Riassunto di “Si può vivere così?”

Temi di «Si può vivere cosi?» in ordine alfabetico

A BCDEFG ILMNOPRSTUV

Appunti personali dal libro di don Giusssani edit. RIZZOLI

Edizione di riferimento

Questo libro raccoglie i dialoghi con un gruppo di giovani che iniziano il loro cammino vocazionale nell’associazione ecclesiale Memores Domini, esperienza di donazione totale a Cristo nata nel movimento di Comunione e Liberazione

INDICE

NOTA BENE PER L’UTILIZZO DEGLI INDICI: solo i NOVE capitoli principali in rosso sono linkati. All’apertura di ogni capitolo si trova indice linkato di tutti i singoli titoli e sottotitoli di ogni singolo capitolo.

  1. La fede
    • un metodo di conoscenza che impegna la ragione
      • conoscenza diretta e indiretta
      • conoscenza per fede
      • un metodo fondamentale p er la cultura e la storia
      • una premessa decisiva
      • invito alla preghiera
    • la dinamica della fede
      • la credibilità del testimone
      • l’inizio di un fatto nuovo nel mondo
        • a) un incontro
        • b) una Presenza eccezionale
        • c) lo stupore
        • d) Chi è costui
        • e) la responsabilità di fronte al fatto
    • Assemblea/la fede
  2. La libertà (i cinque passaggi della fede)
    • Che cosa è la libertà
      • esperienza della soddisfazione
      • la traiettoria della libertà
    • Come la libertà si muove
      • a) attraverso le creature
      • b) la libertà imperfetta
    • Le condizioni della libertà
      • a) la coscienza del destino
      • b) il governo di sé
    • La compagnia
    • Una sintesi
    • Invito alla preghiera
    • Assemblea/la libertà
  3. OBBEDIENZA
    • La ragionevole conseguenza della fede
      • a) l’obbedienza nasce come atteggiamento ragionevole
      • b) il contenuto della parola seguire
      • c) per questo Dio lo ha glorificato
      • d) la ragionevolezza del seguire
    • La vera obbedienza è un’amicizia
      • a) seguire uno che ti sta davanti
      • b) seguire: capire ed imitare
      • c) obbedienza, gesto dell’io
      • d) il vero seguire è amicizia
    • Sintesi
  4. LA SPERANZA
    • Certezza sul futuro
      • un possesso già dato
      • sicuri del compimento
    • La dinamica della speranza
      • il desiderio
      • la certezza dell’adempimento
      • il sogno e l’ideale
      • una domanda che invade tutto
    • Verso il possesso di un bene arduo
      • certezza e desiderio
      • il desiderio di un bene arduo
      • l’inevitabile incertezza
        • a) un cammino di fatica
        • b) la forza di Gesù (un corollario: la pazienza)
        • c) la fedeltà all’appartenenza
        • d) il perdono
      • il perdono
      • l’opposto della pazienza
      • testimonianza
    • Assemblea/la speranza
  5. LA POVERTA (dalla speranza la povertà)
    • Non sperare la felicità futura da un certo possesso presente
      • a) dalla certezza che Dio compie, la libertà delle cose
      • b) letizia
      • c) libero perché nulla ti manca
  6. LA FIDUCIA (il percorso dalla fede alla fiducia)
    • La fiducia è affidarsi a uno
    • I corollari della fiducia
      • a) abbandono
      • b) tutto posso in Colui nel quale è la mia forza
    • Il banchetto più grande della storia della casa
      • missione e letizia
      • generatore di un popolo
    • Coscienti del tempo
    • Assemblea/ la fiducia
  7. CARITA’
    • L’intimità di una Presenza che la fede riconosce
      • senza “ragioni”
      • la ragione della carità
    • Carità dono di sé commosso
      • da un giudizio la commozione
    • “Perfetti come il Padre Vostro”
    • La morale è imitare Dio nella carità
      • a) derivando da Dio, la legge dell’io è l’amore
      • b) dono di sé fino in fondo
      • c) muoversi per l’altro
      • d) per far essere, per salvare
      • e) un tipo di vita diverso
    • Assemblea/la carità
  8. SACRIFICIO
    • Il valore del sacrificio
      • Watershed
        • a) il sacrificio appare contrario alla natura
        • b) quando è diventato interessante
        • c) quando diventa un valore per la vita dell’uomo
      • per il peccato originale
    • In che cosa consiste il sacrificio
    • Il sacrificio più vero è riconoscere una presenza
      • tristezza e domanda
    • Il sacrificio della fede e il carisma
    • Assemblea/il sacrificio
  9. VERGINITA’
    • Chiamati per un compito
    • Attraverso il sacrificio il “centuplo”
      • il sacrificio della reazione immediata
      • un anticipo della tenerezza eterna
    • Assemblea/la verginità

Temi di «Si può vivere cosi?» in ordine alfabetico

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parte prima: LA FEDE


1° Cap. LA FEDE

  1. Un metodo di conoscenza che impegna la ragione
  2. La dinamica della fede
  3. FEDE/Assemblea

1 – Un metodo di conoscenza che impegna la ragione (21)

Il fidarsi provoca una conoscenza mediata, una conoscenza che avviene per una mediazione, per un testimone.

Conoscenza diretta e conoscenza indiretta (21)

la conoscenza attraverso il testimone

Sono due modalità diverse: tra A e B il riconoscimento essendo diretto , è come una evidenza, è una evidenza ai miei occhi, alla mia coscienza; tra A e C la conoscenza di C passa per la B e la conoscenza di C poggia tutta sulla B.

Conoscenza diretta e conoscenza indiretta.

La prima si chiama anche «esperienza diretta», la seconda è una «esperienza indiretta»: si viene a conoscere la cosa attraverso un intermediario, che si chiama testimone o teste.


Conoscenza per fede (24)

Quello che A viene a sapere di C, in modo tanto sicuro che lo dice anche a D, lo viene a sapere attraverso B, attraverso un testimone; è una conoscenza indiretta, che si chiama conoscenza per fede: conoscenza di un oggetto, di una realtà attraverso una testimonianza, è un testimone che rende testimonianza.

Se ho delle ragioni adeguate per fidarmi (del testimone) e non mi fido, faccio un atto irragionevole, cioè contro me stesso.

Si chiama fede, conoscenza per fede, il riconoscimento della realtà attraverso la testimonianza che porta uno

La fede, prima di tutto non è applicabile solo a soggetti religiosi, ma è una forma di conoscenza, una forma naturale di conoscenza indiretta: di conoscenza però!


Un metodo fondamentale per la cultura e la storia (27)

È più importante l’evidenza o questa conoscenza mediata attraverso la testimonianza? Togliete questa conoscenza per mediazione, dovete togliere tutta la cultura umana, tutta, perché tutta la cultura umana si basa sul fatto che uno incomincia da quello che ha scoperto l’altro e va avanti.

Se non si potesse ragionevolmente fare così, l’estrema esponenza della ragione, che è la cultura, non potrebbe esserci.

La cultura, la storia e la convivenza umana, si fondano su questo tipo di conoscenza che si chiama fede, conoscenza per fede, conoscenza indiretta, conoscenza di una realtà attraverso la mediazione di un testimone.


Una premessa decisiva (28)

Ma la fede nostra, la fede su cui si svilupperà tutto il nostro lavoro ha lo stesso sistema di quello che ho detto: conoscenza di una realtà per mediazione.

Noi dovremo usare e sviluppare questa parola fede a un livello particolare, il livello più importante di tutti i livelli importanti della vita: quello che riguarda il destino.

Intervento: «Si può dire che il metodo della fede è quello in cui la ragione è più esaltata

Perfetto! Mai la ragione è così impegnata a fondo, in modo così vivo e potente come nella fede, come nel metodo della fede.

Non è messa da parte, è esaltata, è la ragione strettamente connessa con tutta la realtà organica dell’io.

Questo è un processo in cui occorre che tutto quanto l’organismo dell’io collabori: è l’io «impegnato con».

Chi ha più se stesso, chi ha più in mano se stesso, chi si possiede di più, chi è più unito nell’organismo del suo io, chi è più unito, la persona in cui tutte le cose sono a posto, fa molta meno fatica a capire se fidarsi dell’altro o no; chi invece è patologico non si fida mai di nessuno, non riesce a fidarsi di niente, si taglia via dalla vita.

Nella fede la ragione è impegnata in modo molto ricco e potente che in tutti gli altri modi.


Quello di cui parleremo sarà un contenuto di fede: parlare di Cristo, dell’anima, del destino, del Mistero, è parlare di fede.

Il contenuto di tutto quello che diremo non si vede, eppure lo si può conoscere attraverso una testimonianza, attraverso dei testimoni.

Perciò, quello che noi faremo insieme in quest’ora di lezione o di discussione poggia tutto sulla ragione nella sua dinamica caratteristica che porta il nome di fede, poggerà tutto sulla ragione in quanto capace di fede, la fede essendo la capacità estrema della ragione.

Parleremo, primo, di fede come è normalmente usata, vale a dire riconoscimento di un contenuto invisibile della realtà (la realtà nel suo aspetto invisibile); e secondo, di come questo contenuto è raggiunto attraverso la ragione in quel suo metodo caratteristico che si chiama metodo di fede, conoscenza attraverso un testimone.


Invito alla preghiera (32)

Perciò termino dicendo che non possiamo metterci a discutere di queste cose senza che nel cuore un pezzo del cuore preghi, chieda al mistero dell’Essere la luce, l’affettività, la sincerità, la semplicità di dire sì a ciò che è vero e dir di no a ciò che non è vero.

bisogna pregare Iddio che abbiamo ad essere così veramente morali da dir di sì a ciò che è positivo e di no a ciò che è negativo.

Chi è insieme a voi perché messo lì da chi ha più responsabilità è come se fossi io, è un testimone, è un mediatore, fidandosi del quale si arriva al vero, a un vero che altrimenti non si arriverebbe mai ad affermare con certezza.


Ripresa di pensieri (33)

La parola destino domina la vita, come la faccia domina la figura di una persona: e non c’è nessuno che ci pensi.

Il raccoglierci qui il sabato è la massima documentazione che questo destino – pensare al destino, riflettere sul destino della nostra esistenza – invece a noi preme.

Quando leggiamo l’Ora Media, quando preghiamo, quando facciamo la Comunione, quando facciamo la confessione, che può essere fatta almeno una volta ogni 15 giorni, ricordiamo sempre ciò che determina quell’atto è la passione e la preoccupazione per il proprio destino.

Allora: «Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via».

«Distogli i miei occhi dalle cose vane», dall’aspetto effimero e perciò ingannevole delle cose; sottraimi dall’inganno delle cose.

«Fammi vivere sulla tua via»: insomma rendimi sempre più fedele alle cose come le hai fatte Tu, alle cose perseguite e usate secondo il disegno con cui Tu le hai fatte, – e allora sarò più felice.


2 – La dinamica della fede (37)

Metodo vuol dire «modo per fare una cosa»:

la fede è un modo di conoscenza.

La ragione è quell’energia  propria dell’uomo per cui l’uomo conosce.

Allora la la fede è un metodo della ragione, un modo di conoscenza della ragione, o, più brevemente, un metodo di conoscenza.

È un metodo di conoscenza indiretto, perché filtra, è mediato dal fatto che la ragione s’appoggia a un testimone: non vede direttamente, immediatamente lei l’oggetto, ma viene a sapere dell’oggetto attraverso un testimone.

Gli altri metodi della ragione usano soltanto un pezzo dell’uomo; questo, invece, il metodo della fede, usa tutto l’uomo.

Per fidarsi di una persona in modo giusto e ragionevole occorre:

  • impegnare tutta la lealtà della propria persona
  • occorre applicare l’acume dell’osservazione
  • occorre implicare una certa dialettica, occorre una sincerità del cuore
  • occorre che l’amore alla verità sia più forte che non l’antipatia
  • occorre un amore alla verità

Per questo è il metodo più dignitoso, più prezioso.

Infatti tutta la convivenza umana non potrebbe esserci se non attraverso l’uso di questo metodo, lo sviluppo della convivenza umana non potrebbe esserci se non attraverso l’uso di questo metodo.

Perché più importante? Perché su di essa è fondata la convivenza, la storia, la cultura.

Ma prima ancora perché tale metodo implica l’impegno della totalità della persona.


La credibilità del testimone (39)

Quando si è giusti nel fidarsi di una persona?

Quando quella persona sa realmente quello che dice e non vuole ingannare,

secondo le due categorie che sono vecchie come tutta la filosofia scolastica, ma che sono di buon senso: se io sono sicuro che quell’individuo lì sa quel che dice e non mi vuole ingannare.

Se uno è morale raggiunge questa certezza, se uno non è morale non raggiunge mai la certezza, oppure raggiunge la certezza in modo irragionevole, si fida di chi non si deve fidare.

Da un punto di vista razionale è chiaro che uno, se raggiunge la certezza che una persona sa quel che dice e non lo vuole ingannare, allora logicamente deve fidarsi, perché se non si fida va contro sé stesso, va contro il giudizio formulato che quella persona sa quel che dice e non vuole ingannare.

La fiducia è un problema di coerenza, di coerenza con una evidenza della ragione, una evidenza raggiunta direttamente o attraverso un testimone, subito o in seguito ad una convivenza.


L’inizio di un fatto nuovo nel mondo(42)

Come si fa a conoscere Cristo?

Evidentemente dei metodi che abbiamo accennati, usati dalla ragione, quello che qui si applicherà sarà la fede.

Cristo non lo conosciamo né direttamente, né per evidenza, né per esperienza.

A) – Incontro

(Andrea e Giovanni) sono stati tutto il pomeriggio sentendolo parlare, vedendolo parlare, perché non capivano niente di quel che diceva, ma il modo con cui diceva era così persuasivo, era così evidente che quell’uomo diceva la verità, che uno non sapeva quasi neanche fermare in se stesso le sue parole.

Il fatto cui per la prima volta il problema di chi fosse Gesù si è posto è il primo istante in cui il problema della fede è entrato nel mondo, e non della fede come semplice metodo della ragione, ma come metodo della ragione applicato a qualcosa di sopra-ragionevole, che sta al di là della ragione, impensabile, inconcepibile: la fede come metodo della ragione applicato a qualcosa di inconcepibile, perché tutto quello che diceva quell’uomo lì era inconcepibile.

Qual è la caratteristica di questo fatto?

Per Andrea e Giovanni qual’è la prima caratteristica della fede che hanno avuto in Gesù?

Ci hanno impastata tutta la loro vita e noi siamo qui adesso perché loro ci hanno impastata la vita, noi siamo qui per loro, se non ci fossero stati loro noi non saremmo qui.

Qual’è la prima caratteristica?

La prima caratteristica è un fatto!

Qual’è la prima caratteristica della conoscenza?

È l’impatto della coscienza con una realtà; se non è un realtà è un sogno, non è una conoscenza.

Era un fatto, un fatto che aveva l'aspetto di un incontro. Un incontro è un fatto.

La prima caratteristica della fede cristiana è che parte da un fatto, un fatto che ha la forma di un incontro.

B) – L’impatto con una presenza eccezionale

La seconda caratteristica è l’eccezionalità del fatto.

Giovanni e Andrea sono stati là due ore con la bocca aperta a vederlo parlare.

Quando qualcosa si può chiamare eccezionale?

Noi sentiamo una cosa eccezionale

quando corrisponde alle esigenze più profonde per le quali viviamo e ci muoviamo.

Per essere eccezionale un incontro deve corrispondere a quello che tu attendi.

Quello che tu attendi dovrebbe essere naturale, ma è così impossibile che accada quello che tu attendi, che quando accade è una cosa eccezionale.

L’eccezionale è sinonimo della parola divino: qualcosa di divino e perciò inimmaginato, di inimmaginabile, mai provato.

C) – Lo stupore (49)

E’ sempre una domanda, almeno segreta.

C’è un livello in cui l’eccezionalità fu tale che dettò loro – loro che lo conoscevano, loro che avrebbero potuto dire tutto su di Lui perché lo accompagnavano da mesi – questa domanda strana: «Chi è mai costui?».

Era inspiegabile, è impossibile concepire uno che faccia così.

L’esagerazione di quella Presenza è insopportabile per loro (i farisei), non potevano più tollerare questa eccezionalità senza sponde.

L’eccezionalità ultimamente è sinonimo di qualcosa di divino; era questo che impressionò i suoi amici sulla barca ed era questo che terrorizzò i suoi nemici, i farisei: una eccezionalità che era qualcosa di divino, e che lasciava inevitabile stupore.

D) – “Chi è costui?”

La fede incomincia esattamente con questa domanda: «Chi è costui?».

Qui si pone il problema della fede, la risposta alla domanda è la risposta della fede: uno dice di sì e l’altro no.

Quando Lui diceva una cosa che scandalizzava, perché la gente non lo capiva, di solito non spiegava, ma ripeteva: «In verità, in verità vi dico: chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue non potrà avere la vita in sé».

Allora il brusìo è diventato un vociaio più forte e più tonante, la gente dicendo: «È pazzo. È pazzo», sobillata dai farisei; escono tutti, così che la sinagoga si svuota e restano lì i suoi aficionados, i soliti; in silenzio; e nella penombra della sera è Gesù che rompe il silenzio e dice: «Anche voi volete andarvene?».

Allora Pietro – e questo è il punto che sintetizza, come dicevo prima, tutto questo drammatico porsi di Cristo e il sorgere della fede nel mondo, questo è il momento in cui sorge la fede in Cristo nel mondo e durerà fino alla fine del mondo – Pietro con la solita irruenza dice:

«Maestro, anche noi non comprendiamo quel che dici, ma se andiamo via da te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita. È impossibile trovare uno come Te. Se non devo credere a Te, non posso più credere ai miei occhi, non posso più credere in niente».

E) – La responsabilità di fronte al fatto

L’unica cosa razionale è il sì di Pietro. Perché?

Perché la realtà che si propone corrisponde alla natura del nostro cuore più di qualsiasi nostra immagine, corrispondente alla sete di felicità che noi abbiamo e che costituisce la ragione del vivere, la natura del nostro io, l’esigenza di verità e di felicità.

Cristo corrisponde a questo, di fatto, più di qualsiasi immagine che possiamo costruire.

Il no non nasce da ragioni, mai: nasce da uno scandalo.

Lo scandalo è una parola greca che vuol dire una pietra su una strada, un inciampo.

L’inciampo nel cammino alla verità è una forma di menzogna, si chiama preconcetto: uno si è già fatto, si è già fabbricato il suo parere su di Lui.

Cristo è contrario a quello che io vorrei: io politico, io innamorato….

È contrario a ciò in cui uno ripone la sua speranza: inutilmente, perché non c’è nessuna speranza che poi accada.

Il no nasce solo dal preconcetto.

(I farisei) «Quest’uomo compie molti prodigi. Se lo lasciamo fare perdiamo tutto il nostro potere».

Molti giudei credettero in Lui e alcuni corsero ad accusarlo: lo stesso fatto eccezionale, lo stesso incontro eccezionale in molti diventa sì e in alcuni diventa no.

Non c’è ragione: non dicono «è una illusione»…no, no, no, corsero ad accusarlo: il no nasce dal preconcetto, dal fatto che Gesù diventa scandalo, impedimento a quello che vorresti,

Realmente la conoscenza per fede è la prova della serietà e della dignità dell’uomo.

Dir di no alla fede è realmente e soltanto perché si è impediti in qualcosa che si vorrebbe, qualcosa che si vorrebbe e che non coincide con l’esigenza originale e profonda del cuore, con l’esperienza elementare.


FEDE/Assemblea

Come si fa a non confondere l’eccezionale con l’emozione? (59)

Si assomigliano molto e si possono confondere.

L’eccezionale fa restare pieno di stupore per un fatto cui si dà anche un giudizio: corrisponde totalmente alle esigenze del mio cuore e fa dire che è impossibile.

Si prova e si giudica

L’emozione è una reazione psicologica che finisce lì, non c’è giudizio: è il “mi piace o non mi piace”.


Come si fa ad intendere la parola “corrispondenza” come giudizio? (61)

I criteri che abbiamo nel cuore si chiamano esigenza di verità, di felicità, di bontà, di giustizia, di amore….. se quello che accade ci rende veri perchè felici, buoni e giusti significa che quello che accade corrisponde al criterio per cui siamo fatti.

Questa dinamica si chiama giudizio:

Riconoscere che la realtà, o quello che si fa, “incontra” e corrisponde ai criteri del cuore e quindi è anche molto ragionevole.


Cosa vuol dire che il sì che dico a Cristo implica la totalità della mia persona? (64)

Per vedere Cristo occorre un lungo cammino: si incomincia a camminare.

Si inizia, non facendo il proposito, ma domandando come necessità per sé che Cristo si faccia vedere, in ogni occasione di incontro, di lavoro, di comportamento con gli altri.

L’amicizia vera è quella che ti ricorda, in modo tale che riempia il più possibile il tuo tempo, il tuo pensiero alla grande Presenza, di Cristo: è proprio questo che rende stabile l’amicizia, è il pensiero di Cristo che la rende stabile.

Abituarsi a vedere la Presenza di Cristo è una storia che Dio fa incominciare; occorre chiedere alla Madonna di non tradirla, sii fedele a questa storia.

Ad un certo punto del cammino avviene nella persona un cambiamento impossibile che documenta la Presenza.

A quel punto il grido “vieni Signore Gesù” diventa incessante necessità e quindi domanda e quindi preghiera.


Riconoscere di dover lavorare meno per dare più tempo e spazio a Cristo, chiede sacrificio. È giusto sentire questa fatica? (67)

Mai, ma proprio mai l’applicazione di un giudizio di corrispondenza, mai l’applicazione del ricordo di Cristo, può coincidere con la diminuzione del tuo dovere:

il lavoro va fatto tutto.

E’ proprio dentro il tempo e lo spazio del lavoro che va cercato Cristo corrispondente alle esigenze del cuore.

La corrispondenza alle esigenze del cuore o è una corrispondenza che sfida la totalità, oppure non è: deve essere totale.


La domanda parte da me o dallo stupore? (69)

Certo tu non puoi fare una domanda se non sei attratta.

C’è qualcosa che ti attira, allora tendi.

Tendere vuol dire domandare.

Perciò per tendere c’è prima qualcosa che ti deve tendere, devi essere attratta: per tendere devi essere attratta.

Attratta, allora, domandi.


Le caratteristiche che definiscono la fede possono essere utilizzate anche per l’incontro. Vorrei capire di più il nesso tra le due cose.(69)

La fede non è, per sé, un incontro.

La fede è riconoscere che è presente nel mondo e nella storia del mondo Dio fatto carne, fatto uomo, costituito cioè fattore di essa, fattore della storia, fattore della realtà presente.

La fede è un gesto umano, perciò deve nascere in modo umano, non sarebbe umano se nascesse senza ragione: sarebbe irragionevole, cioè non umana.

La fede nasce e si attesta umanamente, ragionevolmente, perciò in modo affettivamente percepibile e vivibile, in modo creativo, solo come frutto di un incontro nel quale la grande Presenza palesa sé stessa come sorgente di eccezionalità, di una grandezza di efficacia che era insolitamente insospettabile.

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