
Indice alfabetico dei temi
A – B – C – D – E – F – G/H – I – L – M – N – O – P – R – S – T – U – V
[NOTA BENE: i corsivi di frasi o interventi, in rosso sono frasi riportate dal libro «Si può vivere così?», quelli in viola sono invece interventi, domande e citazioni di questo libro]
Lettera «L»
Indice linkato
- Lavoro
- Lealtà
- Legge
- Leggere/lettura
- Letizia
- Liberazione
- Libertà
- condizioni della libertà
- libertà dalle cose
- libertà dell’uomo e di Dio
- dinamica/traiettoria della libertà
- libertà e compagnia/seguire
- libertà e conoscenza/affezione
- libertà e domanda
- libertà e fede/obbedienza
- libertà e fede/grazia/ragione
- libertà e moralità/semplicità
- libertà nei rapporti e possesso
- Liturgia della domenica/lunedì
- Lontananza
- Luce
Lavoro
32 – Adesso cominciamo quel lavoro senza del quale il trovarci sarebbe passività colpevole, sarebbe il rischio di mettere la propria mente e il proprio cuore all’ammasso della compagnia.
Invece, già san Pietro diceva ai primi cristiani – e i primi crisitani a cui si rivolgeva erano tutti dei bifolchi (bifolco vuol dire contadino), era gente che non aveva studiato, che non apparteneva al ceto dominante -: «Sappiate dare ragione a chiunque della speranza che è in voi»[1 Pt 3,15].
363 – Adorate il presente, perché il contenuto del presente si chiama lavoro: il contenuto del presente è il significato ultimo in quanto cerca – nella nostra mente, nel nostro cuore e nelle nostre mani – di dar forma ad una azione presente.
391 – Ma guardate che il gusto di tutto ciò che c’è, […] di qualsiasi cosa, il gusto del lavoro – se per lavoro si intente il plasmare i rapporti secondo l’ideale, l’ideale essendo riflesso nella totalità, e l’universalità essendo l’ideale del particolare – non è possibile se non cerchiamo di affrontare la vita così: altrimenti non esiste né letizia né gioia.
Lavoro personale
32 – Adesso cominciamo quel lavoro senza del quale il trovarci sarebbe una passività colpevole, sarebbe il rischio di mettere la propria mente e il proprio cuore all’ammasso della compagnia.
Invece già san Pietro diceva ai primi cristiani: «Sappiate rendere ragione a chiunque della speranza che è in voi?» [1 Pt 3, 15].
Lealtà
56 – Intervento : «Se la verità più la si guarda e più la si capisce, per approssimazione si capisce. Allora io domando: se un giudizio – che può sembrare teorico – lo guardo e lo riguardo, questo non può essere l’inizio di una esperienza?»
Io non volevo calcare la mano troppo sulla lealtà […] che dobbiamo avere con la realtà.
Tu hai sentito quella frase, non puoi allontanarla senza colpo ferire.
Quello che ha detto lui è più semplice. Cosa hai detto?
Intervento: «Che se il giudizio può sembrare teorico, guardandolo e riguardandolo può generare l’inizio di una esperienza di adesione».
Se guardi e riguardi, altro che inizio! È più che un inizio, perché se guardi per la seconda volta è già il secondo inizio; se guardi per la sesta volta, è il sesto inizio. Mi spiego?
Secondo me, il problema vero è quello più sottile che ho indicato prima: se uno è leale con la realtà, verso il destino.
«Come mai, destino, mi hai fatto sentire questa frase, che era l’ultimo pensiero che avevo?» e devo andarci al fondo di questa cosa, se voglio essere ultimamente tranquillo – altrimenti ultimamenti tranquillo non lo sarò mai più -.
81/82 – Se lui (Dante), con il risonatore di Quincke, che è la lealtà…la lealtà dell’uomo originale, la sincerità del bambino, è come il risonatore di Quincke. Sapete cosa è?.
82 – Prima liceo classico, fisica. Avete lì sette tolle e avete il diapason. Per saper di che nota è questo diapason, lo mettete davanti a quelle tolle e, quando arriva al sì, sentite un boato: è un diapason fissato sul sì.
Il risonatore di Quincke è tutta la natura di quel poeta che, a quello che prova, all’invidia che prova, alla nostalgia che prova, fa delle domande: «È soddisfazione totale? È risposta vera al mio bisogno? È felicità? È verità e felicità?»
Queste sono le esigenze che non nascono in ciò che prova, ma nascono in lui in ciò che prova, in lui impegnato in ciò che prova.
Queste domande giudicano quello che prova.
222 – Da quando c’è l’uomo, questo è il paradosso che è la prova della libertà: per essere me stesso devo seguire un altro.
Questa è la prima cosa che corrisponde al cuore: io non c’ero, se voglio esserci devo seguire un altro.
Il problema fondamentale dell’obbedienza è quello che ho delineato.
Se avete obiezioni all’obbedienza come noi la spieghiamo, fatele.
Dite che non è chiaro, dite delle ragioni contro quel che ho detto, perché dobbiamo essere leali, almeno dove si tratta della vita dobbiamo essere leali.
351 – Ricordiamoci che senza la lettura (oppure l’audizione, oppure la visione) di una cosa non c’è lealtà di pensiero; il pensiero umano si pone e si sviluppa come presa di coscienza.
Legge
210 – Non trovere nessuna religione in cui la morale sorga in questo modo: sorga come al di fuori del campo morale, sorga per un incontro, sorga per una presenza.
È per questo che tutta la legge – diceva Gesù – si raccoglie in una sola parola: ama il prossimo tuo come te stesso.
legge fondamentale
196 – «Come il marito di quella donna (poveretta!): se lo attirava più la segretaria, perché non doveva andare con la segretaria? Perché nel disegno della vita, il mistero di Dio gli ha chiesto questo compito, gli ha dato questa vocazione, anche se gli ha fatto incontrare l’altra donna. Qual’è la legge fondamentale? La legge fondamentale è che tenda all’infinito: tendere al suo destino» [Si può vivere così? p.71]
legge vs moralità
209 – Credo che questa sia l’osservazione più bella che si possa fare nella concezione dell’uomo cristiano: la moralità nasce come simpatia prevalente, irresistibile, a una persona presente.
Non a delle leggi, non a una purità: a una persona presente.
E infatti, la verginità, è l’amore a una persona presente.
248 –
La moralità è l’adesione amorosa a una presenza connessa al nostro destino.
La moralità è la sorpresa di una Presenza a cui si aderisce in modo tale che tutta la vita tende ad essere concepita – nei particolari e nel suo insieme – così da far piacere a quella faccia.
È una adesione amorosa a una presenza. Non è un complesso di leggi, che può inventare anche lo Stato, e c’è la moralità hitleriana, la moralità inglese, la moralità di Franco, la moralità della democrazia francese, la moralità della magistratura italiana. Obbedire alle leggi è fariseismo.
Leggere/lettura
57 – Voi dunque leggerete la prima parte del libro per sabato venturo. Come farete a leggerlo?
Per leggere – che è il modo normale, lo strumento normale per favorire il pensiero dell’uomo, l’autocoscienza, il pensiero dell’uomo su di se stesso – occorre silenzio.
Cosa vuol dire leggere? Vuol dire sentire il riverbero di quelle parole su di voi stessi, sentire il riverbero di voi stessi su quelle parole.
Si chiama provocazione questo riflesso su di sé o sulle parole: provocazione.
351 – Ricordiamoci che senza lettura di una cosa non c’è lealtà di pensiero; il pensiero umano si pone e si sviluppa come presa di coscienza di un oggetto.
La lettura o l’audizione o, meglio ancora, il vedere.
Ma la lettura è come se riassumesse queste tre cose, difatti non si legge mai lealmente se, in qualche modo, l’autore dello scritto non è presente e tu, leggendo, è come se gli domandassi: «Cosa vuol dire? Che ragioni hai?».
Non è viva la lettura se non è potenziale dialogo.
Letizia
64 – «Dio, fammi capire quel che è necessario, fammi capire quel che è vero, fammi capire quel che è sorgente di bellezza, cioè di ordine; fammi capire quello che è sorgente di letizia. Dammi letizia».
Perché la letizia è un compatto di verità e di ospitalità del cuore, la verità ospitata nel cuore.
133 – La maggior parte di ciò che c’è non sappiamo perché c’è; di quel che accade, non sappiamo perché accade.
Eppure, in questa compagnia, tutto questo diventa pacifico, pace; addirittura si muta in una tenerezza lieta, in una letizia carica di tenerezza; addirittura qui esplode spesso in gioia.
Gioia e letizia che costituiscono due parole da radiare dal lessico: non dovrebbero essere scritte sul vocabolario civile, perché sono due parole di cui non esiste una corrispondente esperienza.
Una esperienza umana di letizia e di gioia non esiste: esisterà l’esperienza della contentezza, della soddisfazione, non della letizia.
223 – La leggerezza con cui compiere il proprio dovere fa rimanere il dovere dovere, fa rimanere il dovere condizionato dal sacrificio e dall’impegno che esige, ma aggiunge qualche cosa che alleggerisce il cuore e che si chiama letizia, aggiunge all’immagine di doverosità una letizia che altrimenti non conosceremmo.
Quanto più semplicemente seguirete, obbedirete e seguirete, tanto più sarete lieti.
La letizia non è una dabbenaggine, la letizia non è un dimenticare i propri doveri.
Come diceva Girolama in Miguel Mañara, «Non ti meravigliare della mia letizia. Non trascuro nessuno dei miei doveri», sono impegnata seriamente.
308 – Non devi essere diversa: devi diventare più te stessa; non devi lasciare qualcosa di te, devi diventare più te.
Intervetno: «Cosa fa avvertire questo?»
Che fondamentalmente sei lieta. Lieta: non sei arroccata con tutti i tuoi archibugi a difendere la tua ira, il tuo parere, il tuo pensiero.
358ss – «Dalla libertà dalle cose – che nasce dalla certezza che Dio compie – una condizione di letizia: è qui che la fede fa nascere la letizia» [Si può vivere così? p.217].
La letizia è lo stato d’animo pieno di respiro e di libertà di uno che è certo della sua felicità.
La letizia implica una comprensione dell’essere che nella contentezza può benissimo non esserci.
359 – Non esiste povertà se non è lieta.
Intervento: «Cosa significa che la letizia implica una comprensione dell’essere?»
È solo quando l’uomo percepisce l’essere….
Se uno percepisce le cose – tutto ciò che c’è – e innanzitutto la propria esistenza come un qualcosa di dato, che un altro fa per un compimento e un destino di felicità (e tutte le obiezioni della vita non riusciranno a fermare questa destinazione immanente al cuore stesso delle cose), allora dominano gratitudine, certezza e fiducia.
360 – È da questi sentimenti che fiorisce la corolla della letizia: senza gratitudine, senza certezza di felicità, senza fiducia in una presenza che rende possibile questo, non puoi esser lieta.
E infatti è difficile trovare una persona lieta.
Una faccia è tanto più lieta quanto più il suo vivere è inzuppato di questa coscienza.
«La fede non fa nascere la letizia immediatamente, ma mediatamente: dalla fede nasce la speranza, dalla speranza è la letizia perché la letizia non può essere guadagnata e vissuta se non nella certezza di un futuro. È soltanto una storditezza che può far nascere una letizia e una gioia da qualcosa che si ha in mano nel presente…. e domani? Un sentimento è vero quando risponde a tutte le domande di tempo: spiega il passato, chiarisce il presente e assicura il futuro» [Si può vivere così? p.217].
363 – La gioia del futuro non può essere poggiata sulla nostra fantasia.
Sarebbe storditezza una letizia e una gioia che nascano da noi, da qualcosa in quanto è mio o da qualcosa che formulo io con la mia fantasia.
364 – (Alla morte della sua mamma l’apostolo Andrea) …c’era una cosa invincibile che è la letizia, resa possibile dal fatto che era libero.
Era libero, cioè legato, perché era legato con quell’uomo, con quel giovane uomo che parlava, che diceva alla vedova di Nain: «Donna non piangere!».
Perché aveva rapporto con quell’uomo, era lieto anche di fronte alla madre morta: piangeva, ma era lieto.
Letizia o contentezza, se hanno motivo o terreno in cui mettere radici qualcosa di presente che ho in mano io, se sono radicate in un presente carico di qualcosa che è mio, sono storditezza.
391/392 – Guardate che il gusto di tutto ciò che c’è, di qualsiasi cosa, il gusto del lavoro – se per lavoro si intende il plasmare i rapporti secondo l’ideale, l’ideale essendo riflesso nella totalità, e l’universalità essendo l’ideale del particolare – non è possibile se non cerchiamo di affrontare la vita così: altrimenti non esiste né letizia, né gioia.
436 – E allora si vivono i frutti supremi del rapporto tra l’uomo e il suo destino la letizia, nella buona e nella avversa fortuna, e la pace nei rapporti.
La pace nella società può essere portata solo da questi uomini.
La letizia e la pace: non sono parola dell’altra vita, sono parole di questa vita.
letizia e fede/speranza
360 – 360 – È da questi sentimenti che fiorisce la corolla della letizia: senza gratitudine, senza certezza di felicità, senza fiducia in una presenza che rende possibile questo, non puoi esser lieta.
E infatti è difficile trovare una persona lieta.
Una faccia è tanto più lieta quanto più il suo vivere è inzuppato di questa coscienza.
«La fede non fa nascere la letizia immediatamente, ma mediatamente: dalla fede nasce la speranza, nella speranza è la letizia perché la letizia non può essere guadagnata e vissuta se non nella certezza di un futuro. È soltanto una storditezza che può far nascere una letizia e una gioia da qualcosa che si ha in mano nel presente…. e domani? Un sentimento è vero quando risponde a tutte le domande di tempo: spiega il passato, chiarisce il presente e assicura il futuro» [Si può vivere così? p.217].
letizia e fiducia
359/360 – Non esiste povertà se non è lieta.
Intervento: «Cosa significa che la letizia implica una comprensione dell’essere?»
È solo quando l’uomo percepisce l’essere….
Se uno percepisce le cose – tutto ciò che c’è – e innanzitutto la propria esistenza come un qualcosa di dato, che un altro fa per un compimento e un destino di felicità (e tutte le obiezioni della vita non riusciranno a fermare questa destinazione immanente al cuore stesso delle cose), allora dominano gratitudine, certezza e fiducia.
360 – È da questi sentimenti che fiorisce la corolla della letizia: senza gratitudine, senza certezza di felicità, senza fiducia in una presenza che rende possibile questo, non puoi esser lieta.
E infatti è difficile trovare una persona lieta.
Una faccia è tanto più lieta quanto più il suo vivere è inzuppato di questa coscienza.
«La fede non fa nascere la letizia immediatamente, ma mediatamente: dalla fede nasce la speranza, nella speranza è la letizia perché la letizia non può essere guadagnata e vissuta se non nella certezza di un futuro. È soltanto una storditezza che può far nascere una letizia e una gioia da qualcosa che si ha in mano nel presente…. e domani? Un sentimento è vero quando risponde a tutte le domande di tempo: spiega il passato, chiarisce il presente e assicura il futuro» [Si può vivere così? p.217].
letizia e povertà
347 – Una libertà dalle cose.
E il segno di questa libertà dalle cose? La letizia!
La permanenza della coscienza, il maturare della coscienza, il fatto che questo diventa abituale ha come segno proprio la letizia.
Il segno proprio della povertà così intesa, è la letizia.
La letizia non fiorisce su un altro terreno.
La letizia nasce esclusivamente sul terreno di questa coscienza di povertà.
La povertà è la coscienza della vera ricchezza: stabile, certa, che sfida l’eterno, sfida il tempo e lo spazio, e costruisce, con tutto costruisce, non dimentica nulla, anche una virgola sola c’entra con essa, non viene persa.
358 – «Dalla libertà delle cose – che nasce dalla certezza che Dio compie – una condizione di letizia: è qui che la fede fa nascere la letizia» [Si può vivere così? p. 217].
359 – Non esiste povertà se non è lieta.
Liberazione
583 – Nella Chiesa, ognuno è responsabile di fronte a Dio, ma è legato a tutti insieme e il corpo misterioso di Cristo, la comunione, fa la liberazione.
Libertà
36 – Le ragioni non ci incastrano nel senso meccanico e matematico del termine.
Perché l’uomo è libertà! C’è nell’uomo la libertà.
La libertà è una capacità infinita; infatti, la libertà è rapporto con l’infinito.
È dunque la libertà il valore della ragione.
La libertà è il luogo dove il valore della ragione si attua..
67 – La libertà si esprime come impegno con ciò che è proposto.
Se tu decidi di non impegnarti con quello che noi ti proponiamo, è meglio che vada altrove, almeno non sarai incoerente.
104/105 – Quando decido di aderire, non riesco ad aderire: c’è questo iato, questo distacco abissale che sempra irrisolvibile.
È un vuoto in me tra la mia ragione e la mia volontà, è una divisione tra l’intelligenza e la volontà a quel livello fondamentale che si chiama libertà.
La mia libertà […] non è capace di mettersi in azione, è come irrigidita.
105- Allora tra la volontà e la ragione sta questo vuoto.
Come si fa a superarlo? Gli apostoli lo hanno superato: primo, quando erano con Gesù; secondo, quando erano insieme.
141 – «Ragazzi, in qualunque atto veramente umano, ma soprattutto quando l’atto umano sta di fronte al suo destino, qual’è la caratteristica suprema dell’atto umano? Ricordate Péguy: Dio non obbliga mai nessuno, la libertà!» [Si può vivere così? p. 47].
183ss – La libertà è un primo meccanismo che mette in gioco favolose distanze, favolose profondità, favolose cose belle!
Per questo non gustate un cavolo della vita! Perché si dimentica questa drammatica ricchezza della vita, non la si gusta.
E Gesù, che ha bisogno come il pane che la gente che lo segue abbia il gusto della vita, resta sempre i malumore.
184 – Intervento: «La libertà ne Il Senso Religioso è definita come capacità di adesione all’essere….»
No! Non perché è ne Il Senso Religioso; ma da un punto di vista di pura riflessione sull’umano, di autocoscienza, è vero! L’autocoscienza, la coscienza di me, mi porta a sentire che la libertà è aderire a quello che mi soddisfa: è la coscienza di me stesso che mi porta qui, non la religiosità.
Quando ti senti libero?
Dire sì o no è un potere della libertà, ma non è il sì o il no che ti rende libero. È una conseguenza, non una definizione della tua libertà.
Non va confuso il problema di come la libertà si attua con il problema di che cosa sia la libertà.
Quando vi sentite liberi?
La strada per trovare una risposta a questa domanda, qual’è? È una esperienza provata, è qualcosa che si prova!
La parola è l’indice di una esperienza, cioè del modo con cui la realtà vi si palesa, vi colpisce.
Se la parola è l’indice di una realtà che viene a galla nell’esperienza, di quale realtà è indice il sentimento della libertà?
Di una realtà di soddisfazione.
186 – Una realtà che non sia di soddisfazione non è una realtà libera, ma, in qualche modo un cappio al collo.
Perciò, quale sia la natura della libertà deve essere qualcosa di concreto, di sperimentabile.
La libertà indica qualcosa che uno prova.
Invece la non libertà è ciò che ti coarta, ti strozza, ti impedisce di realizzare un tuo gusto, un tuo desiderio.
Per questo, tirando le conseguenze ultime: la libertà è la capacità di felicità, perché la felicità è la soddisfazione totale, e soltanto la soddisfazione totale è libertà.
Prima della soddisfazione totale non è ancora libertà: ti dà una impressione di libertà perché la libertà indica una esperienza di soddisfazione, ma non è ancora la soddisfazione, non è ancora la libertà.
La libertà è la capacità di soddisfazione.
La libertà nel suo senso totale, la definizione piena di libertà, è la felicità, cioè la soddisfazione totale.
190ss – «La parola libertà, normalmente coincide con il fare ciò che pare e piace. Ed è giusto, come dimostrerò! Ma non come lo pensano tutti, perché tutti sono superficiali nell’usare “libertà uguale fare quello che pare e piace“» [Si può vivere così? p. 64/65].
Intervento: «Io faccio esperienza della libertà quando finalmente arrivo a casa e posso fare quello che voglio, nel senso dell’autonomia. Mi sembra che sia opposto a quello che lei dice».
L’autonomia non puoi né baciarla, né abbracciarla, né accarezzarla, mi spiego? L’autonomia è una situazione di rapporti, mentre il gusto che provi essendo autonoma, si, quella è libertà!
Quel gusto lo provi, ti riempie il tempo, ti lascia spazi per l’immaginazione, ti lascia creativa.
191 – «Mentre, per capire le parole che riguardano la nostra vita, cosa bisogna fare? Per esempio la parola giustizia, la parola amore, la parola felicità, la parola vita, la parola libertà…per capire che cosa è la libertà cosa dobbiamo fare? Dobbiamo partire dall’esperienza facendo la quale uno si sente libero. C’è una esperienza in cui uno si sente libero, e una in cui si sente non libero» [Si può vivere così? p. 65].
Intervento: «La mia esperienza è che io mi sento libero quando mi sento perdonato; allora vorrei sapere che rapporto c’è tra la coscienza del peccato e quella della libertà».
Uno si sente libero quando è perdonato? Non necessariamente e non per tutti: è una definizione.
Uno si sente libero quando il desiderio è soddisfatto.
«….il cuore è esigenza di verità, di giustizia, di felicità, e in tutto quello che l’uomo raggiunge non c’è mai questo. Perciò, ciò a cui tende è qualcosa che è al di là: è trascendente. Così la coscienza di sé percepisce l’esistenza di qualcosa d’altro, cioè di Dio, del Mistero, Dio come Mistero. Per adesso segnamo così: Dio è l’estremo limite a cui il desiderio dell’uomo tende. La libertà è tanto più grande quanto più si avvicina all’infinito. Anzi, la libertà è rapporto con l’infinito, la libertà avverrà, non c’è ancora; la libertà avverrrà quando l’uomo sarà felice» [Si può vivere così? p.68-69].
193 – Se la libertà è esperienza di soddisfazione, di un desiderio soddisfatto, logicamente la libertà in pieno è quando in pieno il desiderio della felicità tu lo compi.
Questo è un dato di esperienza, perché ciò che manca è, in qualche modo, implicato nell’esperienza di quel che si prova.
194 – La libertà totale non può essere che una felicità totale, perché se si può dire: «Mi manca qualcosa»…E, infatti, la stupidità suprema di chi rimedia le nostre parole e i nostri input sulla verginità, è quella di immaginare che la verginità implichi la rinuncia a una realtà.
«La libertà – dice tutta la filosofia di san Tommaso e dice il pensiero della Chiesa, dice Gesù nel Vangelo – è il rapporto con l’infinito, con Dio, il rapporto realizzato con il Mistero. La libertà è la capacità di raggiungere il destino, la libertà è il nesso, il rapporto con il destino ultimo, è la capacità di raggiungere Dio come destino ultimo. Noi viviamo la libertà come una capacità di qualcosa che deve venire alla fine» [Si può vivere così? p.69]..
196 – Intervento: «Come faccio a capire, a riconoscere se un rapporto è adeguato perché aiuta la mia libertà, cioè mi aiuta proprio a seguire il destino per cui sono fatta?».
Tu capisci che il modo che hai di fare una cosa ti aiuta ad andare al destino, perché ti libera realmente la coscienza impegnandola, ti fa impegnare la coscienza e nello stesso tempo ti dà liberazione, ti fa riconoscere più nitidamente le cose, ti dà letizia, di dà letizia che gli altri non hanno, e poi soprattutto ti apre.
197 – «Perché la libertà è imperfetta e proprio perché è imperfetta può scegliere una cosa che non è giusta. La capacità di scelta è propria di una libertà in cammino, non di una libertà compiuta. La scelta non appartiene alla definizione della libertà: la libertà è soddisfazione totale. L’errore, la possibilità dell’errore, appartiene a una libertà che non è ancora libera, che non è ancora libertà, che non ha ancora raggiunto la soddisfazione totale» [Si può vivere così? p. 72].
La scelta non appartiene alla definizione essenziale della libertà.
La libertà che cosa è? È essere soddisfatti, trovare una risposta a quello che si desidera.
Se trovo la risposta a tutto quello che desidero, non posso più manovrare diversamente: sono determinato, sono fissato.
198 – Se un uomo trova una donna che corrisponde veramente a tutti i suoi ideali, e con lei tenta di fare e riesce a fare quello che sa essere giusto…quanto più è così, tanto meno pensa di cambiare, può cambiare.
Perciò, la libertà è responsabilità di fronte a un bene che ti si offre, e Dio ti offre come bene quello per cui ti ha fatto, cioè Gesù, il Verbo in cui tutto consiste, il re dell’universo.
La libertà è soddisfazione del desiderio.
Se questa soddisfazione c’è, come in paradiso, allora finalmente la libertà è libera: la libertà è adesione al suo destino, è abbraccio al suo destino, è possesso della sua felicità.
La libertà è questo. Come per Dio: la libertà per Dio è possedere ciò per cui è fatto, cioè se stesso.
In una situazione, invece, in cui uno ha di fronte una cosa che lo persuade fino a un certo punto, può rispondere no o può rispondere sì: la scelta è l’indice di una libertà ancora in cammino, non di una libertà che è giunta al destino, cioè alla sua realizzazione compiuta.
Intervento: «Allora quando la libertà è perfetta non c’è più niente da scegliere».
Certo! Quanto più una cosa è bella e corrisponde al tuo temperamento, tanto più stai lì con la bocca spalancata e non verresti più via.
E quella è la somma della libertà.
La vita della verginità non può sussistere e resistere se non vive tutte queste cose qui, cento volte di più.
199/200 – L’uomo non capisce questo: l’adesione a Dio, il riconoscere Dio, l’amicizia con Cristo, la memoria di Cristo, la presenza di Cristo riconosciuta incomincia a fargli vivere quella felicità che l’aspetta per l’eternità.
Perché l’eternità o incomincia di qui, o non c’è, secondo la mia affermazione che ciò che in qualche modo non si rivela dentro l’esperienza del presente, del nostro presente, non c’è; non «non c’è lì», non c’è, non esiste.
Perciò, la libertà è la nostra responsabilità vissuta verso questo scopo.
E la libertà è responsablità vissuta verso questo scopo tanto che essa è fatta di soddisfazione: la libertà è essere soddisfatti in modo vero, autentico, anche se incompiuto.
Impegnare la propria libertà nella sua responsabilità di fronte a Dio, è un impegno per la propria felicità; una felicità non nell’aldilà, ma nell’aldiqua in quanto comincia di qua.
200 – «L’attrattiva o l’emozione suscitata da una creatura che esercita un influsso immediatamente più forte di un’altra cosa che porterebbe la libertà più avanti, che farebbe camminare la libertà, questo è l’errore; non un errore l’attrattiva che si sente, è un errore preferire questa attrattiva all’attrattiva più debole, ma più attiva e sicura verso il destino che qualche cosa inoltra nel cuore, propone al cuore» [Si può vivere così? p. 72-73]
203 – Libertà implica responsabilità. Uno è responsabile di fronte a Dio: può rispondere bene, può corrispondere alla domanda che Dio gli dà, alla scelta che Dio fa, e usa bene la libertà; può non corrispondere, e allora usa male la libertà.
Insomma, l’esistenza della libertà è quella che assicura la grandezza dell’uomo.
Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» [Gen 1,26] che è il paragone più terribile che si possa immaginare: l’uomo paragonato a Dio.
E la dote più grande in Dio è la libertà infinita, e quindi, questa libertà, Dio la comunica anche all’uomo; l’uomo può rispondervi bene e può rispondervi male: rimane in lui la radice della responsabilità.
232 – La conoscenza non è mai tale se non termina in una affezione. Questa affezione può essere diversa.
A seconda di questa affezione, viene motivato l’atteggiamento di un altro fattore, che sta dietro le quinte, dietro questo fenomeno della conoscenza, che si chiama libertà.
La libertà è come un coltello che sta lì ed entra tentando di tagliare il nesso tra l’impatto della conoscenza e l’affectus che produce.
Fa sentire così astratta la cosa, poiché rimane solo la conoscenza (idea astratta) e arresta alla istintività l’atto, se rimane solo l’affectus.
E né l’una cosa e né l’altra sono giuste.
Invece non si può tagliare in due il fenomeno della conoscenza: la conoscenza è registrazione di una cosa in quanto c’è un secondo shock, un affectus che ti produce; e in base a questo poi c’è tutto il gioco della libertà.
364 – (Quando all’apostolo Andrea sarà morta la mamma) era libero, cioè legato , perché era legato con quell’uomo, era lieto anche di fronte alla madre morta: piangeva ma era lieto.
444 – Quello che c’è ci è dato. La grandezza della libertà sta nell’umilissimo atto «servile» di accettazione.
condizioni della libertà
200/201 – «L’attrattiva o l’emozione suscitata da una creatura che esercita un influsso immediatamente più forte di un’altra cosa che porterebbe la libertà più avanti, che farebbe camminare la libertà, questo è l’errore; non un errore l’attrattiva che si sente, è un errore preferire questa attrattiva all’attrattiva più debole, ma più attiva e sicura verso il destino che qualche cosa inoltra nel cuore, propone al cuore» [Si può vivere così? p.72-73]
Coscienza del destino vuol dire riconoscere che tutta la realtà appartiene ad un disegno unico nel quale l’attività decisiva è dell’uomo, signore del creato, per cui Dio ha fatto il mondo.
E non solo il riconoscimento che c’è questa incognita ultima, questo destino ultimo, questo traguardo ultimo nel quale tutte le cose si ricompongono; ma affezione ad esso, perché uno per natura è spinto ad amare se stesso, e uno non ama se stesso se non ama il suo destino ultimo.
libertà dalle cose
346 – La coscienza è quella libertà dalle cose – anche dalle facce – che avviene come conseguenza della identificazione chiara di ciò da cui possiamo sperare la felicità, di quella Presenza da cui ci aspettiamo tutto.
347 – Una libertà dalle cose: non libertà nel senso di indifferenza, è il contrario dell’indifferenza. È un appassionato aderire alla cosa, ma che non ti definisce: sei tu che la definisci, sei tu che agiti questa affezione; da te nasce, non «sei bloccato» da essa, come normalmente accade.
E il segno della libertà dalle cose qual’è? La letizia.
La permanenza della coscienza, il maturare della coscienza, il fatto che questo diventa abituale ha come segno proprio la letizia.
Il segno proprio della povertà così intesa è la letizia.
La letizia non fiorisce su altro terreno.
La letizia nasce esclusivamente sul terreno di questa coscienza di povertà.
La povertà è la coscienza della vera ricchezza: stabile, certa, che sfida l’eterno, sfida il tempo e lo spazio, e costruisce, con tutto costruisce.
354 – «Se Dio, Dio presente, Cristo – perché è in Cristo che Dio opera -, se Cristo ti dà la certezza di compiere ciò che ti fa desiderare, allora tu sei liberissimo dalla cose; nasce l’immagine della libertà, innanzitutto come libertà dalle cose. Non sei schiavo di niente, non sei legato a niente, non sei incatenato a niente, non dipendi da niente, sei libero» [Si può vivere così? p. 216].
Intervento: «Puoi spiegare meglio il concetto di povertà legato all’istante?»
Se io sto facendo una cosa e sono libero, non sono attaccato: sono povero, libero nel senso di povero.
Son dentro le cose che faccio con tutta la mente e tutto il cuore, e quanto più sono intenso in questa immanenza, tanto più sono libero dentro, le faccio quasi cantando, c’è uno spazio per cantare.
358 – «Dalla libertà dalle cose – che nasce dalla certezza che Dio compie – una condizione di letizia: è qui che la fede fa nascere la letizia» [Si può vivere così? p. 217].
libertà dell’uomo e di Dio
198 – La libertà è soddisfazione del desiderio.
Se questa soddisfazione c’è, come in paradiso, allora finalmente la libertà è libera: la libertà è adesione al suo destino, è abbraccio al suo destino, è possesso della sua felicità.
La libertà è questo.
Come per Dio: la libertà per Dio è possedere ciò per cui è fatto, cioè se stesso.
206 – Non c’è niente di più suggestivo del Dio libero che rischia la Sua libertà con la piccola ribellione della libertà dell’uomo.
dinamica/traiettoria della libertà
193 – Se la libertà è esperienza di soddisfazione, di un desiderio soddisfatto, logicamente la libertà in pieno è quando in pieno il desiderio della felicità tu lo compi.
198 – La libertà è responsabilità rispetto a un bene che ti si offre, e Dio ti offre come bene quello per cui ti ha fatto, cioè Gesù, il Verbo in cui tutto consiste, il re dell’universo.
La libertà è soddisfazione del desiderio.
Se questa soddisfazione c’è, come in paradiso, allora finalmente la libertà è libera: la libertà è adesione al suo destino, è abbraccio al suo destino, è possesso della sua felicità.
La libertà è questo.
Come per Dio: la libertà per Dio è possedere ciò per cui è fatto, cioè se stesso.
In una situazione, invece, in cui uno ha di fronte una cosa che lo persuade fino a un certo punto, può rispondere no o può rispondere sì: la scelta è l’indice di una libertà ancora in cammino, non di una libertà che è giunta al destino, cioè alla realizzazione compiuta.
295 – Intervento: «Se la posizione positiva di fronte alla realtà è un atteggiamento naturale, allora vuol dire che mantenerla è un problema di libertà?»
Giusto! È un problema di libertà: tocca a te! È una questione di libertà, ma è qui il punto dove si vede la fragilità della libertà, la libertà dovrebbe correre su questo filo, è come un filo: se è per terra ci passi, se è a cento metri cadi, crolli, hai la vertigine.
È qui dove l’uomo capisce la sua debolezza.
Perché come è vero che la natura ci mette davanti alla realtà con curiosità e, perciò ci fa partire per la grande avventura dell’esistenza eterna positivamente, con una ipotesi positiva, è altrettanto vero che è come se fossimo incapaci di tenere questa posizione: molto più facilmente diventiamo scettici e smarriti.
Questo dipende dalla libertà.
libertà e compagnia/seguire
222 – Aderire a se stessi vuol dire seguire l’altro: questo è un paradosso, è il paradosso che ha fatto cedere Eva.
Da quando c’è l’uomo, questo è il paradosso che è la prova della libertà: Per essere me stesso devo seguire un altro.
295/296 – Come è vero che la natura ci mette davanti alla realtà con curiosità e, perciò, ci fa partire per la grande avventura dell’esistenza eterna positivamente, con una ipotesi positiva – perché il termine che il cuore intuisce è la felicità -, è altrettanto vero che è come se fossimo incapaci di tenere questa posizione: molto più facilmente diventiamo scettici e smarriti, ipocondriaci e irosi, invece che lieti.
296 – Questo dipende dalla libertà.
Qui ancora una volta occorre capire che cosa ha portato Cristo.
Se vivo sinceramente e seriamente la compagnia creata da Cristo, a cui mi ha dato la possibilità di intervenire, se la vivo seriamente, diventa capace di far permanere questa positività.
Ancora una volta, la compagnia creata da Cristo interviene, non come origine della questione, ma in quanto rende l’uomo capace di corrispondervi, rende la libertà capace di essere libera, ci rende liberi.
«La verità vi renderà liberi» [Gv 8,31-32]: è una applicazione dell’aforisma di Cristo.
libertà e conoscenza/affezione
230 – «La fede è un atto di conoscenza; la libertà è condizione perché esso avvenga. Questo atto di conoscenza, come ogni atto di conoscenza, che sentimento genera? Che tipo di affettività genera? A ogni conoscenza consegue una affettività» [Si può vivere così? p. 110].
libertà e domanda
300 -«La grande Presenza ha dato la promessa, dà la promesse che, nella misura in cui uno domanda, sarà esaudito. Qui sta la libertà, la libertà dell’uomo di fronte al suo destino è una domanda, che è la posizione del mendicante o del povero. Si chiama ideale l’oggetto della certezza che le esigenze del cuore hanno di essere esaudite. Le esigenze del cuore poggiano la loro certezza nella domanda che fanno alla grande Presenza» (Si può vivere così? p.162)
libertà e fede/obbedienza
230 – «La fede è un atto di conoscenza; la libertà è condizione perché esso avvenga. Questo atto di conoscenza, come ogni atto di conoscenza, che sentimento genera? Che tipo di affettività genera? A ogni conoscenza consegue una affettività» [Si può vivere così? p. 110].
Se si parla di conoscenza c’entra con tutto, anche con l’obbedienza: per obbedire a uno devi conoscerlo.
262 – Prima parte: fede, certezza di una presenza; conseguenza, la libertà che può andare dietro o no; e, terzo, l’obbedienza, che dice come andare dietro.
libertà e fede/grazia/ragione
36 – Le ragioni non ci incastrano in senso meccanico e matematico del termine.
Perché l’uomo è libertà! C’è nell’uomo la libertà.
La libertà è una capacità infinita; infatti, la libertà è rapporto con l’infinito.
È dunque la libertà il valore della ragione.
La libertà è il luogo dove il valore della ragione si attua, si sente, è vissuto.
150 – Se tu hai la fede significa che tu impegni in essa tutta la tua ragione e la tua libertà; ragione e libertà sono alla radice della fede.
Siccome la fede è rapporto diretto con il Mistero, c’è il Mistero di mezzo, la cui necessaria comunicazione, se vuol farsi conoscere dall’uomo, si chiama grazia.
206 – L’io e il tu sono caratterizzati dalla libertà. Non c’è niente di più suggestivo del Dio libero che rischia la Sua libertà con la piccola ribellione della libertà dell’uomo.
«Tutto è grazia» di Bernanos (Diario di un curato di campagna) non è vero, c’è anche la libertà; però è paradossale, come paradosso colpisce.
253/254 – Qual’è la parte della libertà in questa grazia? La domanda! La grandezza della libertà dell’uomo sta nella imperterrita domanda.
libertà e moralità/semplicità
141 – Di fronte a Cristo viene la domanda: «Chi è questo qui?». Davanti a questa domanda posso aderire o no: libertà. La libertà viene dopo che la proposta è fatta.
La libertà, che viene dopo la proposta fatta, dipende dalla semplicità con cui il cuore è cresciuto e cresce.
Semplicità vuol dire: dalla fedeltà con cui il cuore cresce secondo la posizione in cui l’ha messo Dio creandolo.
Non è un problema di fede, è un problema di moralità umana.
libertà nei rapporti e possesso
368 – «La libertà non solo causa letizia, la libertà nei rapporti non solo causa letizia – cosa vuol dire libertà nei rapporti? Che il rapporto è poggiato su qualcosa che permane, cioè sul divino che permane -, non solo la libertà ti causa letizia, ma ti fa scoprire che non sei privo di niente, non ti manca nulla, non ti manca nulla perché tutto è tuo. Come mai tutto è tuo? Perché hai tutto ciò che ti è necessario, hai tutto ciò che ti è necessario» [Si può vivere così? p. 220]).
Liturgia della domenica/lunedì
188 – Di solito, quando ci raduniamo la domenica, facciamo recitare le Lodi del lunedì, perché il tema del lunedì è il tema del senso religioso naturale.
Qualunque uomo potrebbe aderire alla semplicità della parole con cui il senso della propria vita è desiderato, messo a tema dalla liturgia del lunedì.
Lontananza
561 – Il centuplo quaggiù significa anche un trasformarsi anche del tempo e dello spazio per cui la lontananza è un dolore, non un diminuzione.
E il dolore appartiene al sentimento umano esattamente come la gioia e la letizia.
Luce
180 – La luce fa vedere quello che c’è e non fa vedere quello che non c’è.
Perché quello che non c’è te lo fa vedere una falsa luce: la tua fantasia o un preconcetto che è sempre possibile modificare, purificare.
497 – Contenti perché spensierati e spensierati perché contenti: ma non può essere l’esito di un cosa vera e buona il dimenticare qualcosa della propria natura, l’obliterare un’ombra o una luce.
luce e purità
497/498 – Nell’ultimo canto avete cantato: «La luce ci faccia più puri». Ma come? La luce illumina!
498 – […] che ci faccia più puri implica l’entrata in gioco di qualche altro fattore, perché «più puri» significa «più buoni», più aderenti al proprio essere e più adeguati al proprio destino.
La luce è una premessa; la purezza aggiunge un concetto di libertà, un dramma di scelta, un gusto diverso, non mi capite? La luce quale scopo ha? Quello di rendere più buoni? No!
Come tale, la luce è una metafora che indica il vedere, è la formula del vedere del riconoscere.
La luce si esprime come giudizio; la purità non si esprime come giudizio, ma come giudizio attuato, realizzato.
La purità è una virtù, la luce è una condizione.
Il sacrificio è una condizione che implica la luce.
È una purità in quanto accetta un dolore o una riscossa perché il rapporto che sta vivendo con una persona o con il proprio dovere di lavoro, di studio, di casa, sia più vero.
Accetta il giudizio per cui il rapporto diventi più vero, meno equivoco, e per cui il rapporto, invece che affermare sé, affermi l’altro, sia utile all’altro.
Indice alfabetico dei temi
A – B – C – D – E – F – G/H – I – L – M – N – O – P – R – S – T – U – V
I Temi di alcuni libri di don Giussani
- TEMI – Il senso religioso
- TEMI – All’origine della pretesa cristiana
- TEMI – Perché la Chiesa
- TEMI – Il rischio educativo
- TEMI – Generare tracce nella storia del mondo
- TEMI di Si può vivere così?
- TEMI di Si può (veramente) vivere così?
Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”
- TEMI – Un strana compagnia (82-83-84)
- TEMI – La convenienza umana della fede (85-86-87)
- TEMI – La verità nasce dalla carne (88-89-90)
- TEMI – Un avvenimento nella vita dell’uomo (91-92-93)
- TEMI – Attraverso la compagnia dei credenti (94-95-96)
- TEMI – Dare la vita per l’opera di un Altro (97-98-99)
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