e nello spazio, nell’altro concreto il mistero di Cristo.


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