Temi di «Una strana compagnia» (82-86-84) – 2a parte

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ACDF GI LMOPRSTUV


Lettera «T»


Tensione

14 – La serietà, la responsabilità, il desiderio, l’amore alla via: questa è la tensione della giornata, la consistenza di ogni giorno.

26 – Se la moralità è tendere a qualcosa di più grande di noi, la demoralizzazione vuol dire l’assenza di questa tensione.

Insisto che, come discorsi e anche come opere – non con menzogna, ma anche veritieramente -, questa tensione risorge, ma non è ultimamente nel cuore.

Come l’io non può sospendere il suo vivere, così, quando il cuore è morale, quando il cuore non è demoralizzato, allora questa tensione al “più”, al qualcosa di più, è come se non venisse mai meno.

47 – Voglio solo dire che il fare è la vita nelle mille occasioni che si presentano ogni giorno, e ogni giorno scatta cento e cento volte la tensione all’ideale davanti a scelte e azioni di cui la vita è fatta.

Tentazione

47 -Credo che il tradimento più grande dell’impegno e la tentazione più naturale siano quelli di aspettare una grande occasione, un grande momento, dimenticandoci che Dio è discreto e più profondo della nostra superficiale disattenzione che ha bisogno di shock.

155 – (Cesana Giancarlo) Io capisco che la più grande tentazione è di sfuggire a questo, cioè a che la Fraternità sia una legge della vita, non un ruolo diverso del movimento

195-198 – Péguy: «Ma sperare è difficile. //E quello che è facile è l’inclinazione a disperare […] [Questa] è la grande tentazione.

198 – Lettera: «Io non so se posso pensare così a Cristo, come al tutto della mia vita, io che non sono stata chiamata a vivere la verginità, ma il matrimonio. Ma anche io constato solo questo: che se non penso a Cristo, anche l’uomo a cui voglio bene lo guardo senza potermi impedire un’ultima indifferenza e quando parlo di eternità è come se i venisse la tentazione di odiare il tempo».

Testimoniare/testimonianza

145-169 – Comunque, ci è stata data questa grazia perché noi la comunichiamo: si chiama testimonianza. La testimonianza è lo scopo della nostra vita, è l’aspetto supremo del lavoro della vita, ed essa è data fondamentalmente dalla coscienza dell’appartenenza.

Un uomo che è pieno di questa coscienza testimonia: non c’è bisogno di parole particolari o di gesti particolari, c’è bisogno di un atteggiamento, cioè di una realtà nuova di coscienza e basta, di uno che dice «io» con quella coscienza, in famiglia, tra gli amici, in comunità, in parrocchia, al lavoro, è lo stesso.

146 – La testimonianza a Cristo è ciò per cui esiste il cosmo ed esiste la storia, e noi siamo chiamati coscientemente a renderla, diventando così gli attori della storia: nella piccolezza, nella “parvità”, nella meschinità, nella piccolezza delle nostre forze, nella meschinità del nostro cuore, siamo chiamati a questo.

La nostra vita sarà giudicata dall’amore, vale a dire dalla passione della testimonianza a Cristo, e la passione della testimonianza a Cristo è il riverbero della passione dell’appartenenza a Lui, comunque siamo.

149 La loro (degli ebrei) vittoria sui nemici è la testimonianza che noi diamo, perché è la testimonianza che vince la storia: la testimonianza è una cosa irresistibile, vince, quando e come lo sa Iddio, ma normalmente lo vediamo anche noi.

152 – L’uomo che riconosce finalmente che la sua natura è di appartenere a un Altro è un uomo sempre positivo.[…] In tipo simile di uomo deve investire il mondo, invadere il mondo, perché Cristo abbia la sua testimonianza: il mondo esiste infatti perché conosca Cristo.

159 – La fede ci è data per una testimonianza, per la testimonianza a Cristo. Questa è la passione per il mondo che ognuno di noi deve avere e per cui sarà giudicato.

160 – La fede ci è data per una capacità di presenza. Se veramente investe la vita, la cambia, la tua presenza dovunque diventa diversa, cioè diventa una «presenza».

La fede è l’occasione per una presenza, cioè per una testimonianza. Il sintomo più grande che noi maturiamo nella vita della Fraternità e chela vita della fraternità è centrata è che cresce in noi la passione per il mondo, per gli uomini.

161 – Due direttive: che l’esperienza della fede cui il movimento ci ha chiamati investa la vita tutta; seconda direttiva: per una missione, per una comunicazione al mondo, per una testimonianza agli uomini; esserci in un posto per essere personalità cristiane e personalità umane.

Una personalità, in qualsiasi posto vada, è presente, è una presenza.

Non è questione di doti. Per quanto riguarda la testimonianza a Cristo, non è questione di particolari doti, ma della fede: che diventi la regola della vita, cioè di me, di me !

180 – Perciò per essere della Fraternità non occorre saper fare niente o essere bravi in niente, ma desiderare di conoscere e vivere la fede nel Signore che l’incontro con il movimento ci ha destato, perché diventiamo capaci di presenza nel mondo, per la testimonianza a Lui nel mondo.

205 – «L’uomo è pieno, maturo, se vive della verità e ne dà testimonianza. Allora anche i rapporti sociali sono veri, se l’uomo può dare testimonianza della sua verità, se nella vita nazionale c’è posto per la verità, se l’uomo con la sua verità non deve nascondersi da qualche parte nei sotterranei. Se non si negano all’uomo i mezzi necessari perché possa esprimere questa verità; se non si creano delle condizioni dove la verità venga modellata secondo i bisogni di una tendenza che abbia essa sola il diritto di esistere, e ci sia posto solo per essa nella vita sociale»

K.Wojtyla «Discorsi al popolo di Dio»

« Il punto di scontro tra il potere civile ingiusto e l’uomo credente è non tanto la fede come verità nascosta nell’intimo dello spirito, quanto la sua professione esterna»

Karol Wojtyla «Segno di contraddizione»

Che cosa significhi per la nostra vita l’esaltazione della responsabilità sociale che abbiamo della fede – perché l’incontro fatto ci rende responsabili di esso nella vita sociale -, quante cose implichi, dal sostegno agli strumenti di influsso sulla vita sociale, dal coraggio della testimonianza nel proprio ambiente, dall’accanimento con cui qualsiasi sacrificio deve essere fatto perché i nostri figli abbiano una possibilità di vita di fede libera, chiara, ragionevole, capace di verifica, quanto questo implichi anche la generosità di dare tempo ed energie alle strutture sociali e politiche, tutto questo è incluso evidentemente in quanto abbiamo detto.

283 – Come è importante, amici miei, che tutto il senso religioso che la vita del movimento e nel movimento ci ha educati a sentire, a vivere, ottenga in noi questa suprema testimonianza alla verità: che noi non abbiamo niente, che noi non eravamo niente, e che non siamo capaci di niente. Cristo l’ha detto con chiarezza: «Senza di me non potete fare niente».

Tristezza

286 – La meraviglia per la resistenza che abbiamo in noi, la tristezza di cui cantava la canzone (La ballata dell’uomo vecchio), che ci viene inevitabilmente al pensiero di come la risposta nostra a Cristo sia lenta – lenta come intelligenza, come fede, lenta come generosità, come cuore, lenta come immaginazione, come dedizione, e quindi anche come opera -, la tristezza di sentirci così resistenti al mistero che è più padre di nostro padre, più madre di nostra madre, ecco, la tristezza che ci sentiamo addosso, per rimediare alla quale noi ci mettiamo insieme, per aiutarci, per stimolarci, per richiamarci, questa tristezza non è soltanto nostra, è anche dei più grandi santi.

Anzi, quanto più un santo è grande, tanto più partecipa di quella tristezza infinita che doveva esserci nel cuore dell’uomo-Cristo, tanto che nella agonia ne sudò sangue, di quella tristezza sterminata dell’uomo-Cristo di fronte alla resistenza, che Egli vedeva, di tutta la storia, di tutto il mondo, di tutti; anche i suoi discepoli non ne erano scevri, non ne erano puri.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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