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Lettera «L»
Letizia
15 – Tra di noi c’è qualcosa che accade, che è più forte della nostra fragilità, più forte della nostra debolezza, più forte della nostra cattiveria, più forte di quello che sono, qualcosa che accade e mi vince, è vittorioso su di me. La pace, la certezza e quindi la possibilità stessa della letizia – principio operativo, principio di attività, principio di azione, perché solo nella letizia l’uomo può diventare creatore – tutto ciò non proviene da noi.
38 – […] abbiamo a capire più facilmente, proprio psicologicamente, l’atteggiamento nuovo che deve avvenire in noi, di sensibilità al male nostro, ma una sensibilità e un dolore immediatamente assunti e travolti dalla certezza – piena di gratitudine, piena di letizia e piena di prospettiva, perciò tutta feconda come impeto, e dal pensiero della presenza di Cristo.
41 – Ma la speranza è la fede che piace di più a Dio, diceva Péguy, perché la speranza è la letizia nel guardare la vita che il bambino ha quando si accorge che c’è lì sua madre e nel primo istante la guarda, è la letizia con cui ognuno di noi è stato chiamato a guardare e ad affrontare il mondo nella certezza semplice che tutto è già compiuto, perché Cristo è risorto e Cristo è risorto in lui.
86 – «In questa letizia pasquale»: la letizia è solo nell’annuncio che «La Vita ha distrutto la morte, l’Amore ha lavato il peccato», che «Cristo, splendore di gloria, illumina il nostro mattino»; la letizia è qui e basta, non cerchiamola altrove, perché non esiste radice di letizia, se non qui. «In questa letizia pasquale rifatti di nuovo innocenti»: nella letizia dell’annuncio del Cristo risorto. continuamente siamo rifatti innocenti.
Ogni volta che prendiamo coscienza di ciò che Lui è, di questa Presenza che accade continuamente oramai, siamo investiti di una purità, perché la purità è lì, nella fede.
Ma questa non è la descrizione dell’ideale del movimento?
131 – La letizia, la felicità non è una caratteristica che consegue dalla alienazione, dalla perdita di sé, dallo smarrimento di sé, non è la gioia ottusa di una dimora che diventa prigione, la contentezza equivoca e menzognera di una tranquillità falsa nel seguire quello che tutti pensano e fanno. No, non è questa la felicità, non è questa la gioia.
251 – La prima conseguenza della coscienza della Sua presenza, che è l’essenza della moralità (l’essenza della moralità è la memoria, e l’educazione alla fede è questa memoria, e la letizia della vita è in questa memoria: «Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»; la gioia piena è “solo” possibile in forza di questo), la prima conseguenza è una scoperta strana, la scoperta dell’amore a sé.
282 – La sincerità è il desiderio di una disponibilità a Dio della nostra vita: qui sta la radice della gioia, della letizia, anche in mezzo a tutte le circostanze più avverse.
Quanti fra noi possono testimoniare questo, una letizia anche in mezzo alle circostanze più avverse, se il cuore si spalanca, è spalancato, è disponibile a Dio.
Libertà
47-48 – L’unica vera condizione per superare la diversità di accenti è non pretendere che la propria esperienza diventi automaticamente quella dell’altro. Ma il rispettare ognuno la libertà del compagno di strada è obbedire al movimento, cioè obbedire alla strada comune.
48 – Credo che la cosa più dura da accettare sia l’essere liberi: in fondo, le cipolle d’Egitto sono più immediatamente concrete e più immediatamente consonanti alla nostra meschinità.
Questa libertà cammina con altre, perciò con storie diverse, perché ci si è trovati sulla stessa strada, perché il movimento è questa strada, che vuol dire direzione, che vuol dire sponde e che deve determinare non solo grandi imprese, ma la modalità della mente e del cuore nelle vicende quotidiane, nemmeno per un momento.
67-68 – La regola deve essere fissata liberamente da ogni Fraternità. Perciò se coloro che vi partecipano non sono consoni, in immediata comunione, nel fissare la regola, non sono più liberi, e allora è inutile farlo.
68 – Anche in questo aiuto a mantenere la regola, deve essere estremamente discreta e rispettosa della libertà: non perché sia indifferente fare o non fare, ma perché, come il Signore, volgendosi verso ognuno di noi, perdona la nostra fragilità e come voi, volgendovi verso i vostri bambini, pur tenendo ben chiaro le direzioni da seguire, perdonate la loro fragilità, così deve tendere a essere una Fraternità.
È giusto che la Fraternità si fissi, come vuole, anche un responsabile della Fraternità stessa, che però è una figura che non ha nessun rapporto con un ruolo, come invece inevitabilmente avviene in una realtà organizzata, in un organismo come il movimento.
73 – Il sintomo che la direzione è giusta è che la gente che vive la Fraternità ritrova una libertà, una gratuità, una generosità e una magnanimità maggiori nel vivere il movimento, perché Fraternità non è una alternativa al movimento.
87 – Chi nel movimento è diventato adulto, chi è nel movimento, perché non aiutarlo a vivere con responsabilità personale, come s’addice a un adulto, nella libertà, come s’addice a un adulto, con una creatività secondo la vocazione della persona, come s’addice a una vita adulta?
Per chi è diventato adulto nella vita del movimento, occorre come stringere con dolcezza il nodo e venire all’ultimo dunque (e l’ultimo dunque sei tu!), liberando il tutto dalla inevitabile strettoia di un organismo associativo: non strappandolo fuori, ma liberandolo, facendogli vivere la vita del movimento nella libertà dello spirito, liberando anche tutti coloro che sono, nel movimento, impegnati con responsabilità, liberandoli a un determinato livello, liberandoli dal peso o dalla fatica o dalla complicazione del loro servizio stesso.
Perché c’è un punto in cui debbo dire «io» di fronte al mio destino che è Cristo.
98-99 – La Fraternità come tale assicura un aiuto spirituale attraverso l’organizzazione di un Ritiro periodico. Non è che chiunque sia obbligato ad andare: ci va chi vuole, perché io spero che sia ben chiaro come tutto questo è all’insegna dell’assoluta libertà.
Quello che rimane nella storia, ciò che costruisce, è solo ciò che nasce dalla assoluta libertà.
La creatività e dalla libertà.
102 – Vorrei che questo fosse chiaro, perché non solo non può esistere ostilità o alternativa tra la Fraternità e la struttura di CL, ma la Fraternità è come un correttivo profondo che lentamente agirà in funzione di una magnanimità, di una agilità, di una comprensività, di una libertà più grande anche nell’organizzazione.
Non dico che la Fraternità non della diaconia debba cedere alla diaconia, perché potrebbe essere che abbia ragione, chi lo sa.
Nella libertà, è una correzione vicendevole – perché la correzione, «reggersi insieme», non è possibile se non nella libertà.
Sono sicuro che siete ancora lontani dall’aver afferrato il grande amore alla libertà e la grandiosa passione per la verità che il movimento produce.
Il movimento ha una tale passione per la verità che ha, come conseguenza, una inevitabile passione per la libertà: altrimenti, trent’anni fa nessuno ci sarebbe venuto.
133 – La liberazione dal peccato è il mistero e il miracolo dell’azione di Cristo nella nostra vita, secondo il disegno del Padre e in connessione misteriosa con quella cosa che abbiamo dentro di noi, che è il sangue di Dio in noi, la consanguineità con Dio che si chiama libertà.
264-265 -Il pretesto per non trattare bene l’altro, è un non rispetto della sua libertà, perché la libertà dell’altro è il modo con cui il suo confronto con l’infinito si traduce nei termini quotidiani delle circostanze che deve affrontare.
265 – Non muoviamoci secondo lo schema della carne, non muoviamoci secondo lo schema del nostro risentimento, del nostro istinto o della nostra opinione, non distruggiamo l’opera di Dio per una questione di opinioni o di modi di sentire!
Tanto più che questa sopravvalutazione di noi stessi è ingiusta, proprio perché non tiene conto del mistero della libertà dell’altro: che ne so io di te, se ti h o chiesto venti e mi dai uno?
273-274 – Non bisogna lasciarsi prendere dallo schema della carne, cioè dell’affermazione di sé, vale a dire dalla sopravvalutazione di sé come opinione, come istinto e come stato d’animo, perché questo va sempre contro, è ingiusto sempre; anche quando uno ha ragione, sbaglia, perché va contro la libertà dell’altro.
La libertà non è che l’altro possa fare ciò che gli pare e piace: la libertà vuol dire la strada all’infinito dell’altro. E che ne sai tu? Perciò non giudicare mai, perché uno sta davanti al suo Signore, o cade di fronte al suo Signore, e Dio solo giudica.
274 -Si capisce che c’è la libertà, se si agisce con letizia, perché Iddio ama solo chi gli dà con letizia! Anche questa è una storia, un cammino, nessuno giudichi né gli altri, né se stesso.
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